Dentro la notizia ha preso il via. Il nuovo contenitore pomeridiano di Canale 5, condotto da Gianluigi Nuzzi è partito subito con ritmi serrati, senza troppi salamelecchi e convenevoli: “Io sono Gianluigi Nuzzi e da oggi saremo dentro la notizia”. L’emozione non manca, ma si comincia immediatamente con uno studio e una conduzione del tutto diversi dal passato. Dentro la notizia rappresenta l’espressione migliore di un giornalista, che non è solo quello noto al pubblico di Rete 4 ma è anzitutto uno dei maggiori esperti in inchieste spinose (il Vaticano ne sa qualcosa). Programma diviso in tre parti: cronaca nera, cronaca bianca e saluti finali (brevi segmenti per riassumere la puntata e fare il punto su notizie di ultima ora).

Si inizia con la cronaca nera che si tinge di giallo (materia in cui Nuzzi è ormai esperto da anni) ma, come avevamo anticipato, non si tratta di uno spin-off di Quarto grado, di cui potrebbe essere al massimo un sommario. Si riceve anzitutto direttamente il racconto di chi è per l’appunto dentro la notizia e che consente di percepire reale empatia, guidata dalla professionalità giornalistica.
La prima storia è quella dei genitori di vittime di omicidi, che non troveranno mai pace e forse nemmeno aiuti dallo Stato. Si parla quindi del piccolo Tommy e della fine pena per l’uomo che rapì nel 2006 il bambino, poi ucciso. La parola passa quindi ai genitori di Marco Vannini, ucciso dieci anni fa da un colpo di pistola del padre della fidanzata Martina, anch’ella ormai libera. Si entra nell’inchiesta che riguarda Silvana, la tabaccaia milanese trovata morta nella vasca da bagno: Ilaria Dalle Palle intervista allora due vicine di casa. Dopo pochi minuti ecco la storia di Cecilia, la pensionata vittima di un auto pirata guidata da quattro bambini Rom: anche qui si descrive direttamente la vicenda attraverso un collegamento e il commento del cappellano del carcere minorile di Bologna e di una psicologa. È così via: storie di cronaca nera che partono dalle vittime, di cui spesso si finisce per non parlarne più. Così accade anche affrontando lo scandalo di fine estate: il gruppo social Mia moglie, raccontato da una delle donne che si è ritrovata le proprie foto intime sull’ignobile piattaforma. Via via che ci si avvicina al termine della trasmissione, i temi si alleggeriscono: si parla di Ginostra, paese invaso dalle capre che devastano l’agricoltura, e lo si fa con gli abitanti del luogo in rivolta. Parola ai protagonisti insomma. Unico inconveniente: troppa pubblicità. È la stessa che c’era un tempo, per carità, ma finché si parlava di GF e dintorni con certi ospiti, l’interruzione a suon di spot non urtava, al contrario era persino una boccata d’aria fresca.
Un bel salto di qualità per Canale 5. Toni pacati, dove si parla uno per volta senza sovrapposizione ed evitando ogni tipo di processo in tv. Niente talk show, poche opinioni personali degli ospiti, se non nei temi sociali più leggeri: si va direttamente sui fatti, che raccontano molto di più rispetto a quanto possa fare qualsiasi tuttologo. Nuzzi dà una concreta svolta all’orario che già con Myrta Merlino aveva cambiato approccio, ma senza cambiare titolo (e quindi format). In due anni si è passati dal caffeuccio della D’Urso al giornalismo vero di Nuzzi, che ha in testa un’idea ben precisa: non allontanarsi mai dal titolo del programma. Quello sarà costantemente il filo conduttore da non perdere e che eviterà a Dentro la notizia di trasformarsi nel classico contenitore che possa raccontare tutto e niente. Nuzzi detta i tempi, gestisce da buon padrone di casa ogni intervento che non ha il sapore del sensazionalismo a ogni costo. Si vuole raccontare la quotidianità del Paese.
La trasmissione parte bene, per ora senza alcuno spazio alla cronaca rosa, che in ogni caso sarà affrontata senza la smania eccessiva del gossip. Anche Michel Dessì, privato del gossip su Fedez, può dimostrare la sua competenza. Nelle prossime puntate si capirà meglio la forza del programma, perché inevitabilmente alcuni argomenti di cronaca nera rischiano di ripetersi. Quello che contava, per partire bene, era proporre un atteggiamento diverso dal passato. Missione compiuta. Nel frattempo, Mediaset passa da “Striscia la notizia”, dove l’informazione è presa appunto “di striscio” per creare il pretesto alla satira, a “Dentro la notizia”: forse la fine del periodo d’oro di Ricci si esprime anche in questo senso.
Massimiliano Beneggi