Da venerdì scorso è in rotazione radio un brano molto particolare, che ci riporta alla storia del nostro cinema e altresì ci fa apprezzare una musica assolutamente moderna. Si intitola Distaccati, l’autore è il giovanissimo Francesco Cavestri, pianista classe 2003 (il più giovane laureato del dipartimento jazz al Conservatorio di Bologna).
Distaccati è una suite di suoni elettronici che ruota intorno a un monologo (mantenuto con il doppiaggio originale, pur con le dovute modulazioni per adattarlo alla musica) tratto da La dolce vita di Federico Fellini e arriva proprio a 30 anni dalla morte del grande regista. Steiner (Alain Cuny) parla al suo Io suggerendo di vivere la vita all’insegna dell’opera d’arte riuscita, lasciandosi guidare dal puro amore che fa ritrovare in se stessi e nell’ordine incantato della vita. Oltre i sentimenti. L’armonia che troviamo dentro di noi ci permette di essere distaccati da ogni moda e da ogni imposizione sociale.

Il monologo è uno di quelli che meglio descrive il senso della pellicola felliniana. Impegnativo, sconcertante, filosofico. Quello che sorprende piacevolmente è che a riprenderlo sia un giovane di 21 anni, che ha già alle spalle esperienze newyorkesi e nei maggiori festival jazz del mondo, sempre con l’obiettivo di diffondere la cultura pop italiana e comunque, più in generale, di richiamarsi a icone del passato. L’album da cui è tratta Distaccati si intitola IKI – Bellezza ispiratrice (come il brano che lo vede collaborare con Paolo Fresu) e il singolo, tutto da ascoltare per intensità e originalità, segue l’idea di mettere a confronto opposti, facendo emergere in qualche modo caos e quiete nello stesso momento. In un periodo che vede la cultura difficilmente entrare a contatto con la musica, permettete un plauso a chi ancora sa coniugare i due mondi. Di Cavestri sentiremo parlare molto, per questo lo abbiamo intercettato nei giorni in cui il singolo esplode in radio.
Francesco, come accade che un ventenne si appassioni a Fellini?
E’ una meraviglia senza senso, il massimo che l’uomo possa offrire alle persone. Ho una passione per il cinema, in particolare per i film lunghi: quando ho visto su Netflix La dolce vita me ne sono innamorato, vedendolo sei volte.
Qual è il senso più vero de La dolce vita, che torna in Distaccati?
Capire fino a che punto l’uomo possa smarrire se stesso, senza essere in grado di riconoscere l’ancora di salvezza che prova. Siamo ciechi per le contingenze della vita: la mondanità ci rende vuoti. A volte siamo importanti e riconosciuti senza sentirci realizzati e apprezzati.
Ora tanti ragazzini, che non sanno nemmeno chi sia Alain Cuny, rischiano di conoscerlo. Mentre fai musica stai svolgendo anche un ruolo sociale importantissimo…
E’ vero. Mi piaceva unire qualcosa chiaramente del passato (la voce di Romolo Valli, che doppia il personaggio di Steiner, con un audio e un modo di interpretare che fanno parte di un altro secolo) con una musica contemporanea. Sono due mondi che si incontrano. Amo i contrasti musicali, che permettono di strizzare l’occhio a ventenni come di guardare a gente più adulta.
C’è qualcosa dell’ultimo Battisti..
Forse sì, ma in questo caso non mi sono ispirato a lui.
Perché hai scelto proprio questa parte del film?
È un monologo che mi ha sconvolto per l’intensità e la profondità del suo testo. Il tema del distacco ho iniziato a sentirlo mio più che altro appena finito il liceo, quando sono andato al Conservatorio, ma non sono uno che vive di solitudine.
Quindi parla di te solo parzialmente?
Direi di sì: mi piaceva il messaggio che lancia, ma non mi racconta in tutto e per tutto, almeno in questo momento. Separo lo stato d’animo che provo dalla musica che produco: comporre mi dà la possibilità di essere altro. È un modo per evadere. Anche per questo ci sono melodie cupe che mi mettono serenità, in quanto le associo a un momento in cui le ho ascoltate che mi vedeva felice.
Massimiliano Beneggi