La tv dei ragazzi è ormai (purtroppo) storia dell’era Mesozoica: quei ragazzi, in realtà, hanno tutti oggi ormai almeno dai 25 anni in su, e possono guardare a quegli anime giapponesi con una furbizia e un’ironia decisamente diverse. Consapevoli del fatto che, in fondo, scherzare su quei cartoni equivale un po’ a usare una buona dose di autoironia. Quindi, in effetti, è un modo per guardare al proprio passato concedendosi battute a cui un tempo non si pensava. Un modo per tornare piccoli o, se preferite, per restituire una maturità smaliziata al bambino di venticinque, trent’anni fa. In fondo forse quei cartoni pieni di maghette in minigonna corteggiate da ragazzi che sbavavano a occhi aperti, forse raccontavano anche uno spaccato sociale. I primi a sdoganare la dissacrazione della tenerezza dei cartoni animati e delle loro sigle, antesignani persino di tutti i meme che invadono ora il web, furono indiscutibilmente loro: i Gem Boy.

Il gruppo bolognese, fondato dal frontman Carlo Sagradini, ha ormai quasi 30 anni e da 24 spopola con le parodie sulle canzoni e in particolare sulle tanto amate sigle dei Cavalieri del Re e Cristina D’Avena. Giocano come bambini sul palco, ma lo fanno con un professionismo assoluto per cui dopo un attimo non ci si accorge quasi dei testi completamente stravolti che cantano: sono musicisti che sanno divertire e divertirsi senza lesinare la satira a nessuna parte sociale e politica. Talmente bravi che da tanti anni ormai, oltre ai loro spettacoli che continuano a fare anche da soli, accompagnano Cristina D’Avena nei suoi concerti nelle discoteche. Recentemente sono stati al centro di una polemica per una battuta a doppio senso fatta su Vladimir Luxuria nella circostanza di Una spada per Lady Oscar: battute che sono sempre state fatte, ma che questa volta hanno avuto più risonanza e sono state interpretate con una cattiveria non prevista dal gruppo.

“Con Cristina comunque è tutto ok, abbiamo fatto vari concerti insieme a lei anche dopo quella polemica nata con una persona del pubblico”, rassicura Carlo. Continuiamo quindi il nostro viaggio nella tv dei ragazzi, questa volta con protagonisti della musica che, ispirandosi a quella che hanno visto da spettatori, hanno saputo mantenere viva la memoria di quei tempi. Abbattendo ogni muro di vergogna nel cantare quelle sigle, e facendo anzi un motivo di orgoglio di essere figli di Bim Bum Bam.

Cosicché oggi, spesso, il pubblico ricanta le canzoni contenute nel medley Orgia Cartoon con le parole della loro parodia anziché con quelle originali. Divertenti e trasgressivi al punto giusto, i Gem Boy coinvolgono tutti i giorni sulla LORO PAGINA FACEBOOK con ironici commenti sulla società italiana.

Carlo come nasce l’idea delle parodie delle sigle dei cartoni animati?

Tutto parte dal mio vissuto e dal mio background culturale. I miei genitori mi facevano ascoltare De Gregori, De Andrè, Dalla…Quindi conoscevo i grandi cantautori e allo stesso tempo, essendo un bambino, sapevo tutte le sigle dei cartoni e le canzoni dello Zecchino d’Oro. Questo bagaglio musicale ha indubbiamente influenzato la mia voglia di scrivere, senza però prendermi mai sul serio non sapendo suonare uno strumento. Ho iniziato quindi con canzoni che si esprimevano in burle nei confronti degli amici: da lì è cominciato tutto. Ho scoperto le prime basi midi, acquistando in edicola i dischetti, e iniziai a fare le parodie sugli amici. A quel punto nacque la voglia di allargare la realtà musicale piano piano anche ad altre persone, prima con l’ingresso di un pianista, quindi un chitarrista, un batterista…Il passaggio ai cartoni animati venne in seguito sempre alle burle su un amico…

Cioè?

Trasformammo Jeeg Robot in Gibbo. C’era infatti questo amico che aveva delle sembianze scimmiesche, per cui lo chiamavamo Gibbo, cuor di banana. Una cosa abbastanza naif. Trasformare le canzoni di Dalla non sarebbe stato così divertente e quindi lo facemmo sull’innocenza dei cartoni. Ero adolescente, con gli ormoni in movimento, quindi mi sono immaginato cosa accadesse di sessuale dietro le quinte di quei cartoni che peraltro venivano sempre censurati.

Orgia Cartoon rappresenta il vostro primo grande colpo di genio. Le parole ti vennero per caso o ti sei messo dietro a un tavolo a scriverle?

