È in scena fino al 28 ottobre, al Teatro Manzoni di Milano, Fata Morgana, di Gianfranco Jannuzzo e Angelo Callipo. Produzione Girgenti Spettacoli con Virginy L’Isola Trovata.
Due atti; durata 110 minuti con pausa di 10 minuti

IL CAST
Gianfranco Jannuzzo, accompagnato musicalmente da Chiara Buzzurro (chitarra); Nicola Grizzaffi (tastiere e piano); Angelo Palmieri (oboe); Alessio La China (violoncello). Scene: Salvo Manciagli. Musiche originali: Francesco Buzzurro. Regia di Gianfranco Jannuzzo
LA TRAMA
La leggenda racconta che una Fata Morgana, straniera accolta in Italia e diventata in italiana ella stessa, rivolgendosi a un barbaro che vorrebbe invadere la Sicilia dalla Calabria, faccia apparire agli occhi di questi l’isola a due passi. Lo invita a tuffarsi in mare, salvo poi rompere l’incantesimo e lasciarlo affogare. Ebbene, quel mito vive ancora: in ciascuno di noi italiani scatta un meccanismo di difesa nei confronti della propria terra, non appena ne percepiamo il pericolo di un’invasione, fosse anche solo concettuale. Nessuno si azzardi a parlare male della nostra città, di cui pure riconosciamo i difetti ma che ci manca terribilmente quando ce ne allontaniamo. Non è un caso se pensiamo, ci arrabbiamo e ci difendiamo in dialetto. Tante culture si intersecano in Italia, ma per fortuna nessuna è mai riuscita a conquistare il territorio al punto da fargli perdere l’identità. In una carrellata tra i dialetti italiani, a cominciare proprio dalla sua Sicilia, Jannuzzo racconta modi di fare diversi per ogni regione, dicendosi innamorato di quella Fata Morgana che ancora resiste e che vive di quanto ha costruito nella sua terra d’origine.
LA MORALE
Tanti popoli differenti, molteplici linguaggi e atteggiamenti, ma un’unica grande etica, che ci rende orgogliosamente fratelli nella nostra Italia. Se in tanti sbarcano dall’estero, trovandovi familiarità e accoglienza, il motivo è tutto in quell’identità che ci appartiene e che manteniamo costantemente.

IL COMMENTO
Un one man show divertente e appassionante, dove la leggenda la fa padrona. Tante le storie che Jannuzzo racconta per descrivere le diverse regioni d’Italia: poco importa se siano vere, verosimili o del tutto inventate, perché le leggende hanno quella peculiarità, di sapere prima di tutto disegnare le caratteristiche principali di un popolo e dei suoi protagonisti. Stereotipi, più o meno confermati, si traducono in efficaci pennellate che dipingono l’immagine di ciascuna regione: se usati bene come fa Jannuzzo, si ride risparmiando persino ogni tipo di retorica. Un vero inno morale alla nostra penisola. Su una scena che evoca la Valle dei Templi, fra tante risate non mancano momenti di riflessione, con omaggi alle donne e alla loro grandezza e pensieri rivolti all’immigrazione e all’accoglienza, qualità imprescindibile del nostro Paese. Il Teatro Manzoni di Milano, città dove notoriamente il dialetto si sta andando dissolvendo, apprezza, applaude e forse scopre che in fondo in fondo nemmeno la parlata meneghina è davvero scomparsa, grazie a Dio.
IL TOP
La forza di Jannuzzo è quella di osservare i popoli. Lo si evince anche dai suoi libri fotografici, dove protagonista è proprio la gente comune, colta nei gesti più quotidiani. Fata Morgana è un corpus completo della sua poliedricità, che conferma la sua qualità di osservatore. Con tanta autoironia, non risparmia battute sulla sua stessa Sicilia, ammettendone altresì l’infinito amore che prova per lei, come per gli amici che ha in tutta Italia. Si trasforma in un imprenditore padano, quindi in una signora veneta, passando per ogni dialetto da Nord a Sud, che interpreta in modo impeccabile, assumendo non solo la parlata ma persino la gestualità di ogni popolo. Gianfranco coinvolge il pubblico, dialogando con questo nella magia del teatro e sfoderando anche la sua grande arte di barzellettiere che la televisione ha un po’ dimenticato. Nel modo di muoversi, nel carisma (e pure nella fisicità) sembra di vedere sul palcoscenico Gigi Proietti, che non a caso fu il suo maestro.
LA SORPRESA
In Fata Morgana c’è anche il Gianfranco Jannuzzo che non ti aspetti: suona al pianoforte, canta, balla. È un saltimbanco capace di fare ridere ed emozionare al tempo stesso. Sul palcoscenico con lui un quartetto di musicisti bravissimi, pronti a giocare con strumenti e suoni sorprendenti.
Massimiliano Beneggi