È nelle sale il nuovo film d’animazione prodotto da Disney Pixar, Elio. Ecco la recensione. Per evitare di conoscere il finale, si consiglia la lettura dell’articolo saltando il paragrafo SPOILER.

LA TRAMA
Elio è un ragazzino orfano di genitori: vive con la giovane zia Olga, che ricopre un importante mansione nella base spaziale, dove è impegnata nello smaltimento dei rifiuti galattici. Elio è chiuso in se stesso: con la zia ha un rapporto a tratti conflittuale, non vuole amici intorno a sé, si caccia spesso in guai litigando con altri coetanei. Ha una passione che lo fa sentire vivo: gli extraterrestri. Fa di tutto perché questi lo possano ascoltare e portare a vivere per sempre nel loro spazio. Una notte, mentre è vittima di bullismo al collegio dove lo ha portato la zia ormai esasperata dall’iperattività del ragazzino, finalmente viene ascoltato: Elio viene così portato nel Comuniverso, popolato da simpatici alieni. Spinto dall’entusiasmo, non appena intuisce che gli basterebbe essere riconosciuto come una personalità di rilievo resterebbe lì per sempre, Elio si presenta agli alieni come il Capo della Terra. Come lui, anche un gigantesco robot, Lord Grigon – capo di Hylurg – vorrebbe entrare nel Comuniverso. Tuttavia, gli alieni rifiutano immediatamente l’altro candidato, in quanto non risponde ai loro principi di tolleranza, pace e antiviolenza: Grigon annuncia quindi di essere disposto a una guerra per conquistare il Comuniverso con la forza. Elio si impegna quindi come paciere per fare desistere Grigon alla guerra.
ATTENZIONE -SPOILER FINALE –
Le prova tutte, seguendo un manuale apposito che suggerisce di empatizzare con l’avversario fino a farlo ragionare, ma il potente robot non ne vuole sapere e fa prigioniero il ragazzino. E’ in prigionia che Elio fa la conoscenza di Glordon, il figlio di Grigon. E’ un suo coetaneo, dalle fattezze informi e il cuore di un bambino. Elio, rifacendosi alle parole del manuale, intuisce che Glordon potrebbe diventare la “merce di scambio” con cui convincerà Grigon a evitare la guerra. Così, porta il puro Glordon nel Comuniverso. In attesa di incontrare il potente avversario, i due coetanei diventano amici. Così Elio, che nel frattempo è stato clonato dal Comuniverso per far sì che sulla Terra non si accorgano della sua reale assenza, decide di fare clonare anche Glordon, che in effetti non sembra felice del suo destino futuro di macchina da guerra. In questo modo, mentre il vero Glordon viene lasciato su un’astronave con la promessa di un bel futuro nel Comuniverso, a Grigon viene portato il clone del figlio. Un padre, però, sa riconoscere la propria prole: appena si accorge dell’inganno, scatena la guerra prendendo possesso del Comuniverso. Elio, invece, è costretto a tornare da dove è venuto, perché gli amici alieni hanno scoperto che non è vero nemmeno il suo ruolo di capo della Terra. Una volta tornato, Elio trova zia Olga impegnata a cercarlo chiedendo agli alieni di riportarlo da lei. Nonostante si fosse creato un bel rapporto tra il suo clone e Olga, la zia infatti ha scoperto anche lei in poco tempo che c’era qualcosa di strano nel comportamento eccessivamente perfetto del nipote che ha sempre amato, avendo ora nostalgia anche di tante sue stranezze e scorribande. L’astronave con a bordo ancora nascosto Glordon, è ora arrivata alla Nasa: Elio la vede e decide insieme alla zia di riportarla da Grigon. Lo faranno insieme a Bryce, uno dei compagni con cui aveva litigato in passato Elio, e a un collega di Olga, l’unico che aveva sempre sostenuto la possibilità di mettersi in contatto con gli alieni. Quando Glordon, quasi morente, arriva dal padre, ecco che Grigon esce dal robot e coccola il figlio, comprendendolo e promettendogli che lui non diventerà mai una macchina da guerra. Gli alieni sono pronti a fare di Elio il loro ambasciatore, ma il ragazzino guarda negli occhi zia Olga e capisce che il suo futuro non è nel Comuniverso. Torna sulla Terra insieme alla zia dopo un lungo abbraccio con Glordon, il suo primo vero amico.
LA MORALE
Diversi i punti di riflessione. Anzitutto c’è la guerra al centro di questa storia che diventa inevitabilmente una metafora di tutto quello che sta accadendo nel mondo da qualche anno a questa parte. Desideri di conquista ed egoismi non si curano di ciò che davvero desiderino i cittadini: si vorrebbe possedere tutto ma, anche quando ciò accade, che senso ha se nessun altro è soddisfatto e non si può condividere la propria gioia con serenità? Vale per la guerra, come per tutte le situazioni più quotidiane della vita. Il potere (i soldi) non farà mai la felicità quanto il calore dei sentimenti e dei rapporti umani.
C’è anche il rispetto per la natura di ciascuno, contro cui non è possibile imporsi: apparteniamo a famiglie e a mondi da cui non potremmo mai scappare. La cultura in cui siamo nati ci identifica e in quella ci riconosciamo: nelle altre possiamo essere solo ospitati da turisti, con la voglia di scoprire novità inesplorate ma altresì certi che dobbiamo trovare il nostro posto del mondo. E quasi sempre questo è quello che riguarda la nostra storia e la cultura d’origine, con il rispetto per tutte le altre che non devono essere modificate né con inganno subdolo né con la forza. Concetto chiarito anche sulla clonazione: siamo insostituibili e unici in questa vita, dobbiamo accettarci con tutti i difetti che abbiamo e che cerchiamo di migliorare.
Il valore dell’amicizia è l’altro aspetto importante di Elio: certo, il ragazzino inizialmente pensa a Glordon come “merce di scambio”, ma è proprio conoscendolo che capisce di voler continuare a essere un ragazzino che sappia giocare e non il “capo della Terra”, assumendosi responsabilità più grandi di lui. In fondo, non è nemmeno vero che sia il suo primo amico: anche Bryce lo era già, ma i due non si erano mai chiesti scusa a vicenda. Basterebbe parlarsi, riconoscendo le proprie colpe quando ci sono, senza vergogna di ammettere ciò che davvero si desidera nella vita: come fa anche Glordon con suo padre.
IL COMMENTO
Una bella storia da vedere anche da adulti. Ironica e ricca di spunti (che purtroppo appaiono utopistici di questi tempi) e messaggi importanti. Forse troppi. Il problema Disney Pixar continua a essere sempre lo stesso negli ultimi anni: si mettono insieme eccessivi messaggi morali, facendo calare in parte anche l’intensità di quell’immancabile commozione finale, che non si concentra più solo su un messaggio principale. Intanto, però, ecco la ricetta per la pace. Se solo i potenti del mondo avessero tempo da dedicare a questo film, con la dovuta interpretazione delle metafore, oggi racconteremmo notizie di cronaca diverse. La qualità dei cartoni animati, intanto, è ormai sempre ai massimi storici di sempre: nelle scene che inquadrano le parti paesaggistiche e naturali è praticamente diventato impossibile distinguere un film d’animazione da immagini reali. Manca purtroppo una colonna sonora ridondante: nessuna canzone, come era tipico una volta nei film Disney.
Da sottolineare le prove da doppiatori di Alessandra Mastronardi, nei panni di zia Olga, e di Alessandro Giannini, Lord Grigon. Espressivi, creano emozioni con voci che danno personalità ai personaggi. Cosa che non si può dire di Lucio Corsi: interpreta solo la voce di un personaggio secondario, quasi muto. Ma che senso ha continuare a mettere artisti in ruoli che non gli appartengono? Ecco, anche questo dovrebbe insegnare la storia di Elio. Rispediamo Lucio Corsi sulla Terra a fare il cantautore (che sa fare benissimo), prima che si senta il capo del nostro pianeta e voglia diventare un domani ambasciatore di altri Comuniversi…
Massimiliano Beneggi