Riminese classe 2001, Aaron Raschi è uno di quei cantautori capaci di mettere d’accordo tutti, perché sa unire diversi generi musicali. Grazie a lui l’ascoltatore, senza che se ne accorga, viene a contatto anche con quegli stili che solitamente sottovaluta (non conoscendoli).

Dopo aver partecipato a Sanremo NEWTALENT, da qualche settimana è uscito il nuovo singolo di Aaron Raschi. Si intitola Solo e parla di un uomo che, senza la sua metà, sente mancargli qualcosa di importante, per cui anche le scelte da fare si rivelano più difficili. Da solo, il protagonista si interroga su alcuni perché senza mai trovare risposta. Aaron canta tutto questo passando da una voce dolce e melodica a falsetti rappati su un ritmo che sembra un vero e proprio climax di emozioni. È lui il giovane di cui vi parliamo questa settimana. Lo ascolti in Solo, lo segui parola per parola e ti sembra di vivere quelle sensazioni del protagonista: era proprio questo, ci svela Aaron, l’obiettivo: Questo brano è anzitutto un viaggio sonoro ed extrasensoriale, che parla solo in modo velato di me, non tanto per la storia raccontata quanto per le sensazioni, che certamente mi appartengono.
Tanti generi musicali insieme.
Ci sono suoni molto ambient, una batteria molto più moderna che si avvicina alla trap e la mia voce che richiama più un mondo cantautorale.
È un modo per indagare nei gusti del pubblico o un modo per scoprire chi sia il vero Aaron?
Diciamo che è quasi un esperimento: volevo capire quanto potessero stare insieme tutte queste cose. Il mio pregresso nella musica techno, fatta di suoni molto particolari, quasi mistici, mi ha fatto subito apprezzare quanto mi aveva proposto Vincenzo De Furia (autore della musica e dell’arrangiamento, ndr). A quel punto ho pensato fosse ancora più interessante renderlo un brano quasi commerciale, con un ritornello che potesse funzionare.
È vero che hai tenuto Solo nel cassetto per circa un anno?
Il brano in effetti esce adesso ma lo abbiamo scritto a dicembre 2023. Scrivo sempre, quasi compulsivamente. Ho pezzi da parte a iosa, ma poi li pubblico quando arriva il momento che sento essere giusto.
Essere soli è un problema o una qualità?
Bisogna distinguere. La solitudine è un problema. È giusto e fondamentale sapere stare da soli e mantenere la propria individualità, ma quando uno soffre di solitudine è perché non sa stare da solo e ci sta male facendo cose di cui si può pentire.
La penna di Aaron è mossa più da sfoghi nel dolore o da voglia di condividere gioie?
Ho iniziato a scrivere per superare un lutto nel 2018. Superato quel dolore ho imparato a comporre con tutte le sensazioni. L’impersonificazione è fondamentale: mi piace immaginarmi dal punto di vista dell’ascoltatore che potrebbe pensare “Vorrei sentire la storia di una mamma che abbandona una figlia o di un ragazzo che conosce una ragazza in discoteca, ecc…”. A quel punto mi lascio ispirare e scrivo.
Ispirazioni?
Tante. Nel modo di suonare mi ispiro a Ultimo. Adoro però la potenza dei gesti dei Linkin Park, al rap melodico. Un artista per definirsi tale credo debba apprezzare la musica a 360 gradi.
Da buon riminese, starai già pensando a una grande stagione musicale estiva.
In effetti sì, anche se Rimini è più che altro spinta dai dj nelle discoteche. Però ho progetti interessantissimi per l’estate, che mi entusiasmano già.
Massimiliano Beneggi