In fin dei conti la colpa non è di nessuno, se non di chi l’ha voluta lì, sulla poltrona di coach di The Voice of Italy. Chi fosse Elettra Miura Lamborghini e quale potesse essere il bieco livello culturale del suo pubblico lo sapevamo già prima che iniziasse il programma, per cui a stupire non è certo lei quanto la scelta di un’azienda seria come la Rai che con i soldi che paghiamo ogni mese nella bolletta della luce ci offre un servizio pubblico talvolta imbarazzante. Questa è la parola corretta: si prova un concreto imbarazzo di fronte al ruolo da coach ricoperto dall’erede di casa Lamborghini. Una che, capirete bene, non ha certo bisogno di una carriera personale per fare soldi ma solo per affermarsi giustamente nella sua personalità che necessita di smarcarsi dal suo albero genealogico. Sí, ma affermarsi in qualità di cosa?

È simpaticissima Elettra, ride, porta entusiasmo, è umana coi concorrenti che non vengono scelti da nessuno e che lei si appresta a coccolare come i peluche che, certamente, abitano nella sua cameretta. Si prova una tenerezza infinita nei confronti di questa ragazza che prova a fare la sua carriera senza sapere nemmeno lei in cosa credere precisamente, e per cui si spera ogni volta che i colleghi non si girino quando lei fa la sua scelta di un concorrente: la mancanza di alternative è in fondo quasi sempre l’unico modo per decidere di andare in squadra con la divertente e procace (sì, indubbiamente, quello lo avremmo capito anche senza quelle volgari scollature che fanno sorridere per le censure Rai ai danni di tante showgirl ben più attrezzate culturalmente un po’ di anni fa) idola dei teenagers.

Ha fatto successo con canzoni che non sa nemmeno lei in che lingua siano scritte, ma decisamente ballabili: nemmeno da Sabrina Salerno ci si aspettava cultura musicale che infatti Elettra, con ammirevole sincerità, dichiara di non avere. Guarda i colleghi cercando di carpire e comprovare nei loro occhi un giudizio autorevole (difficile però leggere nello sguardo sempre poco convinto di Gigi D’Alessio) oppure, quando prova la fortuna dimostrando il coraggio che un bravo coach ha quando sente che l’artista fa al caso suo, preme dopo due secondi dall’inizio dell’esibizione. A quel punto poi il commento è formidabile: “Mi è arrivata la presenza”. Eccezionale, agli psicologi occorrono mesi talvolta per capire i comportamenti dei loro pazienti, a Elettra bastano due secondi di sola voce per sentire la presenza. Nemmeno Rose Mary Altea.

Elettra piace, la sua simpatia e quell’ignoranza dichiarata e manifesta offuscano persino la sua volgarità. È uno dei prodotti commerciali più divertenti degli ultimi anni, a cui si potrebbe fare condurre quasi ogni programma, magari in partecipazione con un collega più navigato si intende, come le si potrebbe affidare il ruolo di testimonial di qualunque campagna pubblicitaria che, senza dubbio, ne beneficerebbe. Tutto può fare, persino la cantante, anche se lei stessa sa di non potersi definire come tale. Invece nell’Italia che fa cantare con autotunes persone che non sanno nemmeno cosa siano le sette note, nè tantomeno l’intonatura, tanto in ogni caso la voce è modulata e piallata da quello strumento che rende tutti cantanti con il medesimo insopportabile timbro da robot, Elettra può anche fare lo stesso mestiere di Mina, così come fu data questa possibilità alla meteora Federica Felini, ma non la coach. Possibile che solo la Rai non abbia compreso che l’inconsistenza di contenuti e il vuoto possano bastare solo per raccontare il matrimonio di Pamela Prati e Marco Caltagirone (la tv fatta davvero sul nulla per eccellenza, visti i più che leciti dubbi sull’identità dell’uomo che da settimane toglie il sonno alla D’Urso) ma non per parlare di musica in termini di coach? Cos’ha da insegnare una come la Lamborghini ad aspiranti cantanti? Oppure, e questo è il timore più grande, abbiamo deciso di rassegnarci al fatto che la musica più che un’emozione debba rappresentare il commercio, e così come con un IPhone in mano sono diventati tutti Oliviero Toscani nel giro di poco tempo, ora con due basi pronte, una presenza fisica (che arriva, sia mai che si offenda la regina del trash) e due versi sono tutti cantanti? Sì, purché si venda, purché si facciano ascolti. E al diavolo la cultura e il servizio pubblico, viva Elettra Miura Lamborghini!

Massimiliano Beneggi