È andato in scena ieri al Teatro Manzoni di Milano il terzo e ultimo appuntamento della prima edizione di Inimitabili, di Edoardo Sylos Labini e Angelo Maria Crespi. Parliamo del capitolo dedicato a Giuseppe Mazzini. Atto unico, durata 60 minuti. Ecco la recensione.

IL CAST
Edoardo Sylos Labini. Musiche dal vivo M° Sergio Colicchio; Contributo in voce Stella Gasparri; SceneAlessandro Chiti
Installazione Marco Lodola; Disegno luci Matteo Rubagotti; Suono Jacopo Palla. Regia Edoardo Sylos Labini.
IL TARGET
Dai 15 anni in su
LA TRAMA
Giuseppe Mazzini sin da ragazzo si distingue per le sue ferventi convinzioni di libertà, rispetto della patria e per la sua cultura. Affascinato dalla letteratura di Foscolo e in particolare dal suo Jacopo Ortis, Mazzini inizia a vestirsi di nero in segno di lutto per la patria italiana, oppressa dall’idea di un regno federale e dalle ingerenze francesi sul nostro territorio. Si iscrive alla Carboneria, subendo l’arresto per la sua attività cospirativa, crea il programma di un movimento politico chiamato Giovine Italia, ma dopo la detenzione è comunque costretto all’esilio a Marsiglia. Le idee liberali continuano a non venire corrisposte dal re Carlo Alberto di Savoia, quindi Mazzini comprende che per l’Italia sia giunto il momento di svoltare e diventare repubblicana. Accadrà davvero solo più di cento anni dopo, ma il primo concreto tentativo avviene nel 1849 quando, in seguito a diverse battaglie insurrezionali tra cui le Cinque Giornate di Milano e con l’esilio di Papa Pio IX, Goffredo Mameli chiama Mazzini con un telegramma: Roma, Repubblica, Venite. Mazzini arriva trionfante nella capitale, ma ancora una volta ci saranno i francesi a schierarsi dalla parte del Papa e a rendere vana la rivoluzione italiana. Mazzini arriverà a sentirsi tradito persino da Garibaldi, che combatterà sì in nome di un’unità nazionale ma pur sempre sotto l’egida della monarchia. Quando verrà eletto come deputato del Regno d’Italia, Mazzini orgogliosamente rifiuterà lo scranno: non è quella la Giovine Italia che aveva in mente. Il genovese rimarrà quindi in esilio a Londra, rientrando in Italia (dove morirà) sotto falso nome. A supportarlo nelle sue convinzioni, c’è il costante studio dei pensieri di visionari poeti italiani (tra cui Manzoni e Dante), musicali (da Mameli a Verdi) ma anche la conoscenza diretta di un grande filosofo quale Friedrich Nietzsche.
LA MORALE
Credere fino in fondo nelle proprie idee, a costo di rinunciare a una poltrona ma non alla libertà: il vero potere è nella possibilità di pensiero. Se ci si lascia influenzare dalla letteratura e da tutta la cultura, la nostra vita ne gioverà sempre, dandoci in ogni caso una possibilità in più per ribadire i valori a cui siamo legati. È in virtù di tutto questo, d’altronde, che Giuseppe Mazzini rimane nella storia come uno dei più grandi rivoluzionari di sempre, dalle cui teorie nacque un secolo dopo l’Italia che conosciamo.

IL COMMENTO
Probabilmente il più ricco dei tre appuntamenti di Inimitabili, certamente il più storico: raccontare Mazzini (quindi la Giovine Italia, i rapporti con il Papa, Garibaldi, il re, Cavour, la letteratura e la filosofia, le Cinque Giornate di Milano) in un’ora è quasi impossibile, eppure con questo spettacolo accade. Per ovvi motivi dunque la storia non può essere raccontata nei dettagli, ma nel modo più che esaustivo per rinfrescare reminiscenze culturali di cui (chissà perché) si parla sempre troppo poco. Per comprendere la storia d’Italia si parta sempre dai visionari che per primi l’hanno immaginata come la viviamo oggi: Mazzini è certamente uno di quelli, Inimitabili lo omaggia con una serata che non lo banalizza ma lo esalta nelle sue doti di ideologo prima ancora che politico.
IL TOP
Centrale, come negli altri due appuntamenti su D’Annunzio e Marinetti, il racconto di Sylos Labini che sfodera ironia (a tratti quasi comicità) anche con momenti musicali accompagnati dal Maestro Sergio Colicchio. La voce calda di Stella Gasparri trasporta la platea in una dimensione di autentico documentario. Il tricolore sventola sul palcoscenico sulle note del Va Pensiero: se questo è il nazionalismo che tanto impensieriva chi presumeva di potere esibire la bandiera solo cantando Bella ciao, allora ben venga. Anzi, probabilmente il motivo per cui ci siamo via via dimenticati di alcune cose studiate a scuola è proprio il fatto che si sia sentito parlare per tanti anni sempre degli stessi protagonisti. La storia d’Italia e della sua patria sia sempre raccontata a 360 gradi e spaziando tra i secoli: Inimitabili promette per questo di diventare un format che andrà avanti negli anni sempre con continue novità.
LA SORPRESA
Il linguaggio utilizzato è più quello colloquiale che non enciclopedico: la vera sfida era raccontare Mazzini, D’Annunzio e Marinetti con una leggerezza che il pubblico necessariamente richiede alla sera. Scommessa vinta due volte: prima in televisione, poi a teatro (dove si assiste a un altro spettacolo rispetto a quello del piccolo schermo).
Massimiliano Beneggi