In scena nella Sala Tre del Teatro Franco Parenti di Milano (via Pier Lombardo) dal 20 al 26 Ottobre, L’eco della falena, firmato dal giovane regista Ciro Gallorano, già pluripremiato per l’originalità della sua ricerca scenica. Lo spettacolo è frutto di un lavoro radicale sul gesto, sul tempo e sulla memoria, che guarda agli archetipi e all’inconscio collettivo. Sul palcoscenico Davide Arena e Sara Boncidisegno.
In una camera sospesa nel tempo, una donna si muove tra oggetti quotidiani e gesti
minimi, ripetuti come in una liturgia personale. Dietro due grandi porte chiuse, simbolo del futuro e dell’ignoto, si cela l’eco di qualcosa che è stato o che potrebbe essere. Il tempo, nella sua doppia natura di cura e rovina, attraversa il corpo e lo spazio: si fa nostalgia dell’infanzia, ferita del ricordo, paura del domani.

Anime in attesa, ispirate alla vita e alle opere di Virginia Woolf, si materializzano in scena svelandoci la loro melanconica natura. Una donna continua a cucire, a lavarsi, a prepararsi per qualcosa che forse non arriverà. Un uomo appare come un fantasma della memoria o un’ombra del futuro. I due corpi si sfiorano senza parlarsi, in un dialogo fatto di presenze, assenze e domande sospese.
L’ultima immagine è quella di una farfalla intrappolata nel suo stesso bozzolo: un gesto che si ripete, fino all’esasperazione, come il battito fragile della memoria.
L’eco della falena è un’opera scarna di parole; parla attraverso la luce, le ombre, i suoni e i dettagli. Un teatro simbolico, corporeo, che scava nell’animo attraverso la potenza dell’allusione e la rarefazione del linguaggio.