È in scena fino al 24 marzo al Teatro Manzoni di Milano lo spettacolo Perfetti sconosciuti (produzione Nuovo Teatro con Fondazione Teatro della Toscana e Lotus Production) di Paolo Genovese. Ecco la recensione.

Foto Luciano Rossetti

IL CAST

Dino Abbrescia, Emmanuele Aita, Alice Bertini, Marco Bonini, Paolo Calabresi, Anna Ferzetti, Astrid Meloni. Regia di Paolo Genovese

LA TRAMA

Un gruppo di amici si riunisce per una cena fra coppie nella sera dell’eclissi lunare: tre sono già sposate, l’attesa è tutta per Lucilla, la fidanzata di Peppe, tornato a sorridere dopo tanto tempo ormai dal divorzio. Per un’influenza della nuova fiamma, Peppe si presenta però di nuovo da solo, tra la delusione degli altri che stavano già ipotizzando come potesse essere Lucilla. Quando iniziano a parlare di un’amica che ha abbandonato il marito dopo aver scoperto i tradimenti, sembra che tutti siano d’accordo sul fatto che in amore non ci debbano essere segreti. Eva propone allora una sfida: mettere i cellulari di ciascuno sul tavolo e leggere ad alta voce ogni messaggio che arriverà durante la serata, nonché rispondere con il vivavoce a qualunque chiamata dovesse pervenire. A parte Peppe, tutti gli altri (in primis Rocco, il marito di Eva) sembrano essere titubanti, ma per non mostrarsi preoccupati accettano il gioco. Da quel momento, a ogni squillo del telefono il clima non sarà più rilassato: la sensazione è che nessuno vorrebbe ricevere messaggi, ma prova una curiosità morbosa nel conoscere quelli altrui. Emergeranno segreti più o meno innocenti ma anche inganni imperdonabili. Per prevenire l’arrivo della foto erotica di una ragazza, che scrive puntualmente a mezzanotte in un gioco virtuale, Lele supplica di nascosto Peppe di scambiare con lui il cellulare. La scelta non si rivelerà felice. Anche Carlotta, la moglie di Lele, stanca di una vita di coppia noiosa, ha un segreto simile; Rocco ed Eva, invece, biasimano i loro rispettivi lavori di chirurgo plastico e psicoanalista, ma entrambi si rivolgono a colleghi del coniuge. Intanto devono far fronte all’educazione di una figlia adolescente. Cosimo e Bianca, infine, sono neosposi in cerca del loro primogenito: il terremoto della drammatica cena colpirà anche loro.

LA MORALE

Tutti bravi a parlare dei problemi degli altri, così si possono allontanare i propri e persino illudersi che non esistano. In realtà a non esistere è una coppia perfetta: l’inconscia illusione che questa sia il modello di vita comune a tutti, fa sì che si dia un peso eccessivo persino alle questioni più piccole e alle bugie bianche. Certo basta un solo segreto per mettere in discussione tutto quello che fino a prima si dava per scontato: così il partner che si crede di conoscere rischia di apparire come uno sconosciuto che sa giocare teatralmente su inganni e apparenze. Figura centrale quella di Peppe: lui è l’unico che non si oppone alla proposta del gioco, perché non vede l’ora di poter dire qualcosa di sé agli altri. Molto spesso, però, ci imbattiamo nella distrazione dei discorsi superflui che ci distraggono dalle nostre problematiche, per non ascoltare chi davvero vuole comunicare. Insomma, il vero tradimento non è solo quello fisico, ma quello che commettiamo ogni volta che ignoriamo il bisogno di chi ci è vicino.

Foto Luciano Rossetti

IL COMMENTO

Se Perfetti sconosciuti è il film che vanta più remake in assoluto nella storia del cinema, un motivo ci sarà e noi italiani ne dobbiamo essere orgogliosi perché la genialità di questa storia, nella sua apparente semplicità con tutti i relativi intrecci che emergono, è indiscutibile. Stupisce che fino ad oggi nessuno si fosse reso conto che in effetti Perfetti sconosciuti nasce sul grande schermo ma è un testo assolutamente teatrale. Se non altro per la presenza di un’unica scena, su cui si svolge tutto senza nemmeno un intervallo. Una delle commedie più corali che si siano mai viste (tutti i 7 personaggi sono protagonisti alla stessa maniera) arriva dunque sul palcoscenico, trovando il consenso emotivo ma anche le risate di un pubblico che può così apprezzare tanto la commedia degli equivoci quanto le storie più drammatiche. Ci sono un po’ tutti i temi che ci portano a riflettere sulle contraddizioni della natura umana: amore, lealtà, pregiudizi. Un’ora e mezza scorre velocemente con questo spettacolo pieno di contenuti.

IL TOP

Un cast straordinario. Dino Abbrescia ed Emmanuele Aita interpretano i ruoli più divertenti: nello scambio di cellulare tra i loro personaggi, si ritrovano a fare da contraltare l’uno all’altro, spalleggiandosi in una comicità assolutamente godibile. Marco Bonini e Paolo Calabresi mantengono la romanità dei loro personaggi, dando però una personalità ancor più precisa di quella vista nel film (e nel caso di Calabresi, in tutta onestà, anche una comprensibilità delle battute come non avviene con Giallini). Alice Bertini, Anna Ferzetti, Astrid Meloni regalano una maggiore sinergia nella complicità al femminile tra i loro personaggi.

LA SORPRESA

Gli ultimi minuti sono tutti da interpretare: rappresentano un lieto fine o un finale amaro? E ancora, indicano qualcosa che non è successo o ciò che avrebbe potuto accadere con un atteggiamento diverso? Forse tutte le versioni del finale rimangono apertamente verosimili, di sicuro sorprendono nella loro complessità, che arriva dopo una serie di colpi scena già vissuti pochi istanti prima. In ogni caso vale la pena lasciarsi guidare da questa storia appassionante, anche se a fine spettacolo ciascuno se ne andrà dal teatro con l’inevitabile domanda: e tu, lo faresti questo gioco?

Massimiliano Beneggi

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