Maurizio Crozza torna in prima serata su Nove con Fratelli di Crozza ed è subito polemica.

Nel monologo iniziale attacca in modo diretto Papa Leone XIV, accusato di non prendere posizioni e di non presentarsi a Gaza. “Ha cose più importanti a cui pensare”, dice sarcasticamente Crozza mostrando l’immagine di Papa Leone che inaugura un ristorante a Castel Gandolfo (per la verità voluto già precedentemente da Bergoglio, considerato invece da Crozza di un’altra caratura: “Leone non è Francesco”). Scherzando senza ritegno sui concerti del Giubileo, con l’obiettivo di sottolineare sempre l’impegno del Papa su argomenti futili, Crozza decide di aprire la prima puntata del suo programma attaccando duramente il Pontefice. Come non bastasse, ecco l’imitazione.

Robert Prevost viene scimmiottato nel suo accento americano, perché a quanto pare a Crozza sta sullo stomaco proprio l’idea che il Papa sia statunitense. Sono comunque i contenuti a creare fortissima polemica più che la parlata: “La Santa Sede non si è pronunciata sul genocidio di Gaza? Io volevo chiamarmi Papa Coniglio I, perché non ho tutta quella forza, ma in Vaticano mi dicono che sono un Leone. Alla sera penso che potrei andare a Gaza a dire basta con tutte queste guerre, andare da Putin, da Trump, ma solo la sera perché la sera Papa Leone ma la mattina..ci siam capiti”.

Continua quindi la presa in giro nei confronti dei droni usati al Giubileo e verso gli inviti continui alla pace, come se fossero pura e inutile utopia.

Infine una canzone interpretata nei panni di Prevost, trattato da Crozza come un idiota che non prendendo posizione diventa complice dei guerrafondai. Non si tratta di un commento, che potrebbe naturalmente prendere le mosse da visioni diverse col Papa: qui si mischia il diritto alla satira con l’offesa. Certo la satira è tanto più forte quanto più tocca personaggi potenti, ma qui l’attacco è davvero ignobile: la comicità non era richiesta su argomenti così delicati.

Passino le prese in giro a Meloni e Salvini (guarda caso sempre una posizione a senso unico), ma stavolta Crozza la fa davvero grossa e certamente se ne parlerà a lungo. Più ancora di quando fece flop a Sanremo venendo fischiato e senza più trovare la forza di andare avanti col suo monologo. Stavolta è davvero fuori controllo: non avere rispetto per il Papa vuol dire non avere rispetto non solo di una persona, ma di una fede. Ormai il “Woytilaccio” di Benigni negli anni ‘80 è quasi acqua fresca: la comicità non può più toccare certe categorie per il politically correct, ma il Papa e i cristiani diventano oggetto di attacchi gratuiti. Il mondo sta davvero girando al contrario: siamo sicuri che su un canale privato come Nove non debba esistere un codice etico? Forse le regole sarebbero da cambiare…

Massimiliano Beneggi

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