È in scena fino al 24 novembre, al Teatro Arcimboldi di Milano, Les Misérables (produzione Cameron Mackintosh) di Victor Hugo. Due atti, durata 200 minuti. Ecco la recensione.

IL CAST
Killian Donnelly, Bradley Jaden, Gavin Lee, Linzi Hateley,Channah Hewitt, Beatrice Penny-Touré, Jac Yarrow, Nathania Ong, James D. Gish, Jeremy Secombnel. Regia di James Powell e Jean-Pierre van der Spuy. Colonna sonora di Claude-Michel Schönberg, orchestrazioni di Stephen Metcalfe, supervisione musicale di Stephen Brooker e Alfonso Casado Trigo.
TARGET
Dai 20 anni in su
LA TRAMA
Jean Valjean è un povero contadino: in seguito al furto di un pezzo di pane viene arrestato e, quando torna libero, trova una società completamente ostile a lui, considerato indegno. Continuando a rubare, è perseguitato dalla polizia. Il vescovo Myriel lo aiuta a cambiare vita: ci riesce, cambiando nome. Valjean (ora Madeleine) diventa sindaco della città, adoperandosi in favore dei miserabili: particolare aiuta Fantine, giovane ragazza che si prostituisce per mantenere la piccola figlia Cosette. Quando un uomo viene arrestato per furto con l’accusa di essere Valjean, Madeleine si autodenuncia e torna in carcere, mentre Fantine muore lasciando sola Cosette, che deve vivere maltrattata da una famiglia di nuovi borghesi egoisti. Evaso di prigione, Valjean si rifugia in un convento con Cosette, nel frattempo adottata dopo aver pagato la famiglia che la tratteneva. È il 1832, scatta l’insurrezione a Parigi: Valjean, di nuovo con un nuovo nome (Fauchelevent) vi partecipa. Il sentimento nazionale lo porterà a salvare lui stesso la vita al poliziotto che l’ha sempre perseguitato.
LA MORALE
Le differenze sociali si annullano di fronte alle battaglie, sebbene etica e valori morali siano condizionati dai ruoli che si intraprendono nella vita quotidiana. I ceti più bassi, costretti a vessazioni continue, sono spinti prima di altri a cercare un riscatto per cambiare vita, mentre quelli più alti possono farlo solo redimendo la propria anima dall’egoismo. I deboli sono colpiti dalle ingiustizie, ma a vincere molto spesso sono proprio loro.
IL COMMENTO
Un kolossal che, con questa produzione, nel 2025 festeggerà 40 anni e farà un tour mondiale. Rappresentato in 53 paesi e 439 città in tutto il mondo, Les Misérables è il musical più longevo che si sia mai visto. Sono 65 gli elementi totali, tra attori, cantanti e musicisti, sul palcoscenico: tutti presenti contemporaneamente, quelli che non cantano interpretando la loro parte all’asta del microfono, restano dietro facendo il coro. Prima ora con ritmi piuttosto lenti con canti (tutti rigorosamente in inglese con sottotitoli) interpretati quasi sempre da solisti, poi parte Master of The House e allora si dà il via a una coralità coinvolgente. Se non si è avvezzi all’inglese, meglio comunque conoscere la trama per lasciarsi avvolgere unicamente dalla musica e dalle performance una volta in platea. Bella occasione per conoscere qualcosa in più della storia francese: il pubblico di Milano applaude al grido “Vive la France” anche nella serata in cui (17 novembre) i galletti battono 3-1 la Nazionale italiana proprio a San Siro.
IL TOP
Canti lirici, melodie dolci, musica divertente: ce n’è per tutti i gusti in oltre tre ore di spettacolo. L’orchestra dal vivo crea suggestioni che nessuna base musicale potrebbe mai supportare. Anche i bambini sul palcoscenico sono straordinariamente intonati e padroni della scena.
LA SORPRESA
Il format è un mix tra il classico musical a cui siamo abituati e il concerto, dal momento che gli attori recitano dialogando tra loro ma guardando sempre e solo verso il pubblico. Un’unica scenografia tetra, che serve a fare sedere coro e orchestra, con l’obiettivo di rimarcare la difficoltà sociale dei protagonisti.
Massimiliano Beneggi