Va in scena domani, al Teatro La Scala di Milano, Lady Macbeth del Distretto di Mcensk. Per la Prima 2025 si punta quindi su un’opera lirica in 4 atti e 9 scene del compositore russo Dmitrij Dmitrievič Šostakovič, basata su un libretto di Aleksandr Germanovič Prejs e dello stesso compositore, ispirato all’omonimo romanzo breve di Nikolaj Leskov. L’opera sarà diretta da Riccardo Chailly e firmata dal regista Vasily Barkhatov. Protagonista il soprano Sara Jakubiak

La trama. Katherina L’Vovna Izmailova, giovane rampolla di una famiglia medio borghese russa, sposa Zinovij, figlio del ricco mercante Boris Timofeevič. Ben presto la donna in preda a una noia persistente diventa insofferente alle rigide regole imposte dal suo nuovo status sociale e intraprende una relazione clandestina con Sergeji, stalliere della magione dove vive. Scoperta dal suocero, la donna lo uccide avvelenandolo, approfittando dell’assenza del marito; successivamente uccide anche quest’ultimo e lascia che il suo amante diventi ufficialmente l’uomo di casa, rimanendone incinta. Tuttavia presto si scopre che il patrimonio dei Timofeevič è subordinato a un giovane cugino di Zinovij, che si stabilisce nelle proprietà di famiglia. La coppia di amanti trama per ucciderlo, ma viene colta in flagrante dalla servitù. Sergeji e Katherina vengono dunque condannati ai lavori forzati per il triplice omicidio, mentre il loro figlio appena nato viene affidato a una famiglia. Poiché Katherina aveva cercato di scaricare la responsabilità degli assassinii sull’amante, Sergeji la allontana e la umilia amoreggiando vistosamente con altre condannate, in particolare con la giovane Sonjetka. Durante il viaggio verso la Siberia, Katherina aggredisce la sua rivale e le due finiscono nelle acque di un fiume gelato.

L’opera lirica ha una storia complessa. Pur venendo proposta dagli autori quale espressione di rivolta borghese (una donna agiata prende coscienza dell’ingiustizia della società zarista ed un servo partecipa all’omicidio dei propri padroni), l’opera cadde in disgrazia presso il regime stalinista ed è oggi considerata uno dei maggiori esempi di censura politica sull’arte. Il 31 gennaio 1935 ebbe la prima in concerto semi-scenico a Cleveland diretta da Artur Rodziński che la diresse anche il 5 febbraio al Metropolitan Opera House di New York; il 5 aprile successivo ebbe la prima a Filadelfia ed il 16 novembre all’Opera reale svedese di Stoccolma. Nonostante il grande successo, sia di pubblico che di critica, Lady Macbeth fu presto lo spunto per una denuncia generale della musica di Šostakovič da parte del Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Infatti, questo grande successo incuriosì tanto Stalin, che volle assistere a una rappresentazione: scontento, abbandonò il Teatro Bol’šoj di Mosca alla fine del terzo atto. Era il 26 gennaio del 1936.

Due giorni dopo, il 28 gennaio, sulla Pravda, il giornale ufficiale del Partito Comunista, uscì un articolo dal titolo “Il caos anziché la musica” di David Zaslavsky (1880-1965) ispirato da Stalin stesso, dove per spregio il nome del musicista non fu neppure menzionato. L’opera fu pertanto proibita in quanto «inadatta al popolo sovietico» e mai più messa in scena per oltre un quarto di secolo. Il 29 gennaio 1936 ebbe la prima al Teatro Nazionale di Praga, il successivo 12 febbraio a Lubiana ed il 18 marzo alla Queen’s Hall di Londra in concerto. Al Teatro La Fenice di Venezia ebbe la prima come La lady Macbeth di Minsk diretta da Nino Sanzogno con Giovanni Voyer l’11 settembre 1947.

Temendo per la sua vita e per quella dei suoi familiari, il compositore in seguito la modificò. La versione revisionata debuttò, col titolo Katerina Izmajlova, l’8 gennaio 1963 a Mosca al Teatro Musicale Stanislavskij-Nemirovič-Dančenko. Šostakovič dichiarò di preferire la nuova versione, ma dopo la sua morte, la versione più rappresentata fu quella originale.

Lievemente “depurata” tornerà sulle scene sovietiche, nel periodo storico sotto la guida di Nikita Sergeevič Chruščëv, il 26 dicembre 1962 con il nome nuovo di “Katerina Izmailova“. La versione originaria sarà portata in scena nel 1978 da Mstislav Leopol’dovič Rostropovič, amico di Shostakovich. La cantante è Galina Pavlovna Višnevskaja. In seguito, ancora nel 2000 con Putin.

Negli Stati Uniti d’America, dominati dal moralismo puritano, l’opera sarà ugualmente censurata tanto che nel 1935 il giornale The Sun la definirà come una “pornofonia“.

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