E’ uscita Il cielo di Milano, la canzone di Enrico Ruggeri estratta dal suo ultimo album La caverna di Platone.

La differenza tra Enrico Ruggeri e gli altri è sempre nell’atteggiamento: non è certo la prima volta che dedica un brano alla sua città ma, a differenza dei colleghi che esaltano il proprio luogo (spesso in modo ruffiano) e le proprie origini, Rouge insieme alla carezza mette anche una tirata d’orecchie che non risparmia nessuno.

Con una ballata rock coinvolgente ed emozionante, ecco dunque che Ruggeri descrive una Milano irriconoscibile e persino vergognosa agli occhi del bambino che era: clochard ignorati e invisibili alla società, impegnata tra cellulari e set di film. Le sirene della polizia, a sottolineare l’ormai noto problema sicurezza della città, si affiancano in questo brano a un orizzonte senza prospettive. L’amata Milano appare essersi intrappolata in una vita complicata che ha perso la sua capacità di distinguere i valori.

E’ un grido d’allarme quello di Ruggeri, che come sempre riesce a fare della critica costruttiva mentre descrive la società. Mantenendo la consueta eleganza, parte da un’autocritica, raccontando proprio la sua Milano che non smette di abbracciare ma in cui si identifica un po’ meno. Atmosfere retrò (ascoltate anche gli effetti sonori di una melodia che sembra arrivare dall’autoradio) e il climax del ritornello, regalano vibrazioni onestamente intense. Rock già dalle strofe, per fondersi col pop nel ritornello, che non rinuncia al ritmo incalzante delle prime battute: sembra il miglior Ruggeri dei tempi di Mistero e Peter Pan. Ma è mai possibile che debba sempre toccare a lui comporre i brani più emozionanti e sinceri? Speriamo non si stanchi mai di farlo, perché anche se le radio si disinteressano presto di questa musica, c’è ogni volta un grande bisogno sociale di vedere unite belle melodie a testi intelligenti. L’ennesima poesia: voto 8.

Massimiliano Beneggi

Ecco qui sotto video e testo di Il cielo di Milano.

Stanno girando un altro film
Protagonisti incontrano comparse
Disperse

Aperitivi dentro ai bar
Ed un clochard ha perso la sua guerra
In terra
Il bambino che sei stato
Cosa penserà di te

Gli piacerebbe quello
Che ora sei?

Piovono rose e spade
Nel cielo di Milano
Su cuori abbandonati
Col cellulare in mano
E non si vede il sole
Nel cielo di Milano
Tra vittime del gioco
E corse contromano

Retribuzioni karmiche
In una vita troppo complicata
Trasformata

Cambiano strade, sogni e idee
Tra routine e senso di avventura
Tra coraggio e paura

Il bambino che sei stato
Cosa penserà di te
Gli piacerebbe quello
Che ora sei?

Piovono rose e spade
Nel cielo di Milano
E l′orizzonte è un limite
Su un’asse cartesiano
E non si vede il sole
Nel cielo di Milano
L′oscurità confonde
Il sacro col profano

E le sirene della polizia
Che nella notte fanno compagnia
Prima di andare via

Il bambino che sei stato
Cosa penserà di te

Piovono rose e spade
Nel cielo di Milano

Piovono rose e spade
Nel cielo di Milano

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