Il tema del consenso come cardine della giustizia nella violenza di genere. Questo il tema di Prima Facie, l’acclamata opera della drammaturga australiana Suzie Miller già rappresentata in tutto il mondo, al suo debutto italiano alla Sala Umberto di Roma dall’1 al 5 ottobre ad opera della Compagnia Finzi Pasca che ha acquisito i diritti esclusivi di messa in scena dello spettacolo per l’Italia e la Svizzera. L’intenso monologo, nella traduzione di Margherita Mauro, vede protagonista l’attrice italo-brasiliana Melissa Vettore, per la regia di Daniele Finzi Pasca. Le musiche sono di Maria Bonzanigo, le scene di Matteo Verlicchi, i costumi di Giovanna Buzzi, video design di Roberto Vitalini.

La trama. Tessa è una brillante avvocata penalista, esperta in casi di violenza sessuale, che si ritrova sconvolta da un evento traumatico che la costringe ad un profondo esame critico della Giurisprudenza e del senso più autentico della giustizia. Questo il soggetto del romanzo dell’avvocata, attivista e scrittrice Suzie Miller da cui è tratta la pièce, pubblicato in Italia da Neri Pozza. Un romanzo graffiante su potere, classe e sesso, sull’ingiustizia nei processi per abusi sessuali insita anche nei sistemi che ci aspettiamo più equi.
Tradotto in 20 lingue e rappresentato in 38 paesi, Prima Facie è diventato un fenomeno globale, suscitando ovunque dibattiti sulla necessità di un sistema giudiziario più sensibile e rispettoso nei confronti delle vittime di reati sessuali.
La prima versione dello spettacolo ha debuttato a Sydney nel 2019. Nell’aprile 2022 è andato in scena a Londra vincendo due Laurence Olivier Award, per poi raggiungere Broadway. Oggi Prima Facie è rappresentato in tutto il mondo.
Intorno allo spettacolo si è sviluppato un vasto movimento d’opinione che ha contribuito a modifiche
legislative nel Regno Unito e ha portato Suzie Miller all’ONU per affrontare il tema dei diritti legali delle
vittime di abusi e molestie sessuali.
Un’opera necessaria e attuale
Nel contesto giuridico, Prima Facie, dal latino “a prima vista”, si riferisce a un evento considerato vero solo sulla base di una prima impressione. La pièce affronta con intensità e sensibilità temi oggi più che mai urgenti: la violenza di genere, il consenso e il linguaggio del potere, mettendo in evidenza il divario che spesso separa la giustizia formale da quella realmente vissuta. Più che soffermarsi sulla violenza esplicita, la narrazione si concentra sul consenso negato, frainteso o manipolato, offrendo una prospettiva critica su una cultura e un sistema che ancora troppo spesso tende a colpevolizzare anziché ascoltare e tutelare chi denuncia.