LA VETRINA

E’ uscito venerdì scorso La vetrina, il nuovo brano di Renato Zero, La vetrina, il secondo singolo tratto da Zero Il Folle, il trentesimo album del cantautore romano, in uscita il 4 ottobre. Ancora una volta, il re dei Sorcini fa centro. Questa volta con una canzone che lascia spiazzati, per la verità che porta con sè e per quella sensazione di inerme possibilità di cambiare davvero le cose di fronte a cui ci inchioda. Fino alla carezza di speranza con cui è solito chiudere i suoi brani.

Quando canta Renato, dà vita a un vero e proprio racconto che ha il tono di un sussurro che vola alto sulle note: anche ne La vetrina lo fa con delicata poesia impreziosita da un importante arrangiamento orchestrale con cui tocca le corde dell’emozione più intensa.

LA CANZONE

Una canzone che fotografa chiaramente quello che accade quasi drammaticamente ogni giorno di più, invasi come siamo dai social e da quell’assurdo bisogno di esibizione di ogni dettaglio della propria vita, fosse anche il più intimo. Magari con l’audace hashtag #secret. Niente di più imbecille: cosa ci sarà mai di segreto una volta che hai deciso di fotografarti davanti al mondo senza veli! E’ molto chiaro e diretto Renato Zero: abbiamo impiegato anni di sudati sacrifici a costruire protezioni della nostra vita dalle opinioni altrui, e ora senza pudore ci sottomettiamo al giudizio costante di chi ci guarda. Si vive con il mito dei soldi facili, delle inutili follie. E Renato, invece, di stravaganti e intelligenti follie ne sa decisamente qualcosa. In fondo dopo triangoli e inni a vendersi, non ha mai perso il controllo della sua vita, tanto che ormai da oltre trent’anni le sue poesie sono adorabili paterni scappellotti per evitare di prendere la direzione sbagliata. Affogare la vita nella cocaina, nel lusso più assordante e nella vita più apparente, non ci serve nemmeno a nascondere quella solitudine che non ha chi sceglie di sognare e costruire in silenzio. Una sorta di richiamo all’esistenzialismo di Heidegger che distingueva tra vita autentica e vita inautentica. Non si può solo esistere, bisogna essere, per vivere. E alla fine, con un po’ di sano misticismo, Renato ci dà qualche speranza: se si crede nel cielo, si possono riaccendere le passioni e ricominciare a vivere davvero con le certezze della vita autentica. Basta volerlo noi per primi, altrimenti la fine è vicina.

IL COMMENTO

Una bellissima canzone che ci riporta a quel che siamo diventati, indotti dagli incessanti e confusi meccanisimi dei social. Ora che si pende dalle labbra di chi con un insignificante like ci sta solo dando conferma di averci visti in vetrina. E non è una vetrina molto diversa da quelle che ad Amsterdam mostrano delle signorine ben disposte verso il benessere fisico. Per carità, ci si può anche mettere in vetrina in questa vita, basterebbe saperlo fare con coerenza e intelligenza. Invece scendiamo in piazza per difendere i diritti umani -e persino quelli della plastica ultimamente con un’insopportabile ragazzina svedese- per poi mettere la nostra esistenza in mano ai pregiudizi inevitabili di chi osserva la parte più bassa che mostriamo di noi. Agli albori dei social si usava pubblicare solo le foto in cui si veniva meglio, possibilmente con un nickname che separava nettamente quello che eravamo da quello che mostravamo. Ora si usa il nome reale seguito dal cognome, per pubblicare costantemente storie che quasi mai hanno qualcosa davvero da raccontare: un ossimoro per definizione. Spesso con foto pessime persino dopo essere state ritoccate. Eppure, per qualcuno, tutto questo ha il sapore di una geniale intuizione, di una società che costringe a metterci in vetrina. La disoccupazione trasforma in improbabili influencer che vorrebbero determinare -sa Dio sulla base di quale presunta esperienza- il nostro modo di affrontare la società, magari con foto mezze nude. Con l’attenuante che tutto questo serve a fare soldi. Se non è prostituzione questa, la vetrina a cui ci assoggettiamo ora è comunque qualcosa di allarmante. Per fortuna ci sono ancora lumi di speranza. Per fortuna ci sono ancora cantautori come Zero, in grado di dare un colore sano alla vita con pennellate poetiche mai scontate. Non scende nella retorica, non lo ha mai fatto. E questo trentesimo lavoro in studio promette bene: l’ennesima follia di Renato, uno che ha sempre saputo come stare in vetrina.

Sarà a Milano in tour l’11 e il 12 dicembre. Ecco qui sotto testo e audio del brano.

Massimiliano Beneggi

E’ tutta una vetrina
esposti come fossimo trofei
la vita vale poco
esibirla in questo modo

è disumano

Una sorta di corrida
dopo tutti i sacrifici, eccoci qua
senza rete e protezioni
in balia dei pregiudizi
occorre difendersi
e non arrendersi
giocarsi tutto

Dei soldi che mai te ne fai
con le macchine di lusso, dove vai?
Smaniose compagnie, inutili follie
cocaina un’amica non è mai
e poi dentro di te
sei consapevole che il rischio c’è
meglio vivere
sopra di te
il cielo è grande

Ho fame dei miei sogni
e dei perduti giorni insieme a te
di quelle aspettative
cercando di plasmare quel futuro

Ho l’anima che piange
per le gioie che non toccherò mai più
dentro questa vetrina
la fine si avvicina per i più deboli
niente miracoli
qualcuno ci liberi

E’ immenso quel poco che hai
se spendi bene i giorni, se lo fai
si può vincere
col cuore si può
il cielo ci aiuta

Ho voglia di certezze lo sai
di riaccendere passioni spente mai
meglio vivere
tu osa se puoi
il cielo perdona

Oh, oh