Posso fare una confessione, tanto ormai è caduto tutto in prescrizione. Lavoravo in un ufficio comunale, dove avevo parecchio tempo libero: ero uno di quei privilegiati che possono timbrare il cartellino e andare subito a bere il caffè. Dietro a quella scrivania quindi scrissi le prime canzoni dei Gem Boy, compresa Orgia Cartoon, che studiai nei dettagli.

Uan, Four, Ambrogio, Ragù: qual era il tuo pupazzo preferito?

Di questi sicuramente Uan, ma più che altro perché è stato il primo. Personalmente però pensando a pupazzi non posso negare di avere un legame stretto anche con Topo Gigio e i Muppets, per cui andavo fuori di testa. Si rimane affezionati ai primi ricordi, che sembrano intoccabili: poi naturalmente cresci, capisci che sono pupazzi e li guardi in maniera diversa. Ne vedi quelle cose imbarazzanti che non notavi quando eri piccolo. A volte rimango anch’io imbarazzato nel fare guardare Goldrake con mio figlio: erano molto ridicoli rispetto alla qualità dei cartoni di oggi. Mi chiedo come potessi non vedere certe cose: mio figlio appena partono quei cartoni mi dice “Babbo sono cose anni ’80”. Loro lo capiscono subito, sono già molto più abituati di noi a una certa qualità.

Le sigle nei concerti con Cristina sono per il 90% quelle originali senza parolacce, ma voi mettete degli arrangiamenti strepitosi con canzoni che si fondono tra loro inaspettatamente. Come nascono?

Sono frutto di prove, guizzi di un musicista e confronti tra noi e Cristina. E’ un lavoro di gruppo dove cambiamo anche più volte le idee talvolta. C’è un mash up che personalmente terrei in tutti i concerti perché lo trovo bellissimo: in Piccoli problemi di cuore c’è una parte che si lega con la sigla di Daitarn 3. Cantiamo romanticamente Insieme a noi, insieme a noi…e a quel punto arriva la parte di contrasto: usciamo sempre dai guai cantato con aggressività.

Il vostro è un vero gioco musicale, fatto da musicisti veri, nel quale siete riusciti a coinvolgere la grande Cristina...

Ci divertiamo molto a giocare con lei. All’inizio non è stato semplicissimo perché Cristina ha molto rispetto del suo pubblico ed è talmente legata alle sue canzoni e ai suoi telefilm che in certi casi li considera quasi intoccabili. Ci sarebbe piaciuto fare una web serie che fosse una parodia su Licia, ma lei ci fece notare che il pubblico è affezionato a quel telefilm. Però Cristina è sorprendente nel modo di scherzare con noi sul palco, un vero gioco…

C’è qualcosa che non avete mai fatto e che ti piacerebbe fare insieme a lei?

I primi brani di Cristina erano straordinari, e non a caso scritti sempre da fior di musicisti come Augusto Martelli. Purtroppo, però, molti di questi sono sconosciuti. Se proviamo a cantare John e Solfami il pubblico si blocca perché non la conosce. Accusiamo un po’ il colpo di non potere rifare quei brani dei suoi esordi, che erano curatissimi anche più dei cartoni stessi. Quindi canzoni stupende come la sigla degli Snorky, che aveva un arrangiamento jazz meraviglioso, purtroppo credo non la faremo mai.

Qual è la prima cosa che vorresti proporre appena finirà questo periodo?

Stiamo progettando un piccolo album Covid legato alla vita a casa in quarantena, arrangiato con musiche anni ’80 (in fondo all’intervista trovate anche la versione Covid di La vita l’è bela). Non vediamo l’ora di tornare in scena sia con i nostri concerti da soli, quindi con le parolacce e le parodie, sia con gli spettacoli insieme a Cristina. Speriamo però anzitutto possa finire in fretta questa situazione stranissima che stiamo vivendo. La nostra categoria subirà un danno inimmaginabile, è inutile negarlo: chissà quando si potrà organizzare una festa della birra, un concerto, che saranno sempre luoghi di assembramento. Temo che l’estate sia completamente bruciata, e noi che viviamo come la formica e la cicala nell’attesa dell’estate, soffriremo questo momento.

I Gem Boy amano trasformare le sigle dei cartoni, e non potrebbe essere diversamente essendo, dicevamo, un vero gioco musicale. Ma se dovesse arrivare qualche altro artista e vi proponesse un intero concerto insieme?

Siamo aperti a ogni richiesta. Se ci chiamasse Renga chiedendo di fare un concerto insieme, noi ci saremmo!

Massimiliano Beneggi