Spiace davvero dirlo, ma ormai si profila come una certezza: Un Professore 3 è un flop inguaribile e tutto sommato evitabile. Dopo tre puntate, non sono solo i numeri poco esaltanti degli ascolti a fare cilecca: la trama, purtroppo, non supporta più una serie tv partita in modo talmente forte nella prima edizione da bruciare ogni tappa.

Alessandro Gassmann, alias professore Dante, continua a nutrire buoni sentimenti verso i suoi alunni, spiega loro la filosofia con concretezza e naturalità e tutto questo è piacevole. Diventa però ormai stucchevole il buonismo che pervade ogni suo discorso, facendone una figura mitologica, in odore di santità e giustificata persino quando si comporta come il peggiore dei maschilisti presuntuosi. Ha rapito più cuori di Gigi Rizzi (mamme degli alunni, colleghe, ora pure la preside) e continua a fare il bello e il cattivo tempo con qualunque femmina gli capiti a tiro, poi però si fa paladino delle violenze contro le donne. Anche gli allievi del professore Dante ne hanno già vissute talmente di cotte e di crude nelle precedenti edizioni, per cui ormai disturba rivedere le stesse facce da sbarbati presi da altre avventure improbabili ed eccessive. Hanno perso pure l’atteggiamento smaliziato è adorabile dei primi tempi: se uno di loro avesse una storia normale dovrebbe quasi vergognarsi in mezzo a quei casi umani senza fine.

Anziché fermarsi al momento giusto, si è voluto allungare il brodo a Un professore, quando in effetti era già chiaro che il racconto si fosse esaurito. Ora la storia è peggio di Beautiful: l’ex compagno di Anita (Claudia Pandolfi), ha una figlia disabile, Viola, coetanea di Manuel, il figlio che ha avuto da Anita. Naturalmente ci sono difficolta a fare accettare ai ragazzi l’idea di queste parentele allargate e tutto peggiora con l’innamoramento di Viola per il nuovo professore di fisica, che flirta con Anita. Di quest’ultima è ancora innamorato Dante, che di conseguenza mal sopporta il nuovo professore di fisica, simpatico a tutta la classe e carismatico quasi quanto lui. Intanto Simone, il figlio di Dante, dopo aver chiuso una bella relazione con una ragazza nella prima serie poiché si è scoperto gay, continua a inanellare una iella dietro l’altra in campo sentimentale con i suoi compagni.

Era così bello Un professore perché non aveva solo un racconto riflessivo, ironico e leggero (quello continua a esserlo, ma non risulta più sufficiente) ma aveva anche una trama credibile. Nei limiti di una fiction, si intende, ma restava vicina alla realtà. Ora si esagera: le dinamiche della classe scolastica erano terminate, la storia tra Anita e Dante era rimasta in sospeso e in fin dei conti andava bene così. Hanno voluto proseguire, forti e presuntuosi degli ascolti delle prime due edizioni: pensavano da fare tris ma non hanno considerato l’inimmaginabile successi de La Ruota della fortuna che ha sempre dato filo da torcere a Gassmann e Pandolfi. Loro due restano bravissimi, come il resto del cast tutto teatrale, ma per fare funzionare Un professore 3 questo non basta più. Spiace davvero dirlo, ma hanno rovinato una bella serie e si poteva fare a meno.

La storia delle fiction non sbaglia ancora una volta: se la prima edizione è un successo, il sequel non deve andare oltre la seconda manche. Alla terza si fa male quasi sempre (a meno che non si cambino i protagonisti come in Un medico in famiglia o Che Dio ci aiuti). Lo avevano già dimostrato trionfi del passato: Una grande famiglia, Tutti pazzi per amore, Il Maresciallo Rocca. La terza serie, con lo stesso cast, è sempre un flop: lo è anche Un Professore 3.

Massimiliano Beneggi

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