È in scena fino al 16 febbraio, al Teatro Repower di Assago ( e poi in tournee fino a fine maggio), Ricordati il Bonsai di Mitia Del Brocco. Due atti, durata 120 minuti. Ecco la recensione.

IL CAST

Antonio Provasio, Enrico Dalceri, Italo Giglioli, Giordano Fenocchio , Giovanni Mercuri, Maurizio Albè, Danilo Parini, Maicol Trotta, Mauro Quercia.

IL TARGET

Dai 15 anni in su

LA TRAMA

C’è agitazione nel cortile di casa Colombo. Tutta colpa di Carmela, l’amica meridionale della lombardissima Teresa, che ha chiesto ai Colombo di trasferirsi con lei in Giappone per aiutarla a prendersi cura di un anziano ricco signore: ne ricaveranno una cospicua eredità da dividere tra tutti con una vita più che agiata. Impossibile rifiutare l’offerta di un’amica così generosa: Mabilia già sogna di sbarcare il lunario come soubrette nel Sol Levante, sua mamma Teresa immagina le numerose conoscenze (e pettegolezzi) che potrà creare anche dall’altra parte del mondo, mentre suo padre Giovanni sembra mostrare un particolare entusiasmo in questo viaggio. L’uomo, che ormai ha perso da tempo la curiosità per tutto ciò che lo circonda, appare infatti sorprendentemente stimolato dall’idea di incontrare una giapponese con cui chatta di nascosto dopo un’iscrizione segreta a Tinder, che Teresa ha però ormai scoperto. A guidare la spedizione della famiglia Colombo c’è un singolare sciamano che istruisce sulla civiltà giapponese: ciascuno avrà un ruolo preciso in Oriente. Una volta arrivati in Giappone, i Colombo saranno dapprima presi da euforia, subendo poi la nostalgia per il loro cortile. Ciascuno ha il suo bonsai a cui pensare…

LA MORALE

Mai trascurare i sentimenti e darli per scontati, a qualunque età. Vietato rinunciare ai propri sogni e farseli calpestare dagli altri. I Legnanesi, con Teresa e Giovanni e la figlia Mabilia non smettono di insegnare i loro principi. Possiamo solo adattarci ad altre civiltà e convivere con essere, ma non possiamo modificare la nostra cultura e i valori essenziali. D’altra parte ci sarà pure un motivo se il bonsai per i giapponesi è il simbolo energico eternamente vivente di un’anima, mentre a Teresa ricorda le qualità più intime e nascoste del marito Giovanni ma anche la piantagione del suo cortile. I Legnanesi, ridendo, ci regalano sempre spunti morali importanti e immutabili: ne troverete diversi, tutti da applaudire.

IL COMMENTO

Ancora una volta i Legnanesi sono pronti a fare divertire al Teatro Repower di Assago per un mese e mezzo: tantissimi sold out già prenotati, specie in queste feste natalizie che vedono il gruppo festeggiare anche Capodanno con il pubblico. La platea ride a crepapelle nel più classico degli appuntamenti comici della Lombardia, l’unico (purtroppo) in cui si senta ancora parlare un dialetto di questa regione. C’è sempre una morale nelle storie dei Legnanesi: con loro non si corre mai il rischio di ridere senza motivo. Il tema della famiglia e dei valori da conservare è al primo posto, lasciando anche un velo di commozione sul finale. Commedia e avanspettacolo si uniscono a suon di battute (in certi casi dichiaratamente scontate e datate, ma proprio per questo divertenti e rassicuranti) e bella musica, con un corpo di ballo eccezionale e tanti bravi attori che divertono con travestimenti buffi e caricaturali di una società che non smette mai (purtroppo, anche se i Legnanesi ringraziano) di fornire spunti di satira. Doppi sensi ce ne sono, ma talmente nascosti e senza la minima volgarità per cui lo spettacolo si presta a entusiasmare senza mai stancare e scadere nella retorica fastidiosa. La trama andrebbe bene per ogni età, anzi servirebbe soprattutto ai più giovani: peccato siano proprio quelli che ormai non parlano e non si sforzano più di capire il dialetto, ma sanno tutti gli slang americani imperanti sui social.

IL TOP

Quando entrano i personaggi in scena c’è un climax di reazioni dal pubblico: appena arrivano i tre protagonisti la platea esplode. Riconoscibili, inimitabili e sempre in grandissima forma. Antonio Provasio (Teresa) e Italo Giglioli (Giovanni) con la scusa di interpretare due anziani, riescono da anni ad essere sempre uguali a se stessi, ingannando il tempo non invecchiando mai, come i personaggi dei fumetti. Restano così segni imprescindibili da loro anche la camminata storta del marito confuso e ubriaco e il fazzoletto rosso con cui la moglie anima ogni tipo di chiacchiera nel cortile di ringhiera. Botta e risposta continuo tra i due, con il tocco del dialetto che rende tutto più colorato. Enrico Dalceri (l’eterna zitella e mammona, ma altresì modaiola Mabilia) diverte, balla e soprattutto canta talmente bene da lasciare un dubbio: perché non lo abbiamo ancora mai visto a Sanremo, magari accompagnato proprio da tutti i Legnanesi? La musica è come sempre il valore aggiunto di uno spettacolo che vede tanto ritmo e tanto colore.

LA SORPRESA

I Legnanesi non sono solo Provasio, Giglioli e Dalceri: da 75 anni l’attività del gruppo (che ormai da tanto vive con questa vincente formazione) prosegue grazie a straordinari ballerini, tutt’altro che semplici comparse. Una bella sorpresa: coi Legnanesi si può ancora dire la parola “teroni”. In epoca di politicamente corretto è una notizia allegra anche per i meridionali, che infatti tra il pubblico ride proprio perché a fare la differenza non è un termine ma il tono con cui questo viene ripetuto. I Legnanesi, in fondo, sono talmente legati alle proprie radici da poter essere considerati i “teroni” del Nord: non esiste complimento migliore, se vogliamo mantenere salde le nostre radici italiane e occidentali, che non devono essere dimenticate con l’eccessiva esterofilia dilagante. Il mondo social (e purtroppo sempre meno sociale) ha molto da imparare anche da questo Ricordati il bonsai…

Massimiliano Beneggi

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