È andato in scena ieri al Teatro Manzoni di Milano il secondo appuntamento di Inimitabili, dedicato a Filippo Tommaso Marinetti, di Edoardo Sylos Labini e Angelo Maria Crespi. Atto unico, durata 60 minuti. Ecco la recensione.

IL CAST
Edoardo Sylos Labini.
IL TARGET
Per tutti
LA TRAMA
Filippo Tommaso Marinetti è un giovane poeta che a 17 anni fonda la sua prima rivista scolastica, rischiando l’espulsione per avervi introdotto le opere di un autore considerato scandaloso: Èmile Zola. Fonda a Milano la rivista Poesia, che raccoglie autori eclettici e simbolistici e che si rivela entro qualche anno il primo organo ufficiale del Futurismo. La svolta, per la nascita della nuova corrente di pensiero, arriva in seguito a un incidente stradale dello stesso Marinetti: l’obiettivo della vita deve essere tagliare i ponti col passato e guardare unicamente al futuro. Eliminando i vecchi canoni culturali, anche la contestazione non solo viene ammessa ma persino incoraggiata: il futurismo si esprime tra le altre cose con la volontà di essere fischiati, purché si comunichino coerentemente princìpi di vitalità e valori innovativi. Questa filosofia, che si intreccia con quella di un rivale amatissimo quale D’Annunzio, convince tanti poeti che aderiscono presto al movimento, ma anche Benito Mussolini, che sceglie Marinetti tra i cofondatori dei Fasci di combattimento. Un sodalizio reso ancor più forte dopo l’amor di patria che il poeta esprime, a dispetto della Francia, e dopo avere sottoscritto l’idea della conquista libica in quanto la guerra è igiene del mondo che, nonostante tutto, spazza via il passato per creare una nuova società. Le leggi razziali, però, saranno il motivo di separazione dal fascismo: la libertà del futurismo di Marinetti sarà sempre coerente.
LA MORALE
Trarre il buono anche da ciò che apparentemente non lo è. Non solo la guerra, ma qualunque incidente diventa un motivo in più per fare ripartire da capo la propria vita. Per questo le opere d’arte (che devono essere qualcosa di originale e non una mera copia) coinvolgano il pubblico direttamente e lo facciano sentire parte di ciò che viene rappresentato: tutto deve apparire in movimento. Il dinamismo e la velocita sono la chiave morale di un futurismo che si esprime nella pittura, nella scrittura, nella musica e in ogni forma d’arte. Una morale che andrebbe ripristinata in una società che ancora oggi, troppo spesso, si siede sugli allori e si piange addosso pensando ai problemi.

IL COMMENTO
Il viaggio degli Inimitabili prosegue, dopo D’Annunzio, con il racconto di un grande poeta, di cui si parla sempre troppo poco: F.T. Marinetti. Innamorato, combattivo, entusiasta. Mai fermo. Il suo linguaggio e la filosofia, a tratti anche controversa, ci descrivono un modo di fare arte usando talvolta la provocazione ma sempre con coerenza: qualità che oggi sembra scomparsa, a favore di una volontà unicamente di apparire. Degli appuntamenti di Inimitabili, questo è quello che più esalta la libertà di esprimersi artisticamente, senza legarsi a regole o canoni imposti: l’improvvisazione è padrona di questo format e, più che mai con Marinetti, la performance è destinata a essere diversa e regalare sorprese. Si scoprono elementi che, se non sono proprio nuovi, ce li siamo dimenticati ormai dalla scuola in quanto nessuno mai li racconta, ma ha influenzato i migliori innovatori artistici: non sarà un caso se Edoardo Vianello, figlio di un poeta futurista, volle Morricone ad arrangiare Pinne, fucili ed occhiali. Il Maestro, come nella filosofia di Marinetti, portò infatti nella musica i suoni originali della natura e degli oggetti, per rendere tutto più vivibile, dinamico e concreto. In una parola: futurista.
IL TOP
Chi sostiene che la cultura si possa fare solo seriosamente, si ricrede con questo triplice evento che vede il Teatro Manzoni riempirsi ogni volta. Sylos Labini questa volta è persino saltimbanco e ballerino: ironico come sempre, attento a narrare dettagliatamente il manifesto futurista e la vita di un poeta che varrebbe la pena di esaltare sempre di più. Il genere documentaristico di Inimitabili è davvero unico: appuntamento dopo appuntamento, la colonna sonora del Maestro Sergio Colicchio diventa un accompagnamento in cui ci si riconosce e da cui ci si sente coccolati.
LA SORPRESA
Quando si parla di futurismo, non c’è nulla che possa essere scontato e, come si diceva, il format di Inimitabili regala ogni volta un finale diverso. A Milano ecco sul palcoscenico Francesca Barbi Marinetti, pronipote del Poeta, premiata con un’installazione luminosa e originale dell’artista Marco Lodola e anche dal generale Gerardo Restaino dell’arma degli autieri, a cui Marinetti prestò servizio. C’è persino spazio per l’inno di Mameli, che il pubblico del teatro canta rigorosamente in piedi e a gran voce. Nel foyer, quando tutto sembra finito, le artiste Pavoni e Pavone sorprendono il pubblico con performance che uniscono declamazione poetica e musica d’arpa. In una serata di improvvisazioni futuristiche, il Maestro Colicchio intrattiene il pubblico anche durante l’attesa della serata che vede un piccolo imprevisto tecnico: lo spirito di Marinetti (morto proprio il 2 dicembre di 80 anni fa) aiuta gli artisti sul palcoscenico. In fondo, anche se con parole diverse, il motto The show must go on, lo aveva inventato lui col futurismo.
Massimiliano Beneggi