Techetechetè quest’estate si è rifatto il look. In fase sperimentale, per una settimana (oggi l’ultima puntata) la storica trasmissione di Raiuno ha provato a creare uno spin-off condotto da Bianca Guaccero. L’idea di fondo non cambia: riproporre filmati di vecchi programmi del servizio pubblico, che altrimenti in pochi hanno la pazienza di andarsi a cercare autonomamente su Rai Play. Nello spin-off sperimentale (intitolato Techetechetè Top Ten) ci si concentra su filmati musicali, che appartengono a una medesima tematica (una volta l’autore, una volta il decennio, ecc.). Va da sé che così cambia un po’ il programma. Vediamo come.

Anzitutto ponendo l’accento esclusivamente sulla musica, si strizza l’occhio al fattore nostalgico e non più anche a quello della proiezione di trasmissioni che hanno fatto la storia della tv. I filmati oltretutto non sono supportati da una didascalia che specifichi da quali programmi sono tratti, spesso cadendo nel paradosso. Per esempio, sarebbe stato più opportuno specificarlo con Ambra Angiolini che canta T’appartengo, visto che la stessa Guaccero sottolinea che la ragazza in quegli anni conduceva un programma nel primo pomeriggio: i giovanissimi potrebbero immaginare che quella trasmissione fosse di casa Rai, invece il filmato in questione è chiaramente quello di un’ospitata in casa Rai. Possibile infoltire che non esistessero filmati con Jovanotti degli anni ‘90 in cui cantasse Ragazzo fortunato, senza andare a pescare un pezzo di Stasera pago io (2001) per una puntata dedicata agli anni ‘90?
L’idea è interessante ma per adesso tutta da aggiustare. Bianca Guaccero è bravissima a fare qualunque cosa, ma se devi metterla da sola dietro a un bancone a dire qualche frase costruita, rischi di non sprecarla in un contesto ridotto. Lei ha voglia di ballare e scatenarsi come è nel suo innato talento, ma la telecamera sui suoi stacchetti diventa fastidioso quando si alterna ai filmati d’epoca, che sono poi il vero motivo per cui si guarda Techetechetè. Evitiamo insomma di fare diventare inutilmente antipatico un bel personaggio e venga messa anche lei nelle condizioni migliori di esprimersi senza la smania di far vedere che conosce a menadito le canzoni dei filmati. Altro problema: lo studio è bellissimo, modernissimo e supertecnologico quasi come quello di Alberto Angela, ma se non ne sfrutti il potenziale non si comprende l’idea per cui debba condurre da lì e non da uno sgabuzzino del Tg. La nota più positiva (e non è poco) è che le canzoni vengono messe in onda dall’inizio alla fine. Si evita così quell’odioso meccanismo con cui si interrompe la visione di un filmato proprio sul più bello. Blob ci campa da anni, ma il pubblico ha voglia anche di appassionarsi senza coito interrotto.
Si tratta solo di un esperimento, che tuttavia era necessario dopo tanti anni. Techetechetè funziona con il pilota automatico, riuscendo sempre a fornire contenuti che piacciono e appassionano a quell’ora dopo cena, esattamente come sapeva fare Paperissima sprint. Se Canale 5 ha finalmente rinnovato il suo access time, anche la Rai ha quindi dovuto correre ai ripari. Per adesso va tutto migliorato: la strada non è ancora quella giusta.
Un’idea alla quale la Rai dovrebbe lavorare è di riproporre per intero vecchie trasmissioni: continua a essere inaccettabile che su Rai Play non ci sia praticamente traccia dei programmi di Pippo Baudo. Purtroppo nemmeno Techetechetè si ricorda mai di Novecento, Fantastico, Sabato italiano. Anziché riproporre Ambra ospite da un programma della concorrenza, forse sarebbe meglio puntare sulla storia vera di casa Rai, quella a cui si dovrebbe dire un grazie costantemente. Per la cronaca, fu sempre Baudo a fare della Guaccero una showgirl a tutti gli effetti. Per dire. A proposito, da oggi è possibile firmare questa petizione per chiedere ai vertici di viale Mazzini il giusto onore nei confronti della storia tv.
Massimiliano Beneggi