Era il 29 ottobre 1995 quando su Italia Uno andava in onda la prima puntata di Colpo di fulmine. Una di quelle trasmissioni che vengono ancor più capite col tempo, diventando cult di una generazione. A condurla era una giovanissima Alessia Marcuzzi, che aveva alle spalle l’esperienza di un programma per ragazzi (Amici mostri) de Il Grande Gioco dell’Oca: quella di Colpo di fulmine fu la sua prima strepitosa occasione da protagonista, che sfruttò al meglio facendone il suo trampolino di lancio.

Dunque, se ancora non l’avete capito o state facendo finta di nulla rispetto al tempo che è passato, si festeggiano i 30 anni di Colpo di fulmine. Quel programma che coinvolgeva ragazzi fra i 18 e i 25 anni circa, fermandoli per strada alla ricerca della loro anima gemella, fino a quel momento ignota. Alessia (quindi in seguito Nudo, Hunziker e Ream) erano ì Cupido della situazione. Ne abbiamo parlato con il deus ex machina del programma, Celeste Laudisio. Autore e regista (nel suo curriculum si ricordano, tra le altre, Colpo grosso, La sai l’ultima?, Nuovo gioco delle coppie, Cuori e denari, ma soprattutto l‘Isola dei famosi), Laudisio ha nella tv fatta con la gente e per la gente il suo marchio di fabbrica: “Già 30 anni Colpo di fulmine? Incredibile. Proprio in questi giorni è venuto a trovarmi facendomi una grande sorpresa Walter Nudo: abbiamo ricordato quanto tempo è passato, ma soprattutto quante belle esperienze abbiamo passato”, dice Celeste.

Come nacque il programma?
Un po’ casualmente. Lavoravo nella struttura di Gregorio Paolini per altre trasmissioni di Mediaset. Una sua collaboratrice mi fece vedere un filmato del format che andava in onda all’estero: in realtà era diverso da come poi lo sviluppammo, l’unica cosa in comune che fu mantenuta rimaneva l’idea di cercare l’anima gemella per strada. Ci piacque subito, lo facemmo nostro e lo immaginammo immediatamente con una troupe leggera, facendolo diventare quello che poi andò in onda.
Qual era la più grande genialità della trasmissione?
Il finale, un po’ cinico: una persona cerca per tutto il giorno l’anima gemella, incontrandola solo alla sera, in genere in un bar o in un ristorante, dove chiacchieravano per dieci minuti. La persona scelta, solo per il fatto di avere accettato l’appuntamento al buio, vinceva un weekend per due. Se a questa piaceva chi l’aveva cercata, partivano insieme, altrimenti si teneva il viaggio per due e andava con chi voleva.

A chi aveva corteggiato in quel caso rimaneva una spilla.
Esatto, magra consolazione. Aveva fatto la fatica e rischiava di non fare il viaggio!
È mai capitato di scoprire che in realtà chi veniva scelto fosse fidanzato e si facesse poi il weekend con la propria compagna o compagno?
No, non credo sia mai accaduto perché soprattutto nella primissima edizione il regolamento era sconosciuto ai più: il pubblico non era così smaliziato. Non credo abbiano fatto i furbi, in fondo si trattava di un weekend a Parigi, non il viaggio della vita: voglio pensare positivo! C’era un clima di gioco, la gente partecipava volentieri. Tanto è vero che ogni tanto dicevano di sì solo presi da tenerezza.
Cioè?
Chi era stato scelto capiva che c’era stata una lunga ricerca prima di decidere, quindi pur non piacendogli l’altra metà, accettava di partire.
Momenti di imbarazzo davanti ai due di picche?
Più che imbarazzo si vedeva il rammarico in alcuni, perché erano veramente interessati alla persona che avevano scelto. La gente era vera e decidemmo di non fare mai alcun casting: anche per questo le reazioni non erano mai artefatte.
Non c’era una versione postuma del programma, che raccontasse che fine facevano queste coppie che erano partite insieme. Ma avete mai avuto notizia di qualcuna che abbia proseguito?
Sappiamo per certo che molti si fidanzarono realmente. Una coppia ci mandò anche le foto del loro matrimonio.
Come convincevate i concorrenti a partecipare?
Il primo mese fu molto faticoso: Alessia era sconosciuta. Facevamo fatica a trovare concorrenti, perché nessuno sapeva chi fosse lei e cosa fosse il programma. Dopo un mese dovemmo andare in giro con la scorta della polizia. La gente ci seguiva, le strade si intasavano: la popolarità fece tutto il resto. Dopo due mesi Alessia divenne un idolo e fece importanti copertine sulle riviste.
Protagonisti anche i cameramen.
Proprio così. Andavamo in giro con due cameramen. Con altri due autori, Paolo Ferrajolo e Massimo Gallo : facemmo la puntata pilota a Bologna (la prima andò in onda poi da Perugia, ndr). Alessia fa la sua introduzione spiegando il senso del programma, quindi si ferma e mi chiede “Celeste, cosa faccio adesso?”. Lì mi venne l’intuizione: “Mettiti a correre!”.
Fu così che venne data un’anima al programma.
D’altra parte eravamo per strada, dove la gente che va sempre di fretta: eravamo nell’atmosfera giusta per essere vicini al pubblico. La definirono “la trasmissione di corsa”. Ed eravamo di corsa su tutto: si registrava in un giorno solo, facendo la ricerca e andando a casa dei concorrenti dove realizzavamo le schede separate su ciascuno, coinvolgendo anche genitori, amici…
Innovativa anche sul piano registico.
Decisamente rivoluzionaria, molto scorretta: montaggio con regole sbagliate, stacchi in asse, musiche moderne. Era una regia volutamente disordinata, come lo era il programma che non aveva la “pulizia” dello studio. Forse fu proprio quello l’aspetto vincente, che alcuni programmi copiarono.
Oggi vi copiano anche alcuni social.
Era un programma genuino: oggi i ragazzi stanno attaccati ai social, che all’epoca non esistevano. C’era voglia di andare in giro a conoscere qualcuno che ti piacesse: era il bello di essere giovani.

