La fine della seconda serie di Un professore ha appassionato quasi quattro milioni di telespettatori, con uno share vicino al 23%. Numeri importanti con cui ormai il piccolo schermo non ha più la confidenza di un tempo. Basterebbe questo a rendere grande il successo della fiction con Alessandro Gassmann e Claudia Pandolfi. Ma ciò che va sottolineato prima di tutto è che Un professore fa Bingo per la seconda volta anzitutto grazie a una sceneggiatura e a una regia curatissime e a un cast di attori formidabile.

Il finale ha coinvolto tanti (anche quelli che prima dell’inizio della serie speravano in una relazione tra Simone e Manuel, rimasti invece buoni amici, con gusti sessuali diversi). Non ha entusiasmato la separazione tra Mimmo e Simone, ma qualcosa che lasci l’amaro in bocca c’è sempre nelle fiction. Andiamo però con ordine partendo dai risvolti positivi. Ne emergono soprattutto il senso del coraggio, dell’amore vero che a volte si confonde con altri sentimenti, e della concretezza dei valori morali.

Come nella prima serie, anche Un professore 2 ha visto il pensiero dei grandi filosofi a fare da traino a ogni singolo episodio. Questa volta, però, con un coinvolgimento ancora più allargato a tutti i protagonisti delle storie che si andavano a intrecciare. Un po’ più concentrati sugli allievi e meno sui colleghi del professore. Così la libertà e l’importanza di scegliere, professate da Sartre, si inserivano tanto nelle vicende del professore Dante (alle prese con una grave malattia da risolvere), quanto in quelle di Nina (rea di aver rapito la figlia sottrattale dopo una leggerezza di troppo), o in quelle di Mimmo (coraggioso ragazzo carcerato, volenteroso di collaborare con la giustizia per evitare un omicidio e altre disgrazie organizzate direttamente dal suo compagno di cella). La morale è che spesso anche i giovani hanno qualcosa da insegnare agli adulti. Anche se poi questi, con la loro lucidità, hanno sempre un senso di responsabilità da cui non si può scappare. Che la paura della morte sia inutile, per esempio, lo racconta appunto Dante agli allievi con le parole di Epicuro.

La filosofia raccontata in modo spiccio, ma sufficientemente adeguato per attualizzare i grandi pensatori e incuriosire verso la scienza sociale per eccellenza, è la chiave di lettura a cui per fortuna Un professore non ha voluto rinunciare. Nemmeno in questa seconda serie, diretta da Alessandro Casale, arrivato al posto dello scomparso Alessandro D’Alatri.

Tante emozioni regalate come si diceva da storie commoventi, ma altresì da un cast meraviglioso. Alessandro Gassmann è uno degli attori più bravi che possiamo vantare e anche se è stato detto più volte, non è mai abbastanza. La sua umanità si rispecchia in quei ruoli profondi e ricchi di sincera commozione che ormai gli sono abituali. Teatro, fiction, cinema: per Gassmann non cambia il posto dove recitare, importa farlo, perché quella è la sua vita da sempre. Alessandro Gassmann è uno di quelli che sa sempre risvegliare certe emozioni nascoste in qualche angolo segreto della nostra anima. Ripetere quanto sia bravo non è quindi mai di troppo, per un attore che sa essere anche un po’ psicologo. Appunto come è il suo Dante.

Da applausi anche Claudia Pandolfi, che con Gavino regala emozioni ma persino le parti più comiche di Un professore. Quello che appare evidente in tutti i personaggi interpretati dalla Pandolfi è sempre la loro credibilità: Claudia è talmente vera che è impossibile non empatizzare in qualche modo coi suoi ruoli e i relativi guai. Di solito lei dopo due edizioni preferisce abbandonare le fiction, anche per non legarsi troppo a un singolo personaggio. Tuttavia ormai Anita è ancora troppo coinvolta per essere cancellata dalla storia. Vedremo cosa accadrà, di certo Un professore merita di proseguire come tutte le migliori saghe. Possibilità ce ne sono, anche perché nel frattempo il cast (già nutrito di attori eccezionali come Pia Engleberth e Paolo Bessegato) e tanti giovani (su tutti Nicolas Maupas, Damiano Gavino, Domenico Cuomo) ha visto tanti nuovi ingressi (il migliore, Thomas Trabacchi). Da segnalare anche una presenza più costante della altrettanto brava Christiane Filangieri (Floriana, la ex moglie di Dante) solo sporadica nella prima serie. Anche qui saremo nuovamente ripetitivi, ma non ci stancheremo mai di ribadire che quando le serie tv scelgono protagonisti provenienti dal teatro e da scuole di recitazione, il risultato si vede ed è evidente. E la cultura del teatro è spesso sottolineata anche nella stessa storia di questa fiction.

A proposito di ex, invece, questa seconda serie ha raccontato anche quei rapporti, che tutto sommato non si dimenticano mai. Forse anche con un po’ troppa poesia, ma questo è il bello delle fiction, che ci possono far sognare e rilassare dopo una giornata di lavoro. Ecco perché Un professore funziona: fa riflettere e riunisce diverse generazioni davanti allo schermo con storie tutt’altro che banali. I personaggi hanno sempre risvolti sociali da raccontare. Per certi versi anche troppi: il ragazzo di colore arrivato in Italia con mille difficoltà si innamora di una ragazza disabile che ha voglia di tornare a vivere dopo un incidente, quello scapestrato e cresciuto senza padre si fidanza con una ragazza madre (riconoscendo in lei in qualche modo anche la sua stessa mamma), il figlio gay si innamora del carcerato. Forse è scappata un po’ la mano a raccontare le minoranze, ma è realizzato tutto talmente bene che non si possono fare appunti.

Anzi, qualcuno sì. Qualche omissione diventa infatti anomalia. Per esempio: possibile che non vi sia alcuna denuncia nei confronti del pestaggio omofobo che subisce Simone nella prima puntata? Stiamo a parlare di ddl Zan e poi nemmeno si prova a fare una denuncia, accontentandosi di vedere scagionato Simone (inizialmente accusato di aver reagito con una mazzata quasi mortale al suo aggressore, infieritegli invece da Mimmo, il ragazzo in semilibertà dal carcere che per questo non verrà mai sorpreso dalla giustizia). Ma non è tutto.

In una puntata, infatti, una ragazza della classe dove insegna Dante subisce una molestia sessuale da un branco di tre ragazzi. Il professore (con il figlio Simone e Manuel) fotografa la targa dei delinquenti: si deduce che verrà fatta una denuncia, ma non c’è alcuna conseguenza? E ancora, perché due genitori affidatari di una bambina vengono trattati come se non dovessero avere i diritti della mamma biologica, una sciagurata (ha portato la figlia a un rave) che ora si è pentita ma non smette di provocare guai? Non si era sempre detto (ed eravamo tutti d’accordo) che i figli sono di chi li cresce? In una fiction che fa del senso di giustizia un ago della bilancia in ogni storia, questo stona un po’. In ultimo, i filosofi insegnati spaziano da quelli che si studiano in terza liceo fino a quelli della quinta liceo: l’ordine non è didattico, ma funzionale ai singoli episodi.

Ecco, alcune anomalie ci sono ma non rovinano certo la serie, che del resto ha troppi argomenti e temi da raccontare per andare a soffermarsi su ogni storia, con la lentezza di altre fiction. In Un professore non c’è mai un minuto per annoiarsi: i ritmi sono sempre elevati e quando finisce la puntata l’unica bella notizia è ascoltare l’ emozionante Francesco Gabbani (Spazio tempo). Nella colonna sonora di questa serie era presente anche la nuova canzone di Leo Gassmann.

Ci sarà ora la terza serie? Dante è stato operato ed è guarito. Il suo amore forse non sarà Anita, ma il finale in questo senso resta aperto. Di certo lei farà ancora parte della sua vita. Mimmo è costretto a vivere sotto la protezione della polizia (e lo sfortunato Simone rimane un’altra volta senza la persona di cui è innamorato). Manuel e Viola si trovano in una famiglia allargata che ha imparato a convivere con tutti i suoi dolori e le sue gioie. Nicola ha saputo con signorilità farsi da parte rispetto a un amore impossibile, dopo aver sempre avuto il denaro per risolvere le sue situazioni.

Massimiliano Beneggi