Ci siamo, fra poco più di un mese partirà il Festival di Sanremo 2019, e che se lo voglia o no sappiamo che da lì prenderà il via ufficialmente la forma su cui si appoggerà il nuovo anno musicale. Il cast ufficializzato due settimane fa, non senza qualche malumore (leggasi alla voce “esclusi” Pierdavide Carone, Loredana Errore, Bianca Atzei, Dodi Battaglia), vede 24 protagonisti, quasi tutti di primo piano. 

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Claudio Baglioni, dopo il successo di ascolti dello scorso anno, benché le canzoni di ottima qualità siano praticamente state tutte dimenticate fatta eccezione per Una vita in vacanza dello Stato Sociale, ha voluto raddoppiare quest’anno aumentando il numero dei Big in gara e riportando in gara nomi di altissimo livello. Su tutti Francesco Renga con Aspetto che torni: il cantautore, che ha già vinto nel 2005 con Angelo, ha partecipato per diversi anni successivamente sempre da superfavorito senza mai arrivare nemmeno sul podio, per questo stavolta è meglio non parlare di risultati, sebbene quel palco dove l’anno scorso fu ospite lo vedrà sicuramente tra i pretendenti al titolo. Renga ha già annunciato l’uscita del nuovo album in primavera e due date uniche di concerti, all’Arena di Verona il 25 maggio e al Teatro Antico di Taormina a giugno. Con lui ospite l’anno scorso c’era Nek, anche lui in gara con Mi farò trovare pronto, a quattro anni dalla vittoria sfumata  qualche polemica a favore de Il Volo, che tornano dopo uno dei pochissimi reali successi di loro fattura Grande amore: questa volta canteranno Musica che resta. E nell’intreccio degli “incontri pericolosi” rivedremo anche Arisa, vincitrice nel 2014 con Controvento proprio nell’anno in cui Renga entró all’Ariston da Papa e uscì cardinale con Vivendo adesso: la cantante lucana porta un brano che ha un titolo dal sapore ottimistico come il suo solito, Mi sento bene. Gli altri grandi nomi erano nell’aria da tempo ed è una piacevole conferma vederli nel cast: da Cristicchi con Abbi cura di me, a Loredana Berté con Cosa ti aspetti da me (in questo caso forse un risarcimento per l’esclusione dello scorso anno, sebbene sia indubbia la forza con cui Loredana sa sempre arrivare al pubblico). Sorprendente ma non troppo, viste le mode degli ultimi anni, il connubio tra Patty Pravo e Briga, non tanto per la differenza generazionale quanto casomai per la diversità di generi musicali, che senza dubbio sarà piacevole e impreziosita dall’eleganza della divina bionda in Un po’ come nella vita; la sicura impronta cantautoriale è ciò che ha convinto Baglioni a riportare Daniele Silvestri con Argento vivo. Nino D’Angelo e Livio Cori, Un’altra luce, rappresenteranno l’ennesimo ritorno della musica partenopea sul palco dell’Ariston: se la musica sarà ancora al centro, è giusto omaggiare del resto la tradizione canora nella sua storia più pura. Anna Tatangelo sarà l’irrinunciabile melodia del Festival con Le nostre anime di notte, così come Paola Turci che darà certamente tanta energia e sarà sicura protagonista nelle radio come sempre, mentre i Negrita sono la sorpresa, perché il loro ritorno era assolutamente imprevedibile, tanto quanto i debuttanti Zen Circus (viene però da interrogarmi circa la presenza di questi tra i Big mentre Federica Abbate ha dovuto partecipare tra i Giovani). E se il 2019 sarà segnato da ciò che ascolteremo a Sanremo, Baglioni ha voluto guardare anche alle grandi rivelazioni del 2018: Irama, Ultimo, Motta, Federica Carta con Shade, Ex Otago, Nigiotti sono i nuovi sanremesi, che tra melodia e indie possono far cantare tutte le generazioni. In particolare Irama e Ultimo, che si dividono già i numerosi giovani fan, saranno sicuri concorrenti diretti per la vittoria finale, che verrà ancora una volta decisa, in ultima istanza, dal televoto. Forse il Direttore Artistico si è lasciato un po’ prendere la mano nella scelta di rapper di dubbio gusto come Achille Lauro e Ghemon, ma prima di demonizzare certa musica, sarà il caso di ascoltarli, già sapendo che si avrà a che fare con generi lontani dalla tradizione sanremese: Baglioni ha deciso di rischiare, e di sicuro se lo ha fatto è perché sa di poterselo permettere. A questi si aggiungeranno Mahmood e Einar, vincitori del più disorganizzato Sanremo Giovani che si sia mai visto, con 24 Giovani costretti a cantare brani che inevitabilmente non vengono ascoltati dalla consueta platea sanremese: l’esperimento sia di lezione a chi farà il direttore Artistico nei prossimi anni.

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Ancora incerta la conduzione delle cinque serate, anche se Claudio Bisio e Virginia Raffaele sembrano accreditatissimi ormai da un paio di mesi, con possibili incursioni di Rovazzi e Baudo che del resto sono piaciuti moltissimo a dicembre. Tra pochi giorni verranno comunque svelate le carte, intanto sono già in onda gli spot con Rocco Papaleo, che presenterà invece il Dopofestival.

Massimiliano Beneggi