Come cambiò la trasmissione in relazione ai conduttori?
Pescammo sempre personaggi nuovi e autentici, all’epoca tutti sconosciuti ma pieni di talento ed entusiasmo, per cui erano dinamici, correvano e bisognava stargli dietro. Tutte bravissime persone, autentiche, con cui abbiamo mantenuto ottimi rapporti: Michelle Hunziker, Walter Nudo, Rebecca Ream. Insomma comunicatori giovani, senza filtri, che usavano il linguaggio dei ragazzi. Per questo risultava un programma molto digeribile.
Perché poi finì?
Dopo un po’ ci si stanca come per tutto. Ci fu la necessità di un rinnovamento.
L’Isola invece continua ininterrottamente. Cosa rappresenta per te?
Un bel pezzo di vita, importante dal punto di vista professionale. Dalla seconda edizione ne ho fatte 18 su 20. Giorgio Gori mi cercò mentre lavoravo in Magnolia: andai in Honduras, l’esperienza mi incuriosì e mi affezionai a questo programma che ho seguito praticamente sempre. Ho fatto le Isole che sono rimaste nella storia, tra Honduras e Santo Domingo, quelle che facevano il 40% di share..
Qualcuno sostiene sia tutto organizzato prima ciò che accade.
Sarebbe impossibile. Anzi, mi piace proprio perché amo lavorare senza schemi. L’Isola ti consente di lavorare con le persone, intuendo le debolezze e i punti di forza, stando vicini quando è il caso di farlo. L’Isola è una fatica vera per i concorrenti e per chi lavora lì, che differentemente ha solo la fortuna di mangiare.
Un po’ come per Colpo di Fulmine, anche all’Isola sei stato autore di un programma che richiede soprattutto una grande fantasia “in diretta”, a seconda di ciò che accade lì per lì.
Sono trasmissioni che non puoi pianificare: è bello improvvisare, capendo con chi si ha a che fare, assecondandolo per dargli il meglio. Non significa dare un copione, ma seguire attentamente i protagonisti nel loro percorso, sperando che accadano dinamiche tra loro.
La tv ha ancora qualcosa di nuovo da proporre o è stato fatto tutto?
Credo sia stato fatto più o meno tutto, almeno per quello che riguarda il reality che è il genere che ho frequentato più di tutto. Non penso si possa fare altro: l’alternativa sarebbe abbandonare la purezza del reality, che appartiene all’Isola e al Gf dove, come ripeto, non esiste copione.

Oggi Mediaset ripropone alcuni programmi del passato.
In effetti erano anni un po’ più spensierati rispetto al mondo di oggi. Non a caso stanno andando molto bene in termini di ascolto, a cominciare da La Ruota della Fortuna. Per anni erano stati dimenticati anche programmi di appuntamenti al buio come Colpo di fulmine e Il gioco delle coppie: poi sono riemerse cose simili su diversi canali. Tutto è destinato a tornare…
Massimiliano Beneggi