È in scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 9 febbraio, Émilie du Châtelet. Atto unico, durata 65 minuti. Ecco la recensione.

IL TARGET

Dai 15 anni in su

IL CAST

Milena Vukotic. Regia di Maurizio Nichetti

LA TRAMA

In una serata teatrale condotta da Milena Vukotic, che ricorda la centralità del ruolo femminile nella storia della scienza sebbene non venga mai celebrato, ecco arrivare per il pubblico Émilie du Châtelet. La celebre fisica francese giunge direttamente dal ‘700, ma per lei si vive in un eterno presente: il tempo è un concetto che non esiste, se non per determinare convenzioni. Nulla accade, tutto è. Emilie odia le regole, anche quelle morali: per questo si trova bene col marito che la lascia libera di avere altre relazioni mentre lui si dedica all’attività militare. Assente come madre di tre figli, più che mai vivace come amante, Emilie trova l’amore vero in Voltaire, dalla cui poetica viene attratta. Ne resta talmente affascinata al punto di esserne influenzata nei suoi studi scientifici, che saranno utili a sviluppare le tesi newtoniane, facendole riconciliare con quelle di Leibiniz. Nessuno, però, le darà sufficiente merito di questo.

LA MORALE

La morale della vita di una donna che se ne è infischiata dell’etica è nella sua filosofia di godere ogni attimo dell’esistenza. Tutto è qui e ora e va vissuto intensamente con la propria di morale, disinteressandosi del giudizio altrui. La consapevolezza di vivere avviene proprio quando non facciamo riferimento al tempo che scorre, ma piuttosto alle pure sensazioni. Emilie è una donna sicura di ciò che fa, tanto che accetta che il rapporto con l’amato Voltaire si trasformi in una solidale amicizia, a suo dire più bella dell’amore in quanto non soggetta ai capricci dell’amore.

IL COMMENTO

Émilie du Châtelet è un’ora di lezione di tante cose: lezione di sentimenti (mai infallibili ma sempre importanti se vissuti intensamente), lezione di scienza, lezione di poetica, lezione di filosofia, lezione di francese. Tutto con il linguaggio teatrale che la Vukotic conosce come pochi altri, sotto la regia geniale di Maurizio Nichetti, la cui impronta è notevole. C’è originalità, a cominciare dalla doppia interpretazione dell’attrice nei panni di se stessa e di Emilie, indossandone gli abiti in rapidissimi cambi di scena quasi degni di Brachetti. Un’ora di cultura su una storia sconosciuta ai più, un po’ come tutte quelle che riguardano donne preziose per l’umanità, magari un po’ sfortunate in quanto a successi pubblici. Ad applaudire in platea anche Margot Sikabonyi, a dimostrazione di un rapporto d’affetto immutato con la Vukotic dai tempi di Un medico in famiglia. Impossibile in effetti non amare Milena.

IL TOP

Per chi conosce Milena Vukotic non è una novità, ma è sempre meraviglioso vederla recitare con un intercalare impeccabile di parole in francese, lingua che conosce perfettamente e che si coniuga benissimo con il suo stesso atteggiamento. Milena riesce a fare diventare simpatica persino Emilie, che probabilmente nel suo essere così peperina non doveva rappresentare proprio la persona più semplice con cui avere a che fare. Il personaggio emerge nella sua totale ironia e l’attrice può così raccontare una vita iconica: sul palcoscenico non c’è solo la storia di Emilie, ma quella di tutte le donne mai abbastanza applaudite. Il pubblico del Parenti, però, è abbastanza maturo: lunga standing ovation finale per Milena.

LA SORPRESA

Nichetti sa cogliere tutte le sfumature utili a creare movimento e ironia in un monologo di una donna così importante nella cultura. Tra un discorso e l’altro sull’amore, ecco arrivare anche nozioni di fisica, che si rivela sempre più utile alla spiegazione dei sentimenti di quanto non si possa immaginare. Tutto fa parte dello spettacolo, persino gli imprevisti; anche i momenti in cui Milena beve l’acqua diventano parte integrante della scena. Lasciatevi incuriosire e coinvolgere. Anziché scoprire chi esce dalla Casa del GF, per una sera vale la pena scoprire chi ha fatto scoperte importanti e utili agli studi sulla relatività del tempo poi sviluppata da Einstein.

Massimiliano Beneggi

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