Amadeus fa flop anche con La Corrida: 5,5% di share. A questo punto, col terzo insuccesso di fila dopo Suzuki Music Festival e Chissa chi è, l’ipotesi diventa una sentenza: il passaggio di Amadeus a Nove è un’ecatombe. Il conduttore starebbe già pensando a come risolvere consensualmente il lauto contratto con Warner Bros.

La Corrida tutto sommato non va malissimo. E’ tutto identico a come la faceva Corrado, con la differenza che sono passati quasi trent’anni da quell’edizione in cui il programma batteva sorprendentemente Fantastico. Ergo, è cambiato anche il pubblico. Te ne accorgi pure quando una ragazza stonatissima canta insieme al cane che ulula assolutamente fuori tempo: trent’anni fa dalla platea sarebbero suonati fischi, campane e trombette, nel 2024 la sensibilità per gli animali è cambiata e quindi sono solo applausi (persino standing ovation, mah). Il conduttore seduto su uno sgabello, a pochi metri di distanza dal concorrente, è vecchio solo a vedersi scenograficamente. Il Maestro De Amicis che chiede all’imbarazzante concorrente di ricominciare con maggiore attenzione la sua esibizione è un revival di quanto faceva il Maestro Pregadio. Hanno chiaramente studiato a memoria tutto quello che accadeva con Corrado, provando a replicarlo alla lettera. Amadeus sembra l’imitazione di Corrado e, per trasformarsi, cambia persino rispetto a come si presenta solitamente: dà del lei ai concorrenti (lui, che da sempre tiene a dare del tu a tutti e intrattenere un rapporto molto colloquiale), cammina adagio muovendosi con quell’incedere sornione a metà tra il giudicante e il suggeritore di supporto verso il concorrente, tenta facce improbabili dal suo sgabello. L’ironia non gli manca, ma sembra stantia perché costantemente legato all’idea di voler essere a tutti i costi il sosia di Corrado. Amadeus, il conduttore che a 60 anni suonati si vanta di essere molto giovanile, tutto a un tratto si trasforma in un anziano, incapace di proporre qualcosa di nuovo: perché?
In fondo La Corrida aveva già avuto diverse riedizioni, più o meno fortunate. Bene quella con Gerry Scotti, maluccio Insinna, senza infamia e senza lode quella di Carlo Conti. Qualche campanello d’allarme già c’era stato. Il meccanismo del programma resta piacevole, per carità: molto meglio vedere un pubblico che fa chiasso piuttosto che tre giudici dietro a un tavolo a sentenziare con dei “sì” o dei “no”. Di dilettanti allo sbaraglio, però, se ne vedono ormai già troppi tra tv e social. Non vi è più originalità nel vedere un tenore che canta su un tapis roulant o uno vestito da Freddie Mercury che stona una canzone di Eros Ramazzotti. Tutto questo esibizionismo aveva stancato anni fa, diventa stucchevole ora. Quello che al pubblico manca non è La Corrida in sé (o altri programmi del passato), ma un’epoca ormai lontana e irripetibile. Se riproponi qualcosa, lo devi fare con il gusto che ti appartiene da sempre (vedi Gerry Scotti a La ruota della fortuna), non cambiando il tuo modo di essere, diventando poco credibile.
Va detto anche che La Corrida di Amadeus ha avuto quasi campo libero dalle reti concorrenti. Fatta eccezione per Canale 5, con la semifinale di Io Canto, le altre emittenti non hanno certamente messo bastoni tra le ruote ad Amadeus: si pensi che Raiuno mandava in onda una replica di Tutti i sogni ancora in volo, con Massimo Ranieri. Eppure, tutto è talmente poco originale che ogni tanto si gira volentieri anche sul canale 34, dove Cine34 trasmetteva Don Camillo con Fernandel e Cervi. Risultato: La Corrida alla prima puntata si fa battere anche da Stucky su Raidue e da Quo vado su Italia Uno, oltre che da Raiuno, Canale 5 e Raitre (Chi l’ha visto?).
Nove, dal canto suo, ha ampie responsabilità (quasi tutte) nel triplice flop di Amadeus. Anzitutto perché se un conduttore, chiamato per essere direttore artistico di una rete che ambisce a concorrere con gli ascolti tv di Rai e Mediaset, propone di replicare identicamente trasmissioni già viste in passato, ci dovrebbe essere qualcuno nei vertici dell’emittente che freni gli entusiasmi e faccia notare che quella non può essere la strada giusta. Inoltre Amadeus è stato lasciato solo sin dal principio in questa avventura: cartelloni pubblicitari in tutte le città e carta bianca consegnata al neo direttore artistico non sono un supporto sufficiente. Per intenderci, avete mai sentito qualcuno di Nove intervenire a favore di Amadeus in queste settimane di inevitabili critiche per i mancati ascolti? Infine, le tre trasmissioni in questione hanno presentato sempre le medesime scenografie dei programmi originali, ma replicate in misura molto più modesta. Gli studi sono infatti quelli di Telelombardia e Antenna 3, nel quartiere Bovisa di Milano: si ha la sensazione di essere in contesti troppo piccoli per potere davvero fare concorrenza alle grandi emittenti. Come già si intuiva da qualche tempo, Amadeus e Nove giocano due partite diverse, dove nessuno è interessato ad aiutare l’altro.
Qualcuno intervenga prima che Amadeus e Nove facciano altri danni. Dicano entrambi: “Abbiamo sbagliato peccando di presunzione e guardando dall’alto al basso chi svetta ancora molto più di noi”. Saremo tutti più rilassati, Amadeus in primis che non dovrà più cercare giustificazioni a destra e a manca per chiarire i motivi di un insuccesso scritto ma che poteva essere molto meno scontato.
Massimiliano Beneggi