Un fulmine a ciel sereno per tutti, di quelli che ti fanno sobbalzare pensando istintivamente “Non è vero”. La notizia della scomparsa di Raffaella Carrà ha sconvolto l’Italia cogliendola impreparata non solo perché nessuno o quasi sapeva delle sue condizioni di salute (era onestamente inimmaginabile visto che solo poche settimane fa, in occasione del suo compleanno aveva ringraziato il suo pubblico per gli auguri su Twitter), ma innanzitutto perché la Raffa era un’icona.

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Sorridente, piena di vita, elegante: Raffaella era uno dei motivi d’orgoglio del nostro Paese anche all’estero. Il suo nome è come un passepartout: lo dici e nessuno osa fare ironie, al contrario porta rispetto.

Sì, va bene, siamo l’Italia del Bunga Bunga e degli affari loschi, ma siamo anche quelli di Raffaella Carrà. E tutti muti.

Se ne va alla vigilia di Italia-Spagna, i due Paesi che proprio lei ha reso più uniti e vicini di prima con le sue canzoni, il suo ballo scatenato e la risata travolgente e inconfondibile.

Raffaella Carrà ci ha insegnato a guardare la tv per quello che è: un piccolo schermo capace di trasmettere emozioni e divertimento con spensieratezza, senza la necessità di essere preso eccessivamente sul serio ma nel pieno rispetto del pubblico a cui dover dare un servizio, che si tratti di rete privata o statale.

Con Raffaella ci lascia la vera diva della tv, ineguagliabile e orgogliosamente inarrivabile per chiunque. Dalle conduzioni in coppia con Corrado a Canzonissima è Fantastico, quindi con Mina a Milleluci fino a quelle di Carràmba che Sorpresa!, A raccontare comincia tu. In mezzo tante trasmissioni, sempre di successo: Domenica In (fu la prima donna a condurlo nell’86/‘87), Pronto Raffaella, Buonasera Raffaella, Raffaella Carrà Show, dimostrando sempre che si può intervistare con garbo senza nemmeno sfiorare il cosiddetto trash.

Simbolo anche dei coach della prima edizione di The Voice of Italy, la Raffa non si è risparmiata nemmeno il Festival di Sanremo dove, nel 2001, condusse una storica edizione aspramente criticata eppure vincente (trionfò Elisa con Luce, davanti a Giorgia con Di sole, d’azzurro).

Raffaella piaceva a tutti, anche grazie alla sua discrezione, la stessa con cui ha affrontato la malattia. Mai un gossip: quello che c’era da sapere dei suoi amori è sempre stato dichiarato da lei stessa. Nessun nemico: solo nel 1991 i rapporti freddi con Johnny Dorelli non giovarono a Fantastico 12, con il conduttore che lasciò a metà edizione a favore di Gianfranco D’Angelo. Pochissimi flop, sempre ammessi da lei stessa, in grado di stigmatizzarli prima che ci pensasse la feroce critica giornalistica.

Tante canzoni che ci mettono ancora immensa allegria a distanza di anni: Pedro, Tanti auguri, Ballo, Amico, Fiesta, Fatalità, Rumore e numerose altre. Ma soprattutto, l’indimenticabile quanto audace Tuca Tuca.

Non sembra vero. E in effetti non lo è. Raffaella è un’icona, e le icone non solo non muoiono mai, ma sono sempre presenti dentro di noi anche quando non le pensiamo. Le icone viaggiano per il mondo per essere conosciute da tutti ed essere sempre uguali a se stesse con la loro carica di intrinseca originalità.

Buon viaggio Raffaella.

Massimiliano Beneggi