È in scena fino al 2 febbraio, al Teatro Manzoni di Milano, la commedia Ti sposo ma non troppo di Gabriele Pignotta. Due atti, durata 120 minuti compreso intervallo. Ecco la recensione.

IL CAST
Vanessa Incontrada, Gabriele Pignotta, Fabio Avaro, Siddharta Prestinari. Regia di Gabriele Pignotta. Assistente alla regia Malvina Ruggiano; scene Alessandro Chiti; costumi Rosalia Guzzo; musiche Stefano Switala; luci Maximiliano Lumachi
IL TARGET
Per tutti
LA TRAMA
Andrea è una madre ferita dal tradimento del marito: vive la separazione coniugale con dolore e continue crisi di ansia. Andrea è anche il nome del suo vicino di casa nella nuova abitazione: lui è sposato con Carlotta, di cui è innamorato, nonostante la fiamma della passione sia ormai spenta da tempo e abbia lasciato spazio alle abitudini. Per questo motivo, Carlotta cerca evasione su un sito di incontri, senza sapere sia lo stesso a cui è iscritto Luca, osteopata amico di suo marito. Luca, divorziato con un figlio, per qualche tempo opera la sua attività di osteopata nello studio di uno psicologo. Proprio lo psicologo da cui prende appuntamento Andrea, la madre appena separata che soffre di ansia. Quando lei si presenta da lui, credendo di parlare con uno psicologo, inevitabilmente gli apre il suo cuore; Luca immaginandola una propria nuova paziente, si avvicina subito a lei fisicamente. Nel frattempo, ha lasciato che a prendere il suo posto nella chat di incontri sia l’altro Andrea, quello sposato con Carlotta. Insomma, gli elementi per tanta confusione e fraintendimenti ci sono tutti. Ma anche per amori e imbarazzi reciproci…
LA MORALE
Impensabile immaginare possa esistere l’amore perfetto. Ancora più impossibile presumere di conoscere il manuale di quell’amore perfetto. Dovremmo parlarci sempre per evitare malintesi, ascoltarci per sapere colmare le mancanze, rinnovarci per non scadere nella noia, fidarci per sentirci liberi a nostra volta: lo sappiamo bene, ma poi si sbaglia sempre qualcosa. Il destino, però, va sempre il suo corso: lui la traiettoria non la sbaglia mai.

IL COMMENTO
Divertente commedia tratta da un film, con gli stessi protagonisti, ormai di qualche anno fa. La colonna sonora che descrive le azioni mute, più che sottolinearne il significato, è l’espressione di una regia a tratti più cinematografica e piena di ritmo. La storia meritava di arrivare sul palcoscenico e la sala (piena) del Manzoni non vedeva l’ora di potere applaudire una trama tanto romantica quanto vera e sincera. I tempi comici coinvolgono, insieme a una serie di equivoci che a teatro funzionano sempre. In alcuni spettacoli il gioco dei fraintendimenti rischia di irritare il pubblico, ma in questo caso Pignotta ha l’intelligenza di non esasperarli: ne crea tanti ma brevi e così rende tutto piacevole e divertente. A confronto due coppie: una che si sta conoscendo sorprendendosi reciprocamente davanti a ogni piccola cosa e non sa se voglia innamorarsi, un’altra che senza accorgersi ha scelto di fare parlare il silenzio e non sa più se ha voglia di continuare ad amare. I sentimenti fanno paura un po’ a tutti, ma questa commedia aiuterà a scoprire come nella maggior parte dei casi la crisi di coppia sia superabile. Senza paura di esprimere emozioni: proprio come fa Vanessa Incontrada. Non nasconde le lacrime di emozione davanti al pubblico del Teatro Manzoni, che lei definisce “casa mia”.
IL TOP
Il cast ha una sincronia perfetta. In quattro riescono a completare il quadro della storia citando solamente (e quindi supplendo loro) personaggi che, nella trasposizione teatrale, avrebbero avuto poco più che un ruolo da comparse. Ci si diverte e si ride moltissimo, specie quando l’equivoco diventa di natura sessuale, ma senza mai toccare minimamente la volgarità. Se il pubblico ha l’intelligenza di capire i momenti più delicati e non ride anche laddove non è richiesto solo perché trascinato dal clima comico, il plauso va agli attori che sanno trasportare l’emotività di ogni singolo momento della storia. Incontrada sempre da scoprire a teatro, dove si rivela ogni volta ancor più brava rispetto a ciò per cui è già apprezzatissima sul piccolo schermo: attenta, concentrata, immersa nel personaggio con grande professionalità. Pignotta si conferma uno dei migliori sceneggiatori e registi, capace di vivacizzare con scelte di temi affrontati e ritmi cinematografici sempre azzeccatissime. Alcune intersezioni nei dialoghi, che vedono alla fine parlare tra loro personaggi in realtà distanti in quel momento, certificano che talvolta parliamo con l’anima, che si ascolta anche a distanza. Due belle scenografie si alternano, intervallate da momenti di buio utili anche a raccogliere gli applausi.
LA SORPRESA
Quando la Prestinari fa la voce fuori campo di una psicoterapeuta brasiliana, diverte e sorprende tutti. In quel momento, però, emerge un altro aspetto che, nella sua comicità, racconta qualcosa di altrettanto sorprendente quanto vero: la terapia dell’oggetto a cui si sottopongono i protagonisti, prevede infatti di trattare l’acqua contenuta in una bottiglia come i propri problemi personali. Raccontate così, le difficoltà diventano più facilmente trattabili, leggere ed eliminabili quando vogliamo. Tra i due atti c’è anche un intermezzo canoro quasi da commedia musicale di Garinei e Giovannini: i quattro sul palcoscenico sono all’altezza di fare tutto.
Massimiliano Beneggi