Fino al 7 dicembre al Teatro Franco Parenti di Milano è in scena Un tram che si chiama Desiderio (produzione Teatro Franco Parenti) di Tennessee Williams con traduzione di Paolo Bertinetti. Atto unico, 120 minuti. Ecco la recensione.

IL CAST
Sara Bertelà e con Stefano Annoni, Silvia Giulia Mendola, Pietro Micci. Regia di Luigi Siracusa
LA TRAMA
Stella e Stanley sono sposati, apparentemente molto innamorati e passionali, ma ad accorgersi che c’è qualcosa che non va è Blanche, la sorella di Stella. Trasferitasi a New Orleans a casa della coppia con il tram che si chiama Desiderio, Blanche nota da subito una violenza negli atteggiamenti di Stanley, che tuttavia Stella (incinta) non ammette, offuscata dall’amore per l’uomo e dalle continue richieste di scusa che questi adduce. Blanche sente di non poter più rimanere in quella casa, dove non è gradita da Stanley e dove non si respira la magia che lei vorrebbe finalmente vivere dopo tante complicazioni e drammi della sua esistenza. Tuttavia la donna si innamora di Mitch, amico di Stanley: lo vorrebbe sposare, ma nel frattempo il cognato ha raccontato allo spasimante tutte le malefatte e le bugie della vita precedente di Blanche…
LA MORALE
Socrate diceva: “Il segreto del cambiamento è concentrare tutte le energie, non sulla lotta al vecchio, ma sulla costruzione del nuovo”. Per ripartire bisogna ignorare il passato che ci ha fatti stare male. Desiderare la serenità e la poesia in questa vita non dovrebbe risultare utopistico, ma molto spesso si rivela tale. Non dobbiamo comunque dimenticare che siamo padroni della nostra stessa morale ma non di quella altrui, che non potremo giudicare. Il rispetto, però, è una questione etica che dovrebbe appartenere a chiunque. Talvolta dietro alle bugie si nasconde la tenerezza di chi vuole provare a ricominciare lasciandosi il passato alle spalle, altre volte invece le menzogne sono pericoloso indice di un’evasione dalle proprie responsabilità attuali. In questa commedia, sono messi a confronto i due approcci alla vita, con due personaggi diversamente bugiardi.

IL COMMENTO
Straordinaria forza del testo dopo tanti anni, più che mai attuale ora che finalmente la società apre gli occhi su atteggiamenti maschilisti e violenti (anche se esistono pure a parti inverse). Un tram che si chiama Desiderio conferma anche in questa bella versione particolarmente passionale la sua nota amara e drammatica. Una trama comunque ricca anche di sogni e speranze, al centro dell’anima femminile in questo caso. C’è qualche salto narrativo rispetto all’originale, ma non si perde mai il tessuto connettivo della storia. La crudeltà e la pietà dei personaggi lasciano pietrificato il pubblico, che si esalta sul finale con un lungo applauso. Colonna sonora azzeccata, ideale accompagnamento di una trama emotivamente molto forte.

IL TOP
Un cast importante valorizza un classico talmente noto con cui è persino difficile confrontarsi, ma supera la prova straordinariamente. Sara Bertelà (Blanche) e Silvia Giulia Mendola (Stella) rappresentano la femminilità più autentica, fatta di quella sensibilità che merita di essere esaltata ma spesso non trova il giusto spazio in un mondo che ci vuole sempre sulle difensive. Le due attrici emozionano, sottolineando bene gli atteggiamenti di donne innamorate che vogliono ancora credere nella poesia della vita e nei sentimenti, nonostante le violenze subite. Strazianti gli urli di Blanche, non meno dei silenzi di Stella, che parla spesso attraverso i soli sguardi espressivi degli occhi della Mendola. Non facili e rischiosi i ruoli di Stefano Annoni e Pietro Micci, che esprimono la parte peggiore dell’uomo nel maschilismo estremo: antipatici i loro cinici e sarcastici personaggi, bravissimi però gli attori nelle interpretazioni. Il pubblico infatti apprezza e applaude tutti e quattro alla stessa maniera.
LA SORPRESA
In questa versione diretta da Luigi Siracusa c’è qualcosa di metafisico nella scenografia, che spiega meglio il senso morale della trama: una stanza chiusa e angusta, fatta di sole persiane verdi, quindi apparentemente rilassanti. Attraverso queste si intravedono gli altri spazi del bilocale di Stella e Stanley, per cui tutto è sotto gli occhi di chiunque e in un luogo piccolo nulla può più sfuggire alla realtà. Non si può fingere. Non si può immaginare di essere amati da chi umilia. L’apparenza ha vita breve.
Massimiliano Beneggi