È in scena ancora stasera 9 marzo al Teatro Manzoni di Milano, dopo il successo di ieri in cui ha registrato sold out, Il giocattolaio. (Produzione Savà Produzioni Creative, Francioni Francioni) di Gardner McKay. Atto unico, durata 80 minuti. Ecco la recensione.

IL CAST

Francesca Chillemi, Francesco Iaia. Regia di Enrico Zaccheo.

IL TARGET

Dai 16 anni in su

LA TRAMA

Maude è una psichiatra criminologa che si interessa del caso di un serial killer del quartiere, conosciuto come “il giocattolaio”. Costui sceglie le sue vittime decidendo di non ucciderle, ma di farle soffrire prima con una violenza psicologica, quindi carnale, fino a trattare le donne come bambole ridotte a stare su una sedia a rotelle assecondando ogni suo desiderio. Il tutto sotto sedativi e droghe maneggiate con destrezza. Di lui non si conoscono nome e volto, ma Maude teme di averlo scoperto quando una sera fa entrare in casa sua un ragazzo, Peter, arrivato con una scusa innocua. Via via che passa il tempo, emergono diverse personalità del visitatore, che pare tradire anche troppa conoscenza circa le azioni del giocattolaio. Quando Maude teme il peggio, ormai sicura di essere la prossima vittima designata, prova a mettere in atto le sue competenze psichiatriche per difendersi con un gioco psicologico altrettanto arguto. Ecco però che l’ospite ammette di essere un attore che ha messo in scena un personaggio, calandosi troppo nel ruolo. Maude lentamente si rilassa, lasciandosi andare fino a una notte di passione. I colpi di scena non sono comunque terminati: il vero giocattolaio, infatti, è sempre in agguato nella zona…

LA MORALE

Siamo ossessionati dalle stesse paure da cui siamo altresì attratti e che ci suggestionano, al punto da vederle anche laddove non esistono: in questo modo, però, non riusciamo a distinguere tra fantasia e realtà. Così vediamo solo ciò che fa comodo a noi, considerando reale il male che subiamo e ignorando quello che saremmo in grado di fare noi in prima persona. Pensiamo sia impossibile che altri abbiano paura di noi, così lontani da ogni cattiveria: eppure non ci conosciamo abbastanza finché non veniamo messi alla prova sul filo dell’equilibrio. Siamo disposti a tutto, perdendo spesso ogni morale.

IL COMMENTO

Nessuno può davvero dire di non avere mai amato anche ciò che si fa detestare, spingendosi a fare il contrario di quel che si immaginava inizialmente, perché è nella natura umana la capacità di avere fiducia e provare a empatizzare anche con ciò che altri respingono. Il giocattolaio lo conferma. Un thriller psicologico carico di suspence, dove si hanno tutti gli elementi per comprendere ciò che succederà nel corso della serata, ma dove nessuno può immaginare davvero i risvolti chiave che ne determinano la morale. Non siamo di fronte alla banalizzazione della violenza maschile sulla donna: esiste anche quella inversa e questo spettacolo non si concentra tanto sulla differenza tra i sessi, quanto sulla manipolazione di amori malati. Nonché sulla meschinità che, in generale, siamo in grado di adottare nei rapporti umani, giocando con la psicologia e le emozioni. Alti e bassi, ribaltamenti di fronte continui, cambiamenti di opinioni si intrecciano insinuando il dubbio anche nello spettatore: come possiamo dirci certi di qualcosa in una vita dove chiunque può rappresentare ciò che l’altro vuole nel mondo che ha immaginato? Un’ora e venti di spettacolo tutto da seguire, con un linguaggio semplice (anche se, per chi vuole, c’è pure da acculturarsi su termini psichiatrici e medicinali affini) ma che non consente distrazioni: gli spunti di riflessione sono talmente tanti che vale la pena coglierne ogni singolo momento. Il gioco psicologico, in effetti, a un certo punto supererà la trama e sarà un’esperienza incredibilmente profonda.

IL TOP

Francesca Chillemi interpreta Maude, assumendo quindi un ruolo drammatico che raramente si vede nei suoi personaggi. Anzi, in questo caso propone espressioni facciali e vocali che non si sapeva nemmeno le potessero appartenere. In questo modo ci troviamo a farle i complimenti due volte: per l’interpretazione coraggiosa, determinata e sconvolgente di Maude, e una volta di più anche per tutti gli altri personaggi più leggeri che l’hanno resa celebre televisivamente, perché si capisce che la simpatia è spontanea, ma dietro c’è una signora attrice che la sa fare emergere nel modo che tutti ormai conosciamo e adoriamo. Anche nel ruolo di Maude si mantiene sempre impeccabile, senza mai cedere a vizi di caricatura nemmeno nei momenti di sdrammatizzazione: la tv e il cinema se ne accorgano presto. Momenti di sdrammatizzazione che occorrono invece al bravo collega Iaia, il Peter dalle mille personalità. Arrivato da pochi giorni al posto di Tavani (che seguiva la tournée da due anni) appare subito prontissimo nel suo ruolo.

LA SORPRESA

Il finale è incandescente, la storia appassiona e tiene col fiato sospeso: nessuno può uscire dal teatro sostenendo di avere ipotizzato ogni cosa. Un’unica scenografia ben costruita, non essenziale: da osservare ogni dettaglio, perché ciò che viene utilizzato dagli attori diventa ogni volta un indizio in più per scoprire le trame nascoste del thriller.

Massimiliano Beneggi

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