È in scena fino al 13 aprile al Teatro Menotti di Milano, Ti ho sposato per allegria (Produzione Tieffe Teatro e Quirino srl) di Natalia Ginzburg. Due atti, durata 85 minuti più intervallo. Ecco la recensione.

IL CAST

Giampiero Ingrassia, Marianella Bargilli, Lucia Vasini, Claudia Donadoni, Viola Lucio. Regia di Emilio Russo

IL TARGET

Dai 16 anni in su

LA TRAMA

Pietro e Giuliana sono sposati da una settimana (dopo un mese di conoscenza). Continuano a porsi l’interrogativo: “Perché ci siamo sposati?”, a cui non sanno dare una risposta, ma aggiungono piuttosto ulteriori dettagli che danno valore a questa domanda. Sono infatti consapevoli di essere completamente diversi l’uno dall’altra: lui è un avvocato borghese, legatissimo alla famiglia e ai valori tradizionali, lei non ha certo le stesse origini benestanti e dopo aver fallito in numerose relazioni ha tentato il suicidio. Pietro e Giuliana si sono conosciuti a una festa dove un bicchiere di troppo li ha resi simpatici reciprocamente, al punto da farsi la promessa di sposarsi. Ora però le loro differenze vengono tutte a galla, insieme ai giudizi negativi che nutrono nei confronti del partner. Eppure, in certi momenti, c’è l’allegria. Ma attenzione: ci sono anche i parenti a interferire nella relazione…

LA MORALE

Amare per allegria è una scelta moderna e matura o l’espressione di un atteggiamento superficiale? Può un amore fondarsi solo sull’allegria e sulla voglia di evadere dal proprio mondo? La risposta a queste domande, probabilmente, oggi è diversa da quella che ci si poteva dare negli anni ‘60, quando la Ginzburg scrisse questo testo dove il divorzio non esisteva ancora in Italia e vigeva tanta rigidità. Alcuni tabù, ora assolutamente abbattuti, all’epoca erano trasgressioni autentiche. Eppure rimane solida una verità: nella coppia si deve sempre cercare la felicità. Se il desiderio di allegria è alla base di una relazione, i binari sono già quelli giusti, purché ci si riesca a compensare nelle differenze rispettandosi ed essendo sempre presenti.

IL COMMENTO

Assenze e presenze sono la lettura chiave di questo testo, nella regia di Emilio Russo: in scena infatti ci sono anche manichini, come a indicare il mondo circostante ai due protagonisti. Pietro e Giuliana si sono isolati per fare respirare il loro desiderio di felicità, ma sono circondati da simulacri incancellabili del passato, che torna continuamente, e pure di ombre sul presente. In fondo quei manichini non sono molto diversi da Pietro e Giuliana, fantocci di se stessi che non vogliono assumersi la responsabilità di un amore che ragioni sulla coppia prima che sull’individuo. C’è da riflettere insomma, ma anche molto da ridere. Una bella commedia, divertentissima soprattutto nel secondo atto dopo un primo atto più riflessivo (ma dai ritmi comunque godibili). Sullo sfondo della scenografia una bellissima Roma notturna sotto la pioggia, che regala proprio quella poesia che sottende ogni romanzo della Ginzburg. La musica italiana anni ‘60 più romantica (e malinconica) fa da colonna sonora allo spettacolo.

IL TOP

Ci sono attori talmente bravi per cui sai sempre che vale la pena andare a teatro, anche se non conosci lo spettacolo e non sai cosa aspettarti dal testo: Giampiero Ingrassia è uno di quelli. Ironico ma mai con una comicità fine a se stessa e preciso nei tempi, Ingrassia porta sul palcoscenico tutta la sua professionalità ed esperienza, a cui aggiunge caratterizzazioni che fanno chiaramente parte di lui e che infatti si ritrovano in tutte le sue interpretazioni: per esempio, la capacità di sdrammatizzare in momenti di imbarazzo, come quando si crea il gelo tra la mamma e la nuora e lui rompe il ghiaccio proponendo il “Cin Cin” che non potrebbe capitare con un ritmo più giusto di quello. Lucia Vasini (ovazioni per lei, nel ruolo della mamma di Pietro) è straordinariamente espressiva anche solo col volto e le bastano poche parole per raccontare prima il disagio di una donna estremamente conservatrice di fronte a una nuora che è l’esatto opposto e poi quello di una madre che vede il figlio litigare con la moglie. A proposito, anche quest’ultima è ben delineata da Marianella Bargilli, che la rende una donna di carattere, contemporanea (socialmente e sessualmente) e libera prima ancora che libertina. Cast perfettamente equilibrato e ben amalgamato: uno dei più riusciti dell’intera stagione teatrale.

LA SORPRESA

Nella storia c’è anche Vittoria, la giovane cameriera allergica alle regole e decisionista al punto da non preoccuparsi di assecondare i padroni di casa. È interpretata da Viola Lucio, una vera rivelazione: irresistibile, comica, con il suo accento veneto fa di Vittoria un personaggio simpatico al pubblico. Non facile per una cameriera che non deve regalare nemmeno mezzo sorriso e che proprio accondiscendente non è. Questa attrice, diplomata alla Paolo Grassi di Milano, è una delle migliori promesse del teatro: ne sentiremo parlare molto, anche perché sa pure cantare bene (qui ne Il cielo in una stanza). Applausi anche per Claudia Donadoni, nel ruolo della sorella di Pietro, che resta più defilata ma è in realtà una fondamentale spalla che permette ai protagonisti di esprimersi a tutto tondo.

Massimiliano Beneggi

INFORMAZIONI

Dal martedì al sabato ore 20

Domenica ore 16.30

Lunedì riposo

Intero – 32.00 € + 2.00 € prevendita

• Ridotto over 65/under 14 – 16.00 € + 1.50 € prevendita

• Abbonamento Menotti Card 4 ingressi €60, 8 ingressi €110

 

VUOI LA TUA PUBBLICITA’ SU TEATROEMUSICANEWS?

Scrivici a teatroemusicanews@gmail.com e specifica nell’oggetto PUBBLICITA’ TMN