Con gli Europei di calcio, riprende vita l’informazione quotidiana della Rai sulla principale competizione continentale. Come sempre, luci e ombre caratterizzano la programmazione Rai. Analizziamola insieme.
Le telecronache. Se va meglio con le altre nazionali (il migliore è sempre Stefano Bizzotto, ma è incredibilmente votato solo a commenti di squadre fuori straniere) non si sorride con le partite della nostra Italia. Gli Azzurri sono infatti seguiti da Alberto Rimedio e Antonio Di Gennaro: la noia infarcita di frasi fatte ed errori grossolani, con Rimedio che parla di Champions’ quando si tratta di Europei, confondendo il torneo per club con quello delle nazionali. Mai un commento critico nei confronti degli undici di Spalletti: non esiste obiettività e questo scredita non poco i commenti di Rimedio, aggiustati solo dall’esperienza di Di Gennaro che ormai è qualcosa di più di una semplice voce tecnica. Molto più di quel che può rappresentare Stramaccioni, pietoso come commentatore quasi quanto lo era come allenatore. Intanto sono passati 20 anni dall’addio alla Rai di Bruno Pizzul e ancora manca un degno sostituto.

Esagera, invece, in sportività Lele Adani, che per quest’estate ha scelto di adorare il Portogallo al pari di come faceva due anni fa con l’Argentina ai Mondiali. Piccolo particolare: in quell’occasione non c’era l’Italia e aveva un senso il tifo smodato per una squadra diversa. Ad ogni modo Adani è coerente col personaggio che ormai si è creato e che gli ha consentito di diventare un idolo anche dei ragazzini attraverso i videogiochi: urla, si infervora, si entusiasma. E’ appassionato ma educatamente. Il calcio in fondo dovrebbe essere questo. In Rai faticano a capirlo: Adani non commenta le partite dell’Italia e quando, a Notti europee, parla da sportivo viene zittito da Marco Mazzocchi che gli chiede di andare a dormire. Viceversa, nessuno lo ferma quando asserisce “Se vinciamo con la Croazia godiamo tutti insieme che in compagnia è anche più bello”, tra le risatine in studio.
Ecco, Notti Europee. Qui il livello è finalmente maggiore rispetto all’ultimo Notti mondiali. La conduzione di Paola Ferrari e Marco Mazzocchi convince molto più di quella di Alessandra De Stefano: a volte si cerca di sdrammatizzare gli argomenti, alternando domande ormai arcinote (“Quanto conta davvero un allenatore che prova a motivare la squadra?”) ad alcune battute (“Morata non è bello esteticamente”, dice Eraldo Pecci riferendosi alla tecnica calcistica, “No è un bell’uomo”, ribatte la Ferrari non lasciando finire il discorso) ma tutto sommato si parla solo di sport con giornalisti ed ex giocatori che, perlomeno, hanno sempre avuto a che fare solo col calcio. Bene così. Inutile invece la presenza di Giulia Stronati che, come a Novantesimo Minuto, riporta i commenti social rendendo poco chiaro il suo spazio tra informazione seria e gossip.
Non funziona EuroPlay sulla piattaforma on demand della Rai. Si continua a non capire perché Michela Giraud debba essere considerata comica, ma soprattutto per quale ragione si debba guardare un programma che trasmette in diretta un grande salotto di tifosi che seguono la partita degli Azzurri. Quelle reazioni di euforia o delusione sono le medesime che si vivono (all’ennesima potenza) in casa con i propri amici e parenti: chi potrà essere interessato dal vedere il solito contenitore di commenti da bar con tanto di ricette e gente che parla a bocca piena? Se ne nasce una curiosità può essere solo postuma alla partita per vedere le reazioni sui gol ma, ancora una volta, si scopre che è stato tutto molto più bello da viversi in diretta tra le mura di casa propria.
Benissimo Dribbling: Paolo Paganini con Angelo Di Livio e Katia Serra fanno il punto quotidiano più coinciso, attento e preciso, senza lasciarsi distrarre da alcun fattore esterno al calcio. In fondo si paga il canone anche per quello, sennò si guardava la Bobo Tv.
Massimiliano Beneggi
