È in scena all’EcoTeatro di Milano (via Fezzan) fino al 27 ottobre Il misantropo (produzione EcoTeatro Milano e Caliban Produzioni) di Molière. Due atti, durata 120 minuti. Ecco la recensione.

IL CAST
Mirko Ranù, Tania Lettieri, Walter Palamenga, Elisa Marangon, Davide Berardi, Enrico Beruschi. Regia Walter Palamenga.
TARGET
Dai 14 anni in su.
LA TRAMA
Alceste è un ragazzo colto, che odia la superficialità e per questo si sente lontano dalla maggior parte della società, dove prevale un atteggiamento corrotto, senza meritocrazia. Il migliore amico di sempre, Filinte, prova a farlo essere meno rigido sulle sue posizioni e cerca di convincerlo a comportarsi anche lui come fanno gli altri, ossia mostrando buon viso a cattivo gioco. Alceste, però, non vuole saperne di farsi coinvolgere da feste e incontri con un mondo da cui si sente ormai deluso. Per lo stesso motivo Celimene, la donna di cui Alceste è innamorato, rischia via via di perdere di interesse agli occhi del ragazzo: anche lei non sembra propensa a raccontare la verità, ma solo menzogne. A cominciare dal suo rapporto con Oronte, rozzo spasimante da cui la donna è attratta. Ben presto, in realtà, Celimene si dimostra una donna traditrice, attraverso una serie di biglietti che smascherano la sua ipocrisia. Nonostante la gelosia, Alceste non riesce però a fare a meno del suo amore: rinuncia alle altre ragazze che gli stanno intorno, con l’obiettivo di portare Celimene dalla sua parte..
LA MORALE
Nessuno può cambiare un’altra persona, nemmeno quella di cui si è più innamorati. A questo punto occorre porsi una domanda: è meglio accettare le differenze caratteriali o è meglio allontanarsene, con il rischio di ridursi a una vita lontana dal resto del mondo, che mai condividerà completamente i nostri valori e la nostra moralità?

IL COMMENTO
La gelosia, l’amore non corrisposto, i tradimenti, la socialità: i temi centrali de Il misantropo non smetteranno mai di essere attuali. In questo senso ci danno già una risposta: non esiste una società “ormai ipocrita e menzognera”, significa piuttosto che la critica riguarda da sempre un carattere insito nella comunità. Un argomento valido per qualunque epoca, torna quindi prepotentemente ai tempi dei social che, in fondo, ci rendono un po’ tutti Alceste chiudendoci in un mondo asociale, dove tuttavia teniamo a condividere la nostra quotidianità anche con quelle persone che consideriamo con un certo distacco morale. Ecco perché Il misantropo, rivisitato e ridotto rispetto al lunghissimo testo originale, funziona ancora. A raccontare le scene tagliate è Enrico Beruschi che, con la sua consueta amabile ironia, interviene a inizio e a metà spettacolo. Si rivolge al pubblico in una presentazione a braccio, che unisce la narrazione alla satira attuale: Molière avrebbe certamente gradito. Il pubblico anche.
IL TOP
Ridurre i tempi delle grandi opere teatrali, per farle conoscere anche ai più giovani e a chi non reggerebbe troppe ore di spettacolo, è l’operazione migliore che si possa fare. Il talento di Mirko Ranù non lo scopriamo oggi, ma non si smettere mai di entusiasmare: presenza scenica e impostazione vocale che trascinano l’intero cast, anno dopo anno sempre più pronto a salti di qualità. Tanta musica anni ‘60, che descrivono certe sensazioni della storia, consente agli attori di esprimersi nelle doti canore e di rendere il testo di Molière più fruibile. Elisa Marangon che interpreta La voce del silenzio sarebbe da fare ascoltare in ogni scuola di canto. Applausi.
LA SORPRESA
La genialità è proprio nel format che Palamenga si inventa con una traduzione del testo che ha chiaramente richiesto un grandissimo lavoro. Se siete stanchi di sorridere a malapena a battute di 350 anni fa, questo è lo spettacolo che fa per voi: il testo viene reso infatti attuale, con una comicità autentica senza però fuoruscire troppo dal testo originale. Oronte diventa un simpatico Oronzo, pugliese doc e decisamente popolano; Filinte si mostra innamorato di Alceste come mai avrebbe potuto secoli fa; a portare i biglietti di Celimene arriva persino un postino di Maria De Filippi.
Massimiliano Beneggi