Volto amatissimo, autentica icona di una televisione sparita, che negli anni ‘80 e ‘90 rivoluzionò il modo di vivere degli italiani e che ora rimpiangiamo quotidianamente, Marisa Laurito arriva a Milano sabato 19 e domenica 20 con il suo spettacolo teatrale, Nuje simme e do Sud. Un vero e proprio show che vede l’incontro sul palcoscenico tra musica e cultura napoletana, con un monito di orgogliosa speranza per una crescita del Mezzogiorno che da sempre regala tanta arte al nostro Paese, ma purtroppo sempre più vittima dei cambiamenti climatici.
Ovviamente, la cornice ideale dello spettacolo sarà l’Eco Teatro di via Fezzan, al suo debutto: il primo teatro milanese ad avere adottato una gestione ecosostenibile con fornitura elettrica da fonti rinnovabili, led a basso consumo, con l’utilizzo di materiali riciclati. Sabato sera alle 20.30 e domenica pomeriggio alle 16, Marisa Laurito sarà quindi accompagnata in scena da Charlie Cannon e Timothy Martin che porteranno con lei divertimento e tante belle canzoni che hanno reso belli Napoli e l’Italia nel mondo. In fondo Milano rimane un po’ il vero centro dell’arte in Italia, dove si trovano tante diverse culture pronte a raccontarci con entusiasmo le loro radici. E lei, amica di De Crescenzo che ben prima di Benvenuti al Sud seppe ironizzare sulle differenze culturali, lo sa bene. Ormai, la stessa città meneghina, è molto più che il capoluogo lombardo: nessuna città più di Milano potrebbe quindi accogliere uno spettacolo come questo, fatto di ironia, musica, poesie e ricordi. Un viaggio in nome di una battaglia assolutamente da combattere e vincere insieme, quella della difesa ambientale della Terra dei Fuochi.
Abbiamo voluto farci raccontare brevemente dalla stessa protagonista lo spettacolo. E con la sua voce inconfondibile che un po’ diverte e un po’ ci coccola con la sua familiarità esplosiva, Marisa Laurito si appresta così ad arrivare a Milano.
Marisa, mi che sun de Milan sono curioso di sapere cosa site voi d’O Sud.
Questo è uno spettacolo che ha avuto varie declinazioni e che porto in giro da diversi anni con grande successo anche all’estero. Ci riproponiamo, attraverso la musicalità dei Sud del mondo, di raccontare il Sud in modo ironico e spiritoso, anche con una autoflagellazione. Parliamo di pregi e difetti di queste terre. E naturalmente faremo anche qualche accenno anche al Nord per sottolineare ironicamente le differenze di vita, di cultura e di storia.
In questo spettacolo ci sono tante canzoni e tanti monologhi.
Più che di monologhi si tratta di chiacchierate col pubblico sulle abitudini del Sud, e episodi divertenti accaduti a me o a personaggi che conosco molto bene come Luciano De Crescenzo, che danno spunti di riflessione. Si alternano questi momenti a musica bellissima, accompagnata anche da Timothy Martin. Tocchiamo quindi anche il tema dell’omologazione che sta tentando di distruggere il nostro Paese e che speriamo non prenda mai davvero il sopravvento.
Ti riferisci differenze culturali di ogni parte d’Italia e l’attenzione alle tradizioni e alle proprie radici?
Sì, l’Italia è un Paese meraviglioso, da Nord a Sud, con delle differenze che vanno salvate: portiamo il nostro nome nel mondo grazie alle industrie, alla cultura culinaria, all’arte, alla nostra storia geografica. Diversa e bellissima in ogni sua località. Questo Paese non merita l’omologazione.
Quindi a distanza di trent’anni esatti il babà è ancora una cosa seria.
Direi proprio di sì. Anche se questa canzone me la chiedono sempre ma anche per motivi di tempo non la riusciamo mai a mettere in scaletta. Ma ci starebbe davvero bene.
Sì anche perché era decretata come musica demenziale ma era tutt’altro che demenziale. Raccontava a modo suo l’orgoglio della propria cultura. Parlando della filosofia dell’ecoteatro, cosa si deve fare quotidianamente per difendere l’ambiente? Si può davvero risolvere la questione?
Sono molto felice di fare l’apertura di questo teatro, unico in Europa: da sei anni porto in giro una mostra fotografica sulle Terre dei fuochi, sul tema dell’immondizia e dell’inquinamento ambientale. Si chiama Transavantgarbage. Se non riusciremo a risolvere questo problema avremo seri guai in futuro, più di quanti non ne abbiamo già adesso. Un teatro che porta avanti questa battaglia rappresenta un segno importante. Noi possiamo fare molto quotidianamente: ciascuno di noi è una goccia che può fare diventare oceano ogni idea. A partire dalla raccolta differenziata, dall’eliminazione della plastica, di oggetti che non servono all’ambiente, e dal voto alle persone giuste. Io per esempio non voterei mai uno come Trump: uno a cui non importa niente dell’ambiente, anzi lo vuole distruggere per ottenere continuamente un flusso economico migliore. Possiamo fare moltissimo individualmente anche stando attenti all’energia: banalmente, se si cuoce qualcosa nel forno, negli ultimi venti minuti lo si può spegnere perchè il calore fa cuocere lo stesso. E forse viene anche meglio. E cosi con il risparmio della luce, l’uso del led: dobbiamo evitare gli sprechi. Possiamo davvero diventare portatori di questa crescita ambientale: è nata dai giovani fortunatamente, e questo fa ben sperare. Dobbiamo cavalcare quest’onda.
La politica non si occupa che di cambiare le solite leggi e poi, soprattutto in Italia, vedersele modificare subito dal governo successivo. Il fatto che sia una ragazzina di 16 anni ad avere aperto gli occhi al mondo su un tema sociale così forte cosa significa?
Penso che dietro a quella ragazzina di 16 anni ci sia in realtà un assetto economico e culturale sostanzioso: lei ha avuto una spinta, colta al balzo da tutti per creare un movimento, che è ovviamente giustissimo. Ci sono dietro di lei adulti pensanti e solidi: di questi argomenti si parla da tanti anni in Italia, solo che è più forte la voce di una ragazzina rispetto a quella di un ministro o di qualche altro adulto che possa provare a fare aprire gli occhi su questo tema. Ben venga tutto: l’importante è che si arrivi alla parte della società più retrograda, è un fatto di educazione civica. Troppo spesso l’abbiamo persa. Quindi è anzittutto importante che se ne parli e il fatto che questo teatro tenga vivo questo tema è un bellissimo segno.
La tv è profondamente cambiata negli ultimi vent’anni, e tu per fortuna quando sei sul piccolo schermo lo fai ancora mantenendo quella qualità imprescindibile del tuo modo di fare spettacolo, mai volgare. Possiamo conservare la speranza di non vederti mai nei reality o prima o poi pensi che ti lascerai guidare da qualche sirena?
Mi chiamano continuamente per i reality che rifiuto costantemente rinunciando così anche a molti soldi. C’è solo una possibilità perché possa fare un reality, e cioè se morissi di fame e rimanessi senza soldi. Ma mi avvilirebbe moltissimo e spero non succeda mai! Ho lasciato la televisione perchè è diventata man mano sempre più scadente e ho intrapreso altre strade. Mi sono dedicata al teatro, che è il luogo della mia anima e della mia nascita artistica, pur sapendo che offre molto meno danaro rispetto alla televisione. Intanto conduco anche un programma su Radiodue: L’energia è servita. Parliamo dell’energia che ci può dare qualunque cosa: lavoro, musica, natura. In radio e in teatro si può ancora tentare di elevare il livello della qualità.
Solitamente chiudo le interviste facendo una citazione filosofica. Questa volta mi viene spontaneo chiedere a te se ci sia una frase del grande Luciano De Crescenzo sull’ecologia.
Eccome! Luciano amava ripetere scherzosamente: ‘Chi butta la plastica a mare sette anni di guai deve passare’
Massimiliano Beneggi