È in scena fino all’8 dicembre al Teatro Manzoni di Milano, Natale in Casa Cupiello (produzione Chi è di scena e Diana Or.I.S.) di Eduardo De Filippo. Tre atti senza intervallo, durata 120 minuti. Ecco la recensione.

IL CAST
Vincenzo Salemme; Antonella Cioli; Antonio Guerriero; Franco Pinelli; Vincenzo Borrino; Sergio D’Auria; Fernanda Pinto; Oscarino Di Maio; Agostino Pannone; Pina Giarmanà; Geremia Longobardo; Nuvoletta Lucarelli; Gennaro Guazzo; Marianna Liguori. Scene Luigi Ferrigno. Costumi Francesca Romana Scudiero. Luci Cesare Accetta. Musiche Nicola Piovani Regia VINCENZO SALEMME
IL TARGET
Per tutti
LA TRAMA
Luca e Concetta sono i coniugi di casa Cupiello, una famiglia di ceto medio basso, che si amano accettando i limiti reciproci. Lui fa colazione col caffè amaro fatto dalla moglie, lei sopporta le manie del marito, estremamente ripetitivo. Con loro vivono il figlio Tommaso, ormai adulto, e Pasqualino, il fratello di Luca: entrambi scansafatiche e propensi a rubare persino agli stessi parenti. A pochi giorni dal Natale, nessuno in casa sembra interessarsi del presepe fatto da Luca, che cerca invano consensi nella sua creazione. Non dà soddisfazione in merito nemmeno Ninuccia, la figlia dei Cupiello che vive giorni difficili per il suo matrimonio infelice con Nicolino e l’impossibilità di amare Vittorio (un amico di Tommaso). La ragazza ha pronta una lettera, in cui confessa la verità sui suoi sentimenti, ma Concetta la convince a tenerla per sé e fare pace col coniuge. Ninuccia, però, perde la lettera: la ritrova Luca che, all’oscuro di tutto, la consegna al destinatario scritto chiaramente sulla busta, Nicolino appunto. Da quel momento si crea una situazione familiare tutta da ricucire, ma Luca (sempre ignaro di quanto sta accadendo) arriva persino a invitare Vittorio alla cena di Natale di casa Cupiello. Sarà difficile frenare la passione dei due amanti, ma ancor più complicato fare comprendere a Luca le situazioni inopportune che si sono venute a generare…
LA MORALE
Al cuore non si comanda, ma nemmeno ai propri istinti. La generosità e la spontanea bontà d’animo di Luca si rivela disarmante e persino ingestibile. Così si scontrano due modi di vedere il Natale: c’è chi, come Luca, lo considera tradizione da conservare e chi, come la figlia, vive la festa nell’ipocrisia di falsi sentimenti da esprimere. In ogni caso, il Natale è famiglia e rappresenta un’occasione in più per provare a sistemare ciò che non funziona, con un clima di pace.

IL COMMENTO
Alzi la mano chi, a Natale, non pranza con la persona estremamente legata alle tradizioni (argomenti e frasi comprese, irrimediabilmente le stesse da sempre) o chi non deve fare slalom tra le gaffes del parente che, non si sa come, riesce sempre a dire la cosa sbagliata nel momento meno indicato. Luca Cupiello incarna tutto ciò. Anche per questo Natale in Casa Cupiello è la vera tradizione teatrale (che funziona da ormai 93 anni) a cui non si può rinunciare: sarà la storia, sarà il calore della scenografia, ma in quella casa ci sono moralmente tutte le famiglie, a qualunque ceto sociale appartengano. Risate dall’inizio alla fine, con tempi e battute ripetute, che sul palcoscenico trovano un’esaltazione amplificata e divertentissima. Questa versione non cambia praticamente nulla dell’originale: quando un testo funziona, rimane eterno come lo sono i De Filippo. I tre atti (per onore della storia, va detto che un tempo erano due, perché la storia terminava con la sempre irresistibile scena di Luca, Tommaso e Pasqualino vestiti da re Magi) sono divisi da un sipario che crea brevi intervalli, in cui si intravede l’allestimento della scena. Scelta adeguata, perché Natale in casa Cupiello non può essere interrotto con un lungo intervallo che distruggerebbe il flusso di un divertimento crescente minuto dopo minuto mentre si conoscono a mano a mano i personaggi.
IL TOP
Vincenzo Salemme è uno di quegli attori che fa ti fa sentire a casa tua mentre sei seduto sulla poltrona del teatro. Coinvolge, anima lo spettacolo e dirige la compagnia (ormai rodata) che segue alla perfezione i suoi meravigliosi tempi comici. Salemme regala un Lucariello vero, sincero e adorabile come nella scrittura originale, dandogli una personalità che conferma il paragone che si sa da sempre ma nessuno osa mai dire fino in fondo: l’erede di De Filippo è lui. La partecipazione del pubblico, che con Luca si dispera quando cade l’amato presepe, è l’esempio di un personaggio straordinario che l’attore napoletano rende più che mai empatizzante. La ripetitività di Luca Cupiello contribuisce implicitamente a delineare la morale dello spettacolo, ossia il rispetto alla tradizione, che talvolta altro non è se non la (utopistica) volontà di tenere tutto sotto controllo.
LA SORPRESA
Se Antonio Guerriero (Tommaso) e Franco Spinelli (Pasqualino) sono le eccezionali macchiette annunciate della storia, fatte apposta per creare ulteriore colore e sano divertimento, così come il bravissimo D’Auria (Vittorio) e gli altri attesi protagonisti, la sorpresa maggiore sono gli attori che arrivano nell’ultimo atto. In soli venti minuti riescono a prendersi la scena diventando molto più che semplici comparse giunte al capezzale di Cupiello. Autentico teatro napoletano godibilissimo. Non si fa un torto a nessuno della compagnia (tutta strepitosamente da meritati applausi) se si sottolinea in particolare la capacità di Agostino Pannone di dare personalità al suo Pastorelli, vicino di casa rivale di presepi. Tutto esaurito in ogni posto al Manzoni in una serata di doppi impegni Champions per le milanesi: il teatro (questa volta più che mai italiano) continua a vincere e questa sorpresa è ancor più piacevole.
Massimiliano Beneggi