È in scena al Teatro Manzoni di Milano la trilogia Inimitabili di Edoardo Sylos Labini e Angelo Maria Crespi. Ieri 4 novembre, Festa delle Forze Armate, il via con Gabriele D’Annunzio. Atto unico, durata 60 minuti. Ecco la recensione.

IL CAST
Edoardo Sylos Labini. Musiche dal vivo M° Sergio Colicchio; Contributo in voce Stella Gasparri; Scene Alessandro Chiti
Installazione Marco Lodola; Disegno luci Matteo Rubagotti; Suono Jacopo Palla. Regia Edoardo Sylos Labini.
IL TARGET
Dai 14 anni in su.
LA TRAMA
Gabriele D’Annunzio, giovanissimo poeta, a soli 16 anni si inventa un modo per fare parlare della sua prima opera: redige un articolo che parla della sua morte. Provocatore e geniale sin da subito, si dedica così alla scrittura e presto anche alla politica, da cui però resta deluso. Abbandonata la carriera parlamentare, seguita a rendere ancor più forte il suo principio essenziale: l’amore per la patria italiana, che si esprime in ogni sua composizione. Intanto cresce la sua popolarità di scrittore e di seduttore (che emergono con il semiautobiografico Il piacere): l’amore travolgente e tormentato con l’attrice Eleonora Duse, colpita dal suo romanzo L’innocente, sconvolge la sua esistenza. D’Annunzio inventa motti, che saranno poi ripresi nel corso del tempo anche dalla politica, e persino parole ed espressioni destinate a entrare nell’uso comune: vigili del fuoco, Rinascente, tramezzino sono solo alcuni esempi. Con la battaglia per conquistare Fiume, dopo la vittoria mutilata nella Grande Guerra, Gabriele si rivela un rivoluzionario ardito. Atteggiamento che piace a Mussolini, di cui diventerà punto di riferimento culturale (come per tutti gli italiani) ma con cui avrà spesso anche da scontrarsi, specie nell’idea di allearsi con la Germania…
LA MORALE
Memento audere semper: osare sempre. La vita di D’Annunzio potrebbe essere riassunta in questa sua frase. Per il Vate è opportuno lasciarsi spingersi sempre dai propri sogni, provando a fare della propria vita un’opera d’arte. Se siamo ancora qua a ricordarlo come un eroe, dopo un secolo, è perché si tratta di un ispiratore inimitabile della nostra civiltà moderna e del modo che abbiamo di intendere oggi il mondo.

IL COMMENTO
Quante cose si potrebbero dire su D’Annunzio, eppure vengono raccontate sempre solo le stesse, talvolta non senza qualche sorriso malizioso che, per un motivo o per l’altro, ne discredita l’immagine. Qui viene finalmente restituito al pubblico il ricordo che merita di essere fatto. Accade nella durata di un’ora, che rende tutto godibile e sintetizzato nei tempi giusti. Ci si sofferma sulla figura di eroe moderno, capace di una rivoluzione in nome di idee che anziché distruggere l’amore per la patria (come sarebbe accaduto coi moti del ‘68) lo esalta. Un Vate che non ha seguito il fascismo, ma che dal fascismo (e da altri) è stato seguito per il suo carattere rivoluzionario, patriottico e carismatico. Un racconto oggettivo, che non vuole prendere posizioni politiche e né ridurre D’Annunzio al solito sciupafemmine: spettacolo che andrebbe fatto vedere ai ragazzi delle scuole medie e superiori. Intanto, viene rappresentato davanti al pubblico dei grandi eventi alla presenza di istituzioni importanti tra cui il Presidente del Senato Ignazio La Russa e l’assessore alla cultura di Regione Lombardia, Francesca Caruso. Omaggio anche al pronipote di D’Annunzio, presente in sala, che qualche emozione la crea.
IL TOP
Edoardo Sylos Labini è prima di tutto appassionato di questo progetto ed è la chiave vincente: trascina il pubblico nel racconto, coinvolgendolo mentre racconta ma persino quando cammina e guarda la platea. Intenso quando recita La pioggia nel pineto. Il protagonista alterna il ruolo di voce narrante a quello dello stesso D’Annunzio, che si rivela in un certo senso l’alter ego di tutti gli italiani. Il portavoce culturale delle idee del popolo. Ne emerge un D’Annunzio contemporaneamente ironico e profondo conoscitore dei sentimenti patriottici. È proprio il modo con cui viene presentato il Vate a rendere originale il primo spettacolo di Inimitabili: la storia resta ovviamente quella che molti già conoscono ma, come fa notare Ignazio La Russa, raccontata in questo modo diventa persino nuova, specie per i giovani a cui non viene mai riportata la natura eroica del poeta.
LA SORPRESA
Sylos Labini e Crespi si sono inventati un autentico docuteatro su personaggi fondamentali e appunto inimitabili della nostra storia. Prodotti così in genere sono destinati al solo pubblico televisivo, stavolta invece arrivano a teatro, mantenendo un ritmo vivace, anche grazie alla voce di Stella Gasparri che nei video (e nei panni della Duse che si scrive con l’amato Gabriele) rafforza proprio quel carattere documentaristico. Giochi di luci bellissimi si accendono e si spengono in funzione del racconto, esattamente come la musica al pianoforte suonata da Colicchio. Più che uno spettacolo, un’esperienza che dopo un’ora fa uscire dal teatro persino più rassicurati: la cultura italiana non è mai morta. Prossimi appuntamenti il 2 dicembre (Tommaso Marinetti) e il 7 gennaio (Giuseppe Mazzini).
Massimiliano Beneggi