È in scena fino al 2 novembre, al Teatro Franco Parenti di Milano, La reginetta di Leenane di Martin McDonagh (traduzione italiana di Marta Gilmore), produzione Teatro Franco Parenti. Durata 110 minuti, atto unico. Ecco la recensione.

IL CAST

Ambra Angiolini, Ivana Monti,
Stefano Annoni, Edoardo Rivoira. Regia di Raphael Tobia Vogel. Scene di Angelo Linzalata; luci Oscar Frosio; costumi Simona Dondoni; musiche Andrea Cotroneo.

LA TRAMA

Leenane, Irlanda. Maureen è una donna di quarant’anni dalla vita irrisolta, esasperata da Mag, madre anziana e disabile, nonché egoista e pretenziosa. La figlia si sente trattata da lei come una sguattera e non tollera la mancanza di igiene, la prepotenza e soprattutto le bugie di sua mamma, percependola come qualcosa di infinitamente diverso da lei. Mag nega infatti ogni vita sociale a Maureen, tenendola all’oscuro anche dall’invito a una festa da parte di un amico, la cui lettera viene puntualmente bruciata nel camino. Quando Maureen una sera si infatua di un ragazzo, che porta a casa con lei, Mag resta stupita che la figlia possa avere un rapporto col mondo esterno e racconta all’uomo qualcosa del passato torbido di Maureen, rinchiusa per un certo periodo in un manicomio. Da quel momento ogni cosa assume una verità diversa: la fasciatura alla mano di Mag è realmente causata da un incidente o piuttosto da scottature nella padella bollente indotte da Maureen, come sostiene l’anziana signora? All’uomo, innamorato di Maureen, sembra interessare solo il bene di quella che considera la “reginetta di Leenane” e vorrebbe partire via con lei, salvo il volere di Mag…

LA MORALE

Fino a che punto proteggere una persona può essere considerato un gesto nobile, prima che possa significare alienare se stessi, generando così un’inevitabile esasperazione egoistica? Ecco come l’amore viscerale tra due persone diventa tormentato e produce negatività reciproca, pur restando comunque amore. In effetti ciò che odiamo, molto spesso è ciò che amiamo, che vorremmo essere o che addirittura già ci appartiene molto più di quanto immaginiamo. C’è poi il tema delle bugie, che costringono alla coesistenza di due verità: quella reale e quella che si crea con la propria fantasia, ma di cui ci si autoconvince per reggere quanto è stato inventato. “La realtà è una semplice illusione, sebbene molto persistente”, diceva Einstein. Ecco, persino nei sentimenti e nella quotidianità tocca dare ragione alla teoria del relativismo: cosa davvero sia reale e a quale realtà dare fiducia non lo sapremo mai con piena certezza.

IL COMMENTO

Un amore crudele e intenso. Testo ricco di un significato che si coglie appieno solo nel finale, fortissimo, tagliente, pieno di pathos ed estremamente attuale, pensando anche a tanti casi di cronaca familiare. Ribaltamenti e colpi di scena cambiano infatti i ruoli dei protagonisti, che da vittime si trasformano in carnefici e viceversa, mettendo in crisi lo stesso pubblico. Momenti ironici di humor nero vanno in crescendo divertendo sempre di più la platea, fino al finale drammatico, che spiazza tutti e cambia interpretazione al testo. La cifra stilistica della regia di Vogel, con sipari trasparenti che dividono i capitoli della piece, consente un ritmo veloce e cinematografico che la sala grande del Parenti (sempre esaurita) apprezza con lunghi e ripetuti applausi. La reginetta di Leenane si preannuncia già a ottobre come una delle migliori produzioni della stagione teatrale e come al solito non si esce dal Parenti senza che l’emozione abbia preso il sopravvento.

IL TOP

Ambra Angiolini e Ivana Monti sono due facce diverse del mondo del teatro. Novità la prima (anche se sempre al Parenti ha già portato al successo per numerose repliche Olivia Denaro), leggenda la seconda. Insieme funzionano e appassionano. Angiolini, nei panni di una quarantenne narcisista che via via, con eccessi e volgarità, fa trapelare una follia latente e pronta a esplodere: lo fa con una intensità che nelle battute finali commuove, mettendo in risalto il dramma di una donna persa senza ciò che ha sempre più amato e detestato allo stesso momento. È proprio nel finale che Ambra dà il meglio di sé, con un’interpretazione sconvolgente, straziante, che evoca allo stesso tempo immensa tenerezza, rabbia e pietà. Monti nel ruolo di Mag è tanto spietata quanto comica, risultando quanto mai credibile e portando tutta la sua esperienza sul palcoscenico. Applausi per entrambe.

LA SORPRESA

Un camino acceso per tutto il tempo è l’effetto principale che la scenografia, impreziosita di dettagli che disegnano il vecchio salotto di Mag e la finestra da cui si vede l’Irlanda. Angelini-Monti è la coppia sorprendente che non ti aspetti e che in realtà sembra fatta apposta per recitare insieme e restare unita a lungo.

Massimiliano Beneggi

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