Martedì 8 aprile 2025, alle ore 19.30, debutta al Teatro Carignano di Torino Re Chicchinella, libero adattamento da Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile. Scritto e diretto da Emma Dante, che ha curato anche glielementi scenici e i costumi, lo spettacolo è interpretato da Angelica Bifano, Viola Carinci, Davide Celona, Roberto Galbo,Enrico Lodovisi, Odette Lodovisi, Yannick Lomboto, Carmine Maringola, Davide Mazzella, Simone Mazzella, Annamaria Palomba, Samuel Salamone, Stephanie Taillandier, Marta Zollet. Le luci sono di Cristian Zucaro. Re Chicchinella resterà in scena per la stagione in abbonamento dello Stabile di Torino fino a domenica 13 aprile 2025.

Dopo La Scortecata e Pupo di zucchero, con Re Chicchinella, imponente spettacolo corale, Emma Dante chiude il suo ambizioso progetto dedicato all’universo di Giambattista Basile: un’altra favola per raccontare la profondità dell’animo umano tramite il gioco e l’ornamento della poesia barocca. Al centro della vicenda, che intreccia elementi grotteschi, comici e tragici, si trova un re che commette l’insolito errore di utilizzare una gallina apparentemente morta per pulirsi le terga. Contrariamente alle aspettative, la gallina, tutt’altro che defunta, risale attraverso le viscere del sovrano, stabilendosi nelle sue interiora e consumando tutto ciò che il re mangia. Questo processo porta il sovrano a espellere uova d’oro. Esausto e senza speranza, il re decide di morire di fame, ma non ha previsto la voracità della sua corte, che non vuole privarsi delle uova d’oro.
«Giambattista Basile è un narratore, anzi un affabulatore, un inventore di favole che sempre molto hanno a che fare con la realtà. È un grandissimo creatore di visioni, grazie soprattutto al linguaggio intriso di magia che impiega, ma allo stesso tempo è molto concreto, estremamente terreno. Ho sempre rintracciato, nelle sue favole, elementi che corrispondevano alla nostra realtà. Pertanto, mi piace, di Basile, la verità: nonostante l’architettura straordinaria che costruisce attraverso il linguaggio, mantiene sempre qualcosa di fortemente realistico. (…)
La verità di questa novella – che ho riscritto, puntando l’attenzione sul personaggio del re, circondato dalla famiglia e dalla corte – ha a che fare con l’avidità, l’anaffettività, la mancanza di empatia che, a volte, si trova all’interno delle famiglie. Si ha sempre un po’ paura a parlare delle famiglie, dei loro segreti, della loro intimità… qui si descrive in maniera spietata questa casata reale, la cui storia è ambientata in un palazzo nobile, all’interno di una corte aristocratica. Eppure, pur essendo altolocata, anche questa famiglia ha le sue miserie – prima di tutte la solitudine – all’interno di una comunità così apparentemente felice nel benessere. Quest’uomo, che pure è il re, è solo, malato, abbandonato, circondato da persone – la sua famiglia – interessate non certo alla sua anima o alla sua bellezza interiore, bensì solo al denaro, alle uova d’oro che, casualmente, anzi, incidentalmente, produce da quando si ritrova ad avere dentro di sé la gallina che non vuole uscire dalle sue interiora. Nella mia rivisitazione, questo è diventato il nodo drammaturgico dello spettacolo, che, a poco a poco, con il procedere delle scene, si trasforma in una visione, in un incubo, un sogno. Sconfina nell’irreale, restando ancorato al concreto della distanza che, talvolta, si crea nelle famiglie, per la mancanza di sentimento e a causa di interessi che prevaricano sugli affetti.
Di sicuro si parla anche della solitudine del potere, della sua ottusità che instupidisce – e quindi bisogna guardarsi dal desiderarlo e dal conquistarlo, perché di sicuro non è sano…Senza dubbio, il potere, per come lo si racconta in questa favola, è qualcosa di patologico, che non produce bellezza, ma odio, distanza e morte. Difatti, nello spettacolo, a un certo punto, la morte arriverà, ma, come sempre in Basile – ed è un altro elemento che trovo molto interessante – non sarà la fine di tutto, bensì una trasformazione in qualcos’altro. È un racconto ambivalente, sicuramente gioioso – nonostante tratti della malattia, della freddezza, dell’ipocrisia – ma anche tremendo, come tutte le fiabe».
INFORMAZIONI
Orari degli spettacoli: martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì e venerdì ore 20.45; domenica ore 16.00.
Prezzo dei biglietti: Intero € 37,00 – Ridotto € 34,00
L’acquisto dei biglietti in prevendita prevede un costo di € 1 a biglietto