Cosa c’è di più bello del sorriso della persona che si ama, della sua capacità di sorprenderci? Forse solo le parole e le note di uno dei poeti più incredibili della nostra musica.

Renato Zero, poche settimane dopo il suo 70esimo compleanno, ci regala una delle sue canzoni più belle di sempre: Amore sublime, scritta con Lorenzo Vizzini

Una bellissima dedica carica di sentimento dove il cantautore romano elenca una serie di realtà che, per la loro grandezza, fanno sì non esista niente altro: non esiste un luogo dove non si pensi la persona amata, non esiste una bocca dove amare sia meglio, non esiste l’aria se non si respira l’altro. Si cerca il partner come unico vero scopo della vita: l’individualità scompare e ci si perde in una storia sublime.

Il sublime kantiano, dunque, che poneva il filosofo tedesco di fronte a qualcosa di talmente affascinante da fare anche paura a tratti, coinvolge ora Renato in una romanza meravigliosa che già al primo ascolto rapisce. L’inciso è una stupenda ballata che si apre lasciando immaginare una simbolica danza su queste note. L’amore, nella sua speranza di potere essere infinito, non ha bisogno di mille parole: ci si impara a capire nel silenzio e non deve spiegazione alcuna. Gli innamorati imparano così a sentire l’infinita poesia dell’amore. L’amore sublime diventa quindi un miracolo.

L’orchestrazione del ritornello coinvolge, la voce di Renato avvolge. Alla fine una sola certezza: se c’è infinita speranza per la musica, la dobbiamo a chi come lui sa regalare melodie sublimi.

Massimiliano Beneggi