Teatro Lirico Giorgio Gaber letteralmente conquistato da Gianmarco Carroccia. Il cantante, diventato ormai voce ufficiale delle cover di Lucio Battisti, prosegue la sua tournée in tutta Italia (e all’estero), trasformando il suo spettacolo in un racconto ancora più completo grazie alla presenza di Mogol sul palcoscenico.

Ecco dunque che Emozioni diventa Emozioni- La mia vita in canzone, ossia un concerto narrato, dove la voce narrante non è una qualunque ma appunto quella di chi insieme a Battisti ha inventato tutti quei brani straordinari.

Gianmarco Carroccia canta, Mogol racconta gli spunti di vita che lo hanno ispirato a scrivere i brani. In qualche caso ne spiega il significato originale che talvolta si perde nell’immaginario comune: chissà quanti hanno dedicato Anche per te alla propria donna senza rendersi conto si trattasse di una canzone in cui il protagonista parlava a tre prostitute. E in quanti si sono davvero interrogati sul viaggio in Inghilterra e un amore israelita intonati nei controcanti di Pensieri e parole, senza sapere che si trattasse di un’esperienza diretta di Mogol, lasciato da una ragazza israeliana in quanto non ebreo? Sono solo due tra tantissimi esempi che emergono un brano dopo l’altro in questo spettacolo unico nel suo genere.

Il Lirico di Milano tributa con ripetute standing ovation Mogol (il vero protagonista della serata), che teneramente ringrazia con la semplicità e l’umiltà di chi forse non è del tutto consapevole di quello che rappresenta per l’Italia. O forse lo sa benissimo, ma la sua discrezione tutta milanese viene smascherata proprio da quella timidezza nel prendersi i meritati applausi. Ovviamente Mogol non è solo quello che ha scritto per Battisti, ma con quel sodalizio è diventato il Maestro irraggiungibile. È questo concetto che viene fuori perfettamente da Emozioni – la mia vita in canzone.

Che bello vedere Mogol dirigere il coro del pubblico: siamogli grati eternamente se ogni tanto i momenti più belli, e persino quelli più duri, della nostra vita hanno avuto magari non consolazioni, ma almeno spiegazioni poetiche. Se l’atmosfera dello spettacolo consente tante emozioni, però, il merito non è solo di chi quelle poesie le ha scritte ma anche di chi le ha cantate e le continua a interpretare. Non è una bestemmia: Gianmarco Carroccia sembra il clone di Lucio Battisti, che ascolti dal vivo e pensi non se ne sia mai andato. Carroccia non cambia una nota rispetto alle interpretazioni di Battisti, non cerca di dimostrare di essere in grado di cantare quei brani con una voce simile all’originale ma magari modificando qualcosa. No, Carroccia è cresciuto con le canzoni di Lucio, lo ha fatto suo e, crescendo, lo ha studiato nei dettagli. Merito anche dell’Emozioni Orchestra: sedici elementi diretti dal Maestro Marco Cataldi, che emozionano e rendono prezioso come non mai il contributo che Battisti ha dato alla cultura italiana. Ne emerge questo spettacolo straordinario, dal ritmo entusiasmante ma che costringe altresì il pubblico a soffiarsi il naso più volte tanta è la commozione nel risentire Lucio dal vivo. Un tempo si sarebbe scongiurata l’idea di riproporre Battisti in questo modo, quasi sfrontato. All’epoca delle intelligenze artificiali, diventa un lusso imperdibile potersi permettere un talento autentico che canti con una voce vera come lo faceva Battisti.

Inutile dirlo, si canta anche dalla platea dall’inizio alla fine: puoi far finta di nulla su alcuni brani forse un po’ meno popolari come Respirando, Nessun dolore, Prendila così, ma se non intoni a squarciagola La canzone del sole non meriti nemmeno di essere seduto in quel teatro. Un’avventura, Fiori rosa fiori di pesco, I giardini di marzo, Con il nastro rosa: si conoscono a memoria i testi, forse senza mai averli letti una sola volta nella vita. Si sacrifica anche qualche brano altrettanto indimenticabile e senz’altro è un peccato, ma l’obiettivo di Carroccia e Mogol non è portare sul palco l’intera (immensa) discografia di Battisti, quanto farne rivivere dal vivo il mito. Ecco allora anche L’arcobaleno, che Mogol scrisse per Celentano pensando a Lucio. Con orgoglio il paroliere rivendica il successo di Anima Latina, ma anche qua vince l’umiltà: il merito lo attribuisce tutto alla musica composta da Battisti, diventata internazionale quanto Mission di Morricone.

Non c’è spazio qua per polemiche sterili su quale sia il migliore Battisti della storia: si festeggia il sodalizio per omaggiare il più grande poeta del Novecento e sono brividi per ogni centimetro di pelle. Compostezza e professionalità sono la cifra del binomio Carroccia-Mogol, che per motivi differenti potrebbero usare una spocchia impossibile per chiunque altro, ma invece non lo fanno. Battisti ancora una volta vince: Mogol, il numero uno assoluto dei parolieri, raccoglie il tributo del Lirico che vale più di ogni premio alla carriera. Patrimoni della cultura italiana. A fine novembre si replica a Catania e Palermo: biglietti su ticketone.

Massimiliano Beneggi

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