Puntata speciale di Porta a Porta dedicata al Festival di Sanremo 2025, che comincia martedì 11 febbraio. Ospiti di Bruno Vespa nella serata di giovedì sono stati i principali critici musicali (Luca Dondoni, Andrea Laffranchi, Paolo Giordano) ma anche Marino Bartoletti, Gino Castaldo, quindi Bobby Solo (vincitore per due volte a Sanremo), Valerio Scanu, Nicola Di Bari e… i Jalisse.

Già, proprio loro: starete pensando che abbiano stancato. Lo sanno anche loro, non preoccupatevi: si sono annoiati di cantare Fiumi di parole ogni anno, ma i due volponi hanno i loro motivi per tediarci. Dimenticati da tutti finché Fabio De Luigi non li prese in giro in un film (Ex) risvegliando la memoria sulla loro Fiumi di parole, i Jalisse ormai ogni anno spuntano fuori autocelebrandosi come vittime illustri per non essere selezionati tra i Big. C’è poco da girarci intorno: i due non sono sprovveduti sul piano della strategia, sanno benissimo che il giorno in cui partecipassero a Sanremo, dopo cinque giorni farebbero morire l’unico motivo della loro visibilità. È lecito pensare dunque che facciano apposta ogni anno a proporre canzoni talmente brutte per cui ci sarebbe da stupirsi se venissero ammessi. Ai due piace questo ruolo di piangina, con cui diventano caricaturali e se ne accorgono assolutamente: quest’anno anche Willie Peyote li prende di mira. Nella sua canzone in gara, infatti, il cantante dice così: La ami come se lei ricambiasse e c’hai provato anche più volte dei Jalisse, ma l’insistenza non è mai così di classe. E loro gongolano, orgogliosi del motto Bene o male, è bello purché si parli di noi.

Sanno benissimo che sarebbe molto più elegante non alzare la voce e fare come tanti altri loro colleghi che identicamente si presentano ogni anno, senza rimarcare l’indecorosa bocciatura che arriva puntuale da ogni direzione artistica. Tuttavia, a loro interessa poco o nulla di questa etica: per loro è necessaria la pura visibilità e infatti da anni sono lì a presenziare tra le vie di Sanremo a soddisfare le richieste di selfie della gente che li ferma come si fa con ogni fenomeno da social (anche il più trash).

Il problema dei Jalisse, infatti, continua a essere lo stesso da tanto tempo: i social. La coppia ha ottenuto visibilità sul web in virtù di un brano che ricordiamo tutti per essere stato messo alla berlina sin dall’epoca. Inizialmente sono stati bravi a giocarci con autoironia, poi hanno cominciato via via a prendersi sul serio, diventando prima di tutto argomenti da meme social. Era il 1997 quando accadde tutto: le giurie demoscopiche (entità mai completamente conosciuta) votarono Fiumi di parole anziché E dimmi che non vuoi morire, Laura non c’è, A casa di Luca, Storie, giusto per citarne qualcuna. Bella canzone quella dei Jalisse (anche se giudicata da molti già allora come noiosa), ma il successo fu la tomba della loro ascesa professionale: nessuno si aspettava la vittoria e fu facile prendersi gioco di una giovane coppia inesperta di fronte alle critiche.

Col tempo raccontarono poi di essere stati boicottati dalla Rai perché non vincessero l’Eurovision Song Contest di quel 1997. Sarà, d’altronde possiamo solo fidarci come facciamo di chiunque affermi di essere candidato al Nobel (dove le candidature sono rese ufficiali dopo 50 anni): chi saprà mai se davvero sia così? I fatti sembrerebbero dire comunque che la Rai non deve avercela troppo coi Jalisse: questa coppia è la tassa che dobbiamo pagare ogni anno. Con tutti gli ex vincitori che esistono e i bocciati che ci sono ogni anno, perché dobbiamo sorbirci solo i Jalisse? Perché nessuno invita, per esempio, Giuseppe Povia? Troppo fastidioso? Troppo poco ruffiano?

Un fatto è certo: i Jalisse conoscono benissimo le regole del jet set e infatti sono stati bravi a sapere sfruttare i nuovi media per rientrarvi. Si rivelano formidabili anche a cantare: per carità, è sempre lo stesso brano che sapranno ormai più che a memoria, ma non sbagliano mai mezza nota. Sono eccezionali nell’uso dei social: provate a scorrere fra i commenti delle loro pagine ufficiali, non troverete nemmeno mezza critica, miracolo che non accade neppure ai più grandi della musica, perché l’hater è sempre in circolazione. Evidentemente sono prontissimi a rimuovere ogni commento che non sia loro favorevole. Due così bravi non ci vengano a raccontare che non sono in grado di tornare in gara a Sanremo: è tutto architettato perche questa mancata partecipazione continui a essere la barzelletta che fa parlare di loro. Prendano esempio tutti gli altri dimenticati della musica italiana: ci si può reinventare, diventando fenomeni da social. Passa il messaggio per cui non si possa accettare una sconfitta e bisogni fare rumore? Pazienza, siamo sui social: lì tutto ciò che non è etico diventa possibile.

Massimiliano Beneggi

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