La storia del Festival di Sanremo è imprescindibile da Pippo Baudo. Tredici edizioni condotte (sette anche da direttore artistico) potrebbero bastare a giustificarne il rapporto, ma vogliamo andare oltre. Analizziamo velocemente i successi ottenuti nei Festival di Baudo.

Capace di prendere le redini della conduzione nella difficile eredità del 1968 (l’anno prima presentava Mike e lui, giovanissimo, si ritrovò tra le mani un Festival che doveva ripartire dopo la morte di Tenco nel 1967). Canzoni storiche partecipano nelle edizioni ‘84,’85,’87, ma il vero SuperPippo arriva negli anni ‘90.

Nel 1992 risponde “presente” al richiamo di mamma Rai che lo contatta a gennaio per l’edizione di un mese dopo: la trattativa sfumata all’ultimo con Arbore, costringeva la Rai a cercare un usato sicuro. Baudo è sicuro del successo e ha ragione: sarà il Festival di Barbarossa davanti a Mia Martini, così come quello dell’anno dopo sarà quello di Enrico Ruggeri con Mistero e di Laura Pausini (che vuole lui fortemente). Il trionfo assoluto dal 1994 al 1996: tre Festival consecutivi da conduttore e direttore artistico. È la prima volta per un presentatore e aprirà la strada a tanti colleghi. Le serate diventano 5 (addirittura 6 in un’edizione grazie a uno speciale del lunedì sera): è instancabile e gli ascolti vanno alle stelle. La musica è al centro del Festival, che nel frattempo è diventato anche uno show con ospiti internazionali. Lancia Giorgia Andrea Bocelli, Gianluca Grignani, Neri per Caso, Daniele Silvestri, Massimo Di Cataldo; vuole Giorgio Faletti (fino a quel momento attore comico) a cantare un brano contro la mafia, crede nella Zarrillata che nessuno vuole (Cinque giorni), riporta in gara dopo anni Ivan Graziani, Claudia Mori, Nilla Pizzi, Gianni Morandi, Gigliola Cinquetti, Peppino Di Capri, Massimo Ranieri, Toto Cutugno, Al Bano. Tutti si lasciano convincere da lui come direttore artistico. Fa esordire all’Ariston Lorella Cuccarini, Fiorello, Gigi Proietti, 883, Elio e le Storie Tese. È un rivoluzionario che si dedica anima e corpo a Sanremo, dove torna nei bienni 2002-2003 e 2007-2008. Ancora altri successi: Matia Bazar, ma soprattutto Alexia, Alex Britti, riporta in gara Gino Paoli, Mino Reitano, Fausto Leali, Giuni Russo, Nino D’Angelo e lancia Sergio Cammeriere, Anna Tatangelo e Dolcenera. Convince a partecipare in coppia i due rivali Little Tony e Bobby Solo. Per la prima volta arriva a Sanremo la disco music con gli Eiffel 65, quindi qualche anno dopo crede nel cantautorato delicato di Simone Cristicchi e Fabrizio Moro (che vincono tra Big e Giovani), riporta a Sanremo anche Rino Gaetano con un brano postumo cantato da Paolo Rossi. Miracoli finiti? No, il grande miracolo arriva nel 2004, anche se nessuno lo ricorda.

Chiamato per essere direttore artistico del Festival 2005, che condurrebbe Bonolis, ha un compito difficile: ricucire i rapporti tra Fimi e Rai, dopo che le major discografiche hanno boicottato l’edizione 2004 diretta da Tony Renis. Ci riesce, con un lavoro di mediazione importante e difficoltoso per chiunque in quegli anni. Poi i rapporti tra lui e Del Noce si frantumano: Pippo in piena estate stralcia il contratto con il servizio pubblico e la direzione artistica di Sanremo viene affidata a Gianmarco Mazzi e Paolo Bonolis, che si prenderanno i meriti del successo. Quando andrà in onda Sanremo 2005, Pippo starà per rientrare in Rai con Sabato italiano (che deve rinviare l’esordio per la morte di Papa Giovanni Paolo II), ma nessuno ricorderà il suo enorme miracolo: avere evitato che le major abbandonassero Sanremo. Se il Festival esiste ancora, dobbiamo ringraziare Pippo.

Massimiliano Beneggi

VUOI LA TUA PUBBLICITA’ SU TEATROEMUSICANEWS?

Scrivici a teatroemusicanews@gmail.com e specifica nell’oggetto PUBBLICITA’ TMN