I Bnkr44 sono forse l’immagine più inconsistente di questo Festival di Sanremo. La loro canzone in gara si intitola Governo Punk e dovrebbe riassumere l’immagine dell’Italia che vorrebbero. Davanti ai giornalisti, infatti, ammettono: “Perché dovrebbero gli elettori dovrebbero scegliere un Governo Punk? Perché siamo noi”.
E mentre ci giriamo a cercare dove sia finita l’umiltà, un giornalista dice loro che stanno avendo un grande successo in tutta Europa. Ci credono già e rispondono “Davvero?”. “Sì, in una radio della Svizzera italiana”. Loro entusiasti non capiscono nemmeno che vengono presi in giro: “Amiamo la Svizzera!”. Nessuno in effetti li apprezza, la sala stampa ridacchia, perché non sono nemmeno un po’ interessanti e non raccontano niente di costruttivo.

Dopo la solita, stucchevole, presunta mancata attenzione delle istituzioni verso i più giovani e i quartieri di provincia (Questa città sembra una competizione. Restiamo qua fermi a guardare), Governo Punk sottolinea infatti quanto sia importante avere un’identità per uscire dai propri incubi e vizi. Il problema è che la canzone racconta soprattutto questi e non sono affatto un bell’esempio.
Si dice infatti che si vorrebbe parlare in una notte in prigione, quindi aspirerebbero a spaccare un locale. Senza ritegno ripetono “Fammi vergognare, l’anno che verrà me ne vado un anno al mare”. Con tanti saluti alla voglia di lavorare”. Insomma, questo Governo Punk sarebbequello che i Bnkr44 vorrebbero regalare all’Italia. Per fortuna le elezioni sono lontane. Anche perché in quanto a coerenza, i ragazzi proprio non ci sono.
Durante la conferenza stampa, nasce allora un botta e risposta con cui vogliamo indagare meglio nel senso della loro canzone. Almeno per capire il valore culturale che vogliono esprimere.
Gli poniamo direttamente noi la domanda: In una parte del testo dite Dammi un po’ di te, non avete paura di essere bollati come sessisti al giorno d’oggi con una frase così?. Imbarazzo, si guardano in faccia chiedendosi chi dei sei dovrà rispondere: loro sanno bene che testo portano a Sanremo, ma davanti alle domande devono cercare di confondere le acque. Quindi affermano: “Non si parla di una donna, né comunque è riferito a una persona. Non c’è nemmeno un senso sentimentale”.
Intanto non la spiegano, e poi comunque in realtà i ragazzi nel verso precedente della canzone affermano “Parliamo con gli occhi spalancati e le labbra di silicone”, quasi a esaltare una certa immagine che, con tutto il rispetto per i tempi che cambiano, non sembrerebbe proprio quella maschile.
Li incalziamo: Ma cosa volete raccontare? Cosa potete insegnare ai più giovani? Non si esagera un po’ con la trasgressione? “Abbiamo giocato sull’esagerazione”. Però in quell’esagerazione parlate di lavarvi i denti col gin e pettinarvi con una pistola, forse è un po’ forte considerando che vi ascoltano i più giovani. Ripetono sempre più in imbarazzo: “Sono iperboli con cui raccontiamo il mondo”.
Su trenta canzoni si fa fatica a emergere, avete l’occasione per dirlo ora, cosa volete raccontare con questa canzone?
La risposta lascia quasi interdetti: “Vogliamo raccontare la storia di un ragazzo di provincia che rifiuta la vita e, chiuso nella sua monotonia, immagina cose esagerate”.
L’arte è arte e non si discute, però qui c’è la netta sensazione che si esageri anche a raccontare un mondo ideale, che ideale non può essere. E pericolosamente deviante per i più giovani, perché se non li abbiamo capiti nemmeno con la parafrasi del loro brano, i Bnkr44 come potranno essere interpretati senza spiegazione?
Come il testo di Governo Punk sia riuscito ad arrivare sul palcoscenico dell’Ariston rimane un mistero che solo Amadeus può conoscere..
