Da manifestazione costosa ed inutile a spettacolo trash; successivamente palcoscenico per i nostri artisti. Ora, addirittura, vetrina della musica internazionale che rispolvera i tricolori e l’orgoglio nazionale. La metamorfosi dell’Eurovision Song Contest in dieci anni è straordinaria. Ma cosa significa davvero la vittoria dei Maneskin? Veramente ora la musica italiana ne gioverà?

Abbiamo fatto i rockettari puri, forse urlando anche un po’ più del dovuto quel “Siamo fuori di testa ma diversi da loro”. Abbiamo disintegrato la nostra tradizione melodica per appoggiare un gusto musicale che da sempre non ci caratterizza. Non si parla di musica bella o brutta, si tratta di citare musica più o meno appartenente alla nostra cultura: il rock non lo è, quindi che orgoglio c’è per l’Italia? Nessuno, semmai è la gioia per un gruppo italiano nato dalla strada, quello sì.

Abbiamo vinto l’Eurofestival, evviva. Abbiamo vinto lo show più trash che si sia mai visto e che avevamo considerato sempre così, anche quando a vincere fu Conchita Würstel, forse l’unico in grado di farsi ascoltare in tutto il mondo oltre il palcoscenico della kermesse senza sparire nell’anonimato. Quella stessa manifestazione vinta nel 1990 con Toto Cutugno e di cui, ora, tutti dicono “Erano altri tempi”. No, era un altro modo di vivere la musica, per cui ascoltavamo ciò che ci piaceva davvero senza essere costretti a mettere “like” a cose che non ci piacciono (vale anche per la moda, dove ora si sprecano i like a Chiara Ferragni e ai suoi inguardabili calzettoni bianchi sotto il sandalo). La melodia che ora fingiamo di snobbare è arrivata seconda all’Eurovision Song Contest 2021, ed era cantata dagli odiati cugini francesi. Noi abbiamo preferito rinnegarci.

Quattro ragazzi di indubbio talento vincono dovendosi giustificare dalle accuse di avere sniffato cocaina. E noi che facciamo? Li difendiamo a priori, senza volerne sapere altro, perché siamo italiani. Urliamo insieme ai Maneskin, ravaniamoci come fanno loro nelle mutande allora: sè questo è il risultato non di un gruppo, ma di una nazione intera, ebbene è quello che decreta una sconfitta. Quella dell’Italia.

Grande musica, grande tenacia. Ma ci è servito scimiottare altre nazioni per vincere. Si poteva fare di meglio, o forse no visto che con la scimmia nuda non arrivammo oltre il sesto posto…

Massimiliano Beneggi