Vi ricordate quando, davanti a una domanda che vi trovava impreparati, rispondevate “Di più nin zò?” Impossibile dimenticare il celebre tormentone di Martufello (Maurizio Maturani). Uno dei più simpatici comici caratteristi che possiamo vantare, ha raggiunto un traguardo importante. La sua Sezze (LT) lo ha festeggiato sabato scorso con un grande evento allo stadio comunale, davanti a oltre 5000 persone, per i suoi 50 anni di carriera. Presenti, tra gli altri, anche gli amici di una vita: Pierfrancesco Pingitore, Pippo Franco, Maurizio Mattioli, Manuela Villa, Valeria Marini, Pamela Prati, Giancarlo Loffarelli, Leo Gullotta (in collegamento video) e tutti i grandi protagonisti del Bagaglino, oltre a scuole di danza di Sezze. Indimenticabili anche le sue partecipazioni a Beato tra le donne e diversi film. Martufello, uno dei migliori barzellettieri di sempre, ci svela così il segreto del suo successo: Ho sempre evitato di annunciare “Ora vi faccio ridere”. Meglio non dirlo, sennò poi non ride nessuno, perché si pone il pubblico in una condizione innaturale e io sono sempre stato un artista naturale. Sono rimasto alla comicità semplice, presentandomi per quello che sono.

Però su qualcosa hai calcato la mano creandoti il personaggio. Per esempio con quella “u” al posto della “v”.

Niente affatto. Per noi di Sezze, nel nostro dialetto, è abituale non pronunciare la V: per dire evviva diciamo davvero euiua. Stando sulla scena, quindi, mi è venuto di ribadire lo stesso atteggiamento e così ho sempre fatto, restando esattamente la stessa persona, senza maschere.

C’è stato un periodo in cui anche nelle scuole del Nord Italia, i bambini parlavano come te. Eri consapevole di avere creato tormentoni?

Sì, l’ho sempre avvertito, pure quando dicevo “Fa ride, fa schifo”; “Di più nin zò”, “Euiua”. Mi ha sempre fatto molto piacere, anche se la creazione di tormentoni è sempre stata inconsapevole, non ho mai pensato a quello.

Il momento più bello di questi 50 anni di carriera?

Questi 50 anni. Sono essi stessi una grande soddisfazione: sono partito da un paese, con la quinta elementare. Arrivai a Roma con l’unica intenzione di fare questo mestiere. Oddio, avrei voluto interpretare il ruolo del bello e tenebroso ma poi…gli specchi ti fregano! I ricordi più belli ovviamente sono quelli dei 43 anni con il Bagaglino.

Al pubblico manca molto il Bagaglino: appuntamento immancabile del sabato sera. A te manca?

Come potrebbe essere diversamente? Più della metà dei miei anni li ho passati lì, dove ho avuto la fortuna di imparare tutto ciò che potevo imparare. Col Bagaglino mi sono costruito tutta la vita meravigliosa che ho fatto finora, Mi manca tutto del Bagaglino: andare lì il pomeriggio, stare con gli amici a scherzare. Una vera vita vissuta, intensa e indimenticabile. Ci siamo tornati qualche mese fa al Salone Margherita, per un docufilm su Pingitore: varcare quella porta ha creato un’emozione fortissima. Poi la cosa incredibile è che esci da lì e ti accorgi che ti sembra di non essertene mai andato.

Proponevate una comicità buffa, che divertiva anche gli stessi politici, spesso presenti in prima fila, anche se forse qualcuno di loro rideva delle vostre prese in giro perché c’erano le telecamere.

Si rideva diversamente da oggi. Si prendevano in giro le situazioni ma non si offendevano le persone.

Forse oggi l’unico rimasto che si avvicina a quel genere è Crozza.

No. Crozza è un bravissimo imitatore, ma con tutto il rispetto noi facevamo delle vere e proprie commedie in diretta, c’era un racconto. Sono prodotti imparagonabili. Riuscivamo a stare in video quasi tre ore raggiungendo 14 milioni di telespettatori!

Perché non si può più ripetere il Bagaglino in tv? Scelta vostra o dei palinsesti?

La verità è che non ce lo fanno più fare perché ormai la televisione pensa alla cronaca nera e ai reality: si sta perdendo di vista il fatto che l’Italia è formata per il 70% da 35enni e over, per 20% da quelli con un’età inferiore, e per il 10% da ragazzini giovanissimi attaccati ai social e a quel linguaggio. Ci si dimentica insomma del vero target televisivo e si propone non ciò che al pubblico interesserebbe davvero.

Chi prenderesti di mira maggiormente dei politici di oggi?

Non saprei, perché io non facevo molti personaggi politici, non essendo imitatore. Però certo, con la politica di oggi, dove ci sono anche tanti comici, la scelta sarebbe vasta. Se ci fossimo stati noi con quello che sta accadendo ora nel mondo, immaginati cosa avremmo potuto combinare? Ci si sarebbe divertiti tantissimo. Ma di progetti spero possano continuare a essercene ancora…

So che sei umile e non ti piace farti complimenti da solo, ma per i 50 anni di carriera si può fare un’eccezione. Il pregio più grande che non ti è sempre stato riconosciuto?

Riesco a passare da un monologo riflessivo, con temi importanti, alla comicità in un attimo.

Recentemente sei stato in tournée anche con Marco Simeoli ne “I due cialtroni”, dove si parla anche di ansie, vizi, nevrosi. Cosa crea ansia a Martufello?

Quasi nulla, sono una persona tranquilla. Poco prima dell’estate ogni anno, vedendo le tante date in previsione, mi faccio prendere da un po’ di ansia e quindi mi domando “Ma ce la farò a fare tutto?”. Poi però ovviamente si fa tutto: è fondamentalmente un piccolo vizio con cui mi piace rompermi le scatole da solo. Forse una piccola scaramanzia inconscia.

L’autore è Pierfrancesco Pingitore. 91 anni a settembre, instancabile. Lo senti ancora spesso?

Costantemente, il mio maestro per eccellenza. Continua a scrivere spettacoli molto divertenti, che ci capita di portare in scena anche col mio amico Pippo Franco. Nel caso de I due cialtroni si tratta di una commedia che Pingitore aveva per Albertazzi e Oreste Lionello nel 2001, ma per una serie di motivi non si è mai fatta. Mi aveva fatto leggere il copione, che ho tenuto sempre a casa. Ora che, a 73 anni, ho un’età giusta per il ruolo, ho pensato di proporlo finalmente, anche per omaggiare il grande Lionello, che mi manca terribilmente. Quindi ho chiamato Pingitore e gli ho chiesto se si potesse provare a rifare. Per ora abbiamo portato in giro qualche replica, ma probabilmente più avanti la riprenderemo: è molto simpatica e divertente.

Ci sono anche diversi tratti morali.

Esatto, perché fa vedere quanto gli attori drammatici non considerino i comici quali attori. Nella vita reale succede spesso proprio questo: agli attori drammatici dà fastidio quando c’è un comico al loro fianco, mentre all’attore comico non urta la presenza del drammatico. non viceversa. Una commedia divertente e simpatica.

Ma in questi 50 anni sei riuscito a fare capire alla gente che i comici sono attori?

Certo, come no! Ce l’abbiamo fatta. Lo sanno tutti che il comico fondamentalmente è drammatico nell’animo: quando un comico interpreta testi non prettamente divertenti, rimangono tutti stupiti e si ricredono ogni volta, ma è una vecchia storia che sanno già sin da prima di quello spettacolo.

Cosa fa ridere Martufello?

Le situazioni della quotidianità: mi fanno ridere le cose semplici. Rido molto coi colleghi e gli amici: se uno fa una battuta bella rido, mai avuto invidie.

Ti senti più romano o sezzese?

Ho vissuto per 45 anni a Roma: dopo il Covid mi sono trasferito nuovamente a Sezze, a cui resto ovviamente legato essendoci nato, ma Roma la sento mia perché l’ho proprio scelta e ci ho vissuto tanto: sono stato accolto magnificamente e sono stato bene. Roma è sempre Roma, mi ha dato tutto.

Massimiliano Beneggi

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