Intervista a Edoardo Siravo: “La natura umana può essere cattiva, ci salva la cultura”

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Cos’é il teatro? Quale ruolo può avere in un Paese come l’Italia? Abbiamo voluto parlarne con Edoardo Siravo, un vero attore teatrale, uno di quelli che, con esperienza e invidiabile passione, lavora tutto l’anno costantemente impegnato in diversi spettacoli. Ha appena finito con successo all’Out-Off di Milano con il Sillabari di Goffredo Parise, tra pochi mesi Siravo sarà di nuovo in scena con Le troiane di Seneca, che riprende la tragedia di Euripide sottolineandone i lati negativi della società dietro alla distruzione della città di Troia. Nessuno di noi ha la coscienza pulita, il silenzio complice rovina le nostre anime: di questo è convinto Seneca che esprime così l’eccidio culturale a cui sono sottoposte le donne. Ancora una volta dunque il teatro ci pone davanti alla secolare questione: l’uomo nasce buono o cattivo? Il libero arbitrio esiste davvero? Siravo in questa intervista ci dà una interpretazione importante, che rivalorizza completamente il ruolo della cultura, e quindi del teatro stesso. Prossimamente Edoardo sarà impegnato anche con Aspettando Godot di Samuel Beckett, da Roma a Palermo girando tutta l’Italia: un’altra importante occasione di riflessione, pur nella commedia, di attese che rimarranno sempre illusorie e irrealizzate. Siamo noi dunque nella vita a scegliere il nostro destino, a decidere come indirizzarlo, e dovremmo essere in grado di distinguere le strade giuste da quelle ingannevoli: per questo Edoardo Siravo ci suggerisce di lasciarci guidare da quella grande possibilità che l’uomo ha, e che risiede appunto nella sua cultura.

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Edoardo tu sei Presidente della Associazione Piccolomini. Qual è la missione di questa associazione, che si occupa di attori teatrali?

L’associazione nasce nel 1942 quando un attore, Nicolò Piccolomini, che sta facendo la sua carriera teatrale, precipita col suo aereo e muore. Nel suo testamento  si scopre che ha lasciato tutta l’eredità agli attori indigenti dell’Accademia di arte drammatica. Nonostante i familiari  cercassero di bloccare queste volontà, si concretizza quello che Nicolò aveva in mente. Noi abbiamo ancora proprietà che gestiamo in affitto appunto per attori indigenti e l’attivo viene diviso tra loro.

Dove si trovano queste case?

Sono tutte case nella zona del Vaticano, perché la famiglia Piccolomini è quella del famoso Papa del periodo del ‘600. Abbiamo un ampio spazio, ci sarebbe pure parcheggio, ma il Comune di Roma purtroppo non si decide a pagarci nessun affitto.

Quindi al momento non c’é alcun aiuto anche dalla burocrazia?

Assolutamente no.

Si ha spesso la sensazione che il teatro abbia un pubblico piuttosto elitario…

Questo succede solo in Italia, perché negli altri paesi d’Europa è al centro dell’attenzione culturale.

Ecco invece in Italia un attore di teatro già sa che, a meno che non finisca prima o poi in televisione, la sua notorietà sarà inferiore. È una scelta dell’attore quella di recitare a teatro o in qualche modo è il teatro stesso a scegliere i suoi attori?

Questo non lo so. Sicuramente chi fa teatro deve essere comunque corroborato da una grande passione, perché anche in Italia una volta il teatro era la cosa più importante. Fino agli anni ‘70 addirittura l’attore che faceva televisione era considerato di secondo piano, poi è successo quello che è successo. La centralità culturale del teatro si è persa in Italia un po’ per colpa dei teatranti e un po’ perché siamo un paese cattolico: il teatro è sempre stato considerato un nemico soprattutto dai cattocomunisti. Stalin ammazzava quelli che facevano teatro…Quindi un attore fa teatro perché ha la passione.

Noi cerchiamo sempre di promuovere ogni lavoro teatrale, quali saranno quindi i tuoi prossimi impegni?

Riprenderò Le troiane in giro per l’Italia e poi farò Aspettando Godot tra Roma e Firenze: lo spettacolo viene rirpreso e va molto bene, con la regia di Scaparro.

A proposito di attese infinite…quanto è importante l’attesa per uno che voglia intraprendere la carriera di attore teatrale senza incorrere in imbrogli? Se uno cerca su google “scuole attore” ne vengono fuori infinite.

