E’ in scena ancora per oggi alle 16 al Teatro San Babila di Milano (e poi in tournée) La scuola delle mogli di Molière (adattato da Vito Cesaro). Atto unico, 90 minuti. Ecco la recensione.

Foto Emanuela Napoli

IL CAST

Vito Cesaro, Matilde Brandi, Claudio Lardo, Gerardina Tesauro, Christian Salicone, Alfredo Crisci. Regia di Vito Cesaro. Scene Rudy Zoppi; costumi Maria Marino; musiche Danny Elfman

LA TRAMA

Arnolfo è un uomo di mezza età, benestante e godereccio, che spesso e volentieri ha relazioni con donne sposate. Per questo è da sempre convinto che il matrimonio sia un’istituzione priva di contenuti morali. La vera colpa dei tradimenti, secondo Arnolfo, è delle donne, che hanno possibilità di istruirsi, rendersi economicamente indipendenti e conoscere la società (e le sue tentazioni). L’unico modo per evitare il tradimento di una donna è far sì che questa sia ignorante, quindi anche poco attraente agli occhi altrui. Così decide che sposerà la bella ma ingenua Agnese, giovane ragazza di cui aveva acquistato anni addietro la tutela da una madre in disgrazia e che ha sempre tenuto segregata nella sua dimora. Tuttavia, la semplicità di Agnese fa innamorare il giovane Orazio. Per Arnolfo allontanare lo spasimante della ragazza e anticiparne i comportamenti è facile, perché infatti Orazio, non sapendo che a tenere segregata Agnese sia proprio lui, gli confida ogni volta le prossime mosse per incontrare di nascosto l’amata…

LA MORALE

“Coi tuoi soldi hai comprato il suo corpo non certo il suo cuor”, cantava Celentano in uno dei suoi brani più famosi, che potrebbe sigillare con questa frase il senso de “La scuola delle mogli”. Ingenuo, spensierato, puro e semplice: per quanto appaia retorico, in fondo è proprio così che a ciascuno di noi piace l’amore. Le coppie più forti sono quelle che mantengono salda quell’energia. Se la gelosia porta a nascondere il mondo alla persona che è al proprio fianco, allora non è amore né per l’altro (che viene annullato), né per se stessi: significa essere incerti e temere che basti pochissimo perché venga preferito un terzo incomodo. Ironicamente, Arnolfo la chiude così: l’unico modo per avere certezza di non avere le corna, è non sposarsi. Evitare di rischiare per non farsi male, talvolta può essere una soluzione ma ci nega la possibilità di conoscere qualcosa di nuovo e magari di bello.

IL COMMENTO

Prosa e musical si uniscono dando vita a uno spettacolo da applaudire e che infatti riempie i teatri. Una commedia del ‘600 che, come tutti i grandi classici di Molière, continua ad appassionare e a rivelarsi attuale, grazie al linguaggio semplice e divertente. Non mancano gli equivoci che ama l’autore francese, ma essendo in questo caso insistenti di quanto non accada in altri testi, l’opera risulta ancora più scorrevole. Fa riflettere come questo argomento dell’uomo padre e padrone di famiglia fosse raccontato con ironia nel ‘600 e resti un tema di cui occorre parlare ancora oggi. Sì, perché chissà quanti immaginano che basti il denaro per convincere una persona a non volersi mai lasciare andare alla passione e ai sentimenti che le appartengono. E al di là delle relazioni amorose, chissà in quanti come Arnolfo trovano sulla propria strada un saggio Crisaldo che cerca di dissuadere e riportare sulla retta via, ma anche due servitori come Alano e Giorgina che pur di adulare si rendono complici di malefatte. In questo La scuola delle mogli è la scelta tra il bene e il male, con il secondo spesso più comodo da scegliere, ma con un prezzo eterno da pagare tra bugie e sensi di colpa.

IL TOP

Vito Cesaro (l’egoista Arnolfo) e Matilde Brandi (la dolce e coraggiosa Agnese) sono al centro di un cast fortissimo e affiatato, capace di riportare in una dimensione seicentesca con quella freschezza che rende La scuola delle mogli assolutamente divertente. Tempi comici perfetti, mimiche efficaci, ma anche tanto talento nel canto, che fa esprimere gli attori a 360 gradi. C’è un motivo se questo spettacolo continua a fare sold out e la ragione non è solo nella grandezza di Molière (riadattato, senza stravolgerne idea e linguaggio), ma anche in un cast che sa impreziosire la storia come meglio non si potrebbe fare. La sensazione è che in particolare del talento di Matilde Brandi si sia sempre detto molto ma mai abbastanza: una delle migliori ballerine, assolutamente ironica e perfetta anche come attrice.

LA SORPRESA

La scenografia è adorabile: elegante, disegnata alla perfezione ed efficace. L’esterno del castello dove abita Arnolfo si apre sorprendentemente portandoci all’interno della dimora e mostrando un ricco salotto, che non nasconde però la povertà d’animo del protagonista.

Massimiliano Beneggi

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