L’hanno intitolato Bella Rai 2, ma è stato solo una brutta copia. E nemmeno propriamente di Rai 2. Peccato, perché lo speciale condotto da Pierluigi Diaco per celebrare il secondo canale nell’ambito dei 70 anni della Rai, era una bellissima idea che si è spenta minuto dopo minuto disilludendo le attese.
Bella Rai 2, in onda martedì 30 maggio, doveva essere la festa della rete nata nel 1961 in contrapposizione alla sola Raiuno per creare uno spettacolo più frizzante. Si è trasformato nell’opposto della filosofia di Raidue: la trasmissione di Diaco è stato quanto di più retorico potesse esistere. Nessun aneddoto che non fosse già stato raccontato (quante volte avremo sentito, dallo stesso Diaco, dell’incontro tra Justine Mattera e Paolo Limiti, o di come venivano scelti i costumi di Raffaella Carrà?), tanti applausi soprattutto a personaggi che non ci sono più e che non necessariamente hanno fatto la storia della rete. Casomai dell’azienda (anche se poi ricordare Luciano Rispoli con la Capua e la Forte che lo affiancavano su TMC sembra un’operazione a dir poco tafazziana), ma non propriamente di Raidue. E allora che senso ha questa trasmissione? Perché rievocare anche Carramba, Pronto Raffaella e altri programmi di Raiuno, se si sta parlando di Raidue?

I contenuti sono scarni, con Diaco che incappa nella gaffe di ricordare che Bartoletti avesse affiancato prima Fazio e poi la Ventura a Quelli che il calcio: errore, con Simona c’era già Massimo Caputo al posto di Bartoletti. Diaco sbaglia, ma nessuno dei due chiamati in causa se la sente di correggerlo. Ci sorbiamo ancora una volta la Ventura e la Perego cantare (stonare malissimo) Acqua e sale: di divertente in questa gag trita e ritrita non c’è nulla, di piacevole tantomeno.
Si ricordano Paolo Limiti, Enzo Tortora, Gigi Sabani, Fabrizio Frizzi, Gianfranco Funari, Sandra Milo: tutto giusto, per carità, ma si finisce per spostare presto l’attenzione dalla storia di Raidue a quella di questi personaggi, indipendentemente dalla rete per cui lavoravano. Pochi video infatti giustificano il racconto.
Diaco non è aiutato nemmeno dagli ospiti, già annunciati a inizio serata, costantemente seduti su un divano in studio e quindi ripresentati al momento del loro racconto con un’enfasi e un’attesa a quel punto ingiustificate. Sono inoltre spesso distratti a chiacchierare per i fatti loro e poco attivi: Giancarlo Magalli e Osvaldo Bevilacqua hanno ben poca voglia di ascoltare il conduttore che, invece, mostra garbo e attenzione al pubblico come sempre. E infatti lo ammette: nel suo Bella Ma’ si ispira un po’ anche a Limiti. Qui, però, è onestamente sprecato.
Il programma lo abbiamo già massacrato abbastanza, tuttavia sono necessarie altre due osservazioni. La prima sull’omaggio mandato in onda a inizio puntata: si salta dal 1999 al 2017 come se non vi siano state trasmissioni di rilievo su Raidue per quasi vent’anni. Praticamente i Music Awards non sono mai esistiti, così come Made in Sud, Il Collegio, Pechino Express, i programmi di Alda D’Eusanio e tante altre belle invenzioni della rete. A onor del vero viene dimenticata pure Anima mia: va bene che Fazio non accetta inviti dalla Rai, ma parlarne sarebbe duopo quando si racconta la storia di Raidue. Invece ci si limita a citare, nella genialità, solamente il solito Renzo Arbore.
La seconda osservazione: si fanno grandi applausi per Fiorello, mattatore della Raidue di oggi. Perché questo signore però non si deve mai presentare nei programmi, facendo il divo, e deve ritrovarsi pure a essere incensato oltremisura? Se non ci sei, non ti senti parte della storia di Raidue. Si poteva non citarlo: in mezzo a tanti ricordi e necrologi nessuni avrebbe sentito la mancanza.
Massimiliano Beneggi
