È in scena fino al 18 maggio, in prima nazionale, al Teatro Franco Parenti di Milano, Lezione d’amore – Sinfonia di un incontro, di Andrée Ruth Shammah e Federica Di Rosa (produzione Teatro Franco Parenti). Atto unico, durata 70 minuti. Ecco la recensione.

IL CAST

Milena Vukotic, Federico De Giacomo, Andrea Soffiantini. Regia dì Andrée Ruth Shammah. Scene e luci Gianni Carluccio
costumi Nicoletta Ceccolini
musiche di Schubert, Beethoven, Debussy, Alban Berg, Sonia Wieder-Atherton… e Michele Tadini. Video Luca Scarzella

IL TARGET

Dai 14 anni in su

LA TRAMA

Madame A. è un’anziana signora amante della musica, dei felini e del buon gusto. Il suo appartamento lo conferma: l’ordine e l’eleganza regnano, con un pianoforte che domina il soggiorno e una gatta che passeggia per casa, incuriosita e diffidente. Madame A., invece, la diffidenza l’ha messa necessariamente da parte dopo vissuti che l’hanno segnata e di cui non vuole parlare. In lei si animano piuttosto entusiasmo e rispetto: è per questo che è stata contattata dalla madre di un giovane svogliato affinché gli impartisca lezioni di pianoforte. Il ragazzo si presenta da Madame A. con un eccessivo anticipo che infastidisce la padrona di casa, mostrando subito le proprie goffe insicurezze e dando conferma della sua apatia. Ciò non ferma certo Madame A., disposta a rinunciare a quelle lezioni se le procureranno noia ma non prima di avere provato a fare vivere al ragazzo il potere della musica, capace di abbracciare l’anima con leggerezza. Il rigore della signora, infatti, è solo apparente: le serve a spronare il giovane, che lei per vezzo chiama Antoine, a capire che la vita è una sola ed è una cosa seria, per questo occorre evitare il dolore e la malinconia. Imparare ad amare la musica, gli insegna amare se stessi. Ecco così che il ragazzo piano piano incomincia a suonare e dedicarsi alla musica, scoprendo in quelle lezioni un sentimento crescente e mai esperito fino a quel momento, tanto da arrivare a confonderlo nella sua complicità con Madame A.

LA MORALE

Potere morire serenamente significa vivere senza il peso di ciò a cui verremo prima o poi chiamati. Se la vita è una cosa seria, dunque, è necessario dedicarvisi seriamente con leggerezza: in effetti sono già tante le difficoltà a cui siamo messi alla prova, non vale la pena appesantirsi più del dovuto. La musica in questo senso aiuta e parla di noi, non a caso quando siamo felici ci nutriamo di melodie allegre mentre quelle malinconiche ci servono a prendere in mano le nostre tristezze per poi abbandonarle definitivamente. Una sinfonia deve essere come il mondo. Deve contenere tutto, diceva Gustav Mahler. Ecco, in questo testo che racconta un po’ di Baudelaire e un po’ di grandi musicisti, ci accorgiamo davvero che ogni incontro con ciò che riguarda il mondo è assolutamente melodico. La lealtà nei rapporti interpersonali è ciò che li rende sinfonici.

IL COMMENTO

Due generazioni a confronto. Una ha vissuto la guerra eppure ha smesso di avere paure e guarda al futuro, perché guardare al passato significa tornare indietro e talvolta spegnere l’anima, dacché Ricordare significa ripassare dalle parti del cuore. L’altra è cresciuta negli agi della società moderna, ma si ritrova spaventata da paure incomprensibili e da un’incapacità a comunicare le proprie emozioni. Lezione d’amore tra le righe racconta anche questo: nulla è casuale in questa trama ricca di dettagli e sfumature da cogliere. Delicatamente si fa comprendere il dolore di un tatuaggio indelebile sulla pelle di Madame A., che riporta agli orrori della guerra; si affronta il tema del male di vivere e si esalta il valore della musica classica, culturalmente sempre raro tra i giovani ma poi unico genere a rimanere costante nella storia. In un’ora e dieci di emozioni il Franco Parenti si conferma il teatro dove per vedere uno spettacolo è necessario munirsi di fazzoletti, perché la commozione è sempre in agguato. Si dice sia davvero l’ultima regia di Andrée Ruth Shammah ma, siccome lo aveva già annunciato un anno fa con Chi come me, c’è ragionevole fiducia di sperare non sia vero: ancora una volta fa emergere più che mai il senso del teatro abbracciato come laboratorio di vita e in uno spettacolo che parla di eredità tra leggerezza e serenità, la mano della co-fondatrice di questo spazio si vede meravigliosamente. Tutto sold out fino al 18 maggio, ma per l’anno prossimo è già annunciato il ritorno in scena per questo spettacolo che è lezione di vita.

IL TOP

Sembra impossibile dire qualcosa che non sia stato ancora detto di Milena Vukotic in tanti anni di carriera, ma ogni volta la sua raffinata eleganza è una carezza al pubblico. Lunghi applausi della platea, per la sua capacità di essere sempre la stessa Milena ma perfetta e puntuale come nessun altro in ogni distinto personaggio. Nei panni del giovane svogliato c’è quel Federico De Giacomo già apprezzato in Chi come me: anche qui interpreta il ruolo di un ragazzo legato ad abitudini che lo chiudono in un mondo suo, ma via via che il personaggio cresce ecco che viene fuori sempre più la multiforme forza espressiva di questo talento, vera promessa del teatro.

LA SORPRESA

Quando pensi di aver visto il massimo della magia, con un pianoforte che suona da solo automaticamente lasciando immaginare le note che viaggiano da sole guidate dalla loro natura, ecco l’ulteriore sorpresa all’uscita. Chi frequenta il teatro sa che spesso la colonna sonora rimane in testa per i minuti successivi allo spettacolo: con Lezione d’amore c’è una sorpresa in più perché ad accompagnare l’uscita del pubblico dalla Sala Blu del Parenti c’è un fisarmonicista che risuona proprio quella melodia con cui si è conclusa la storia. Un modo in più per apprezzare quel mistero della musica che, tra Beethoven, Schubert e Debussy, coinvolge per tutto il tempo. Uno sguardo poetico in più, caratterizzato già in scena anche dalla presenza di un narratore esterno, che racconta la storia al passato fungendo altresì da coscienza del giovane svogliato.

Massimiliano Beneggi

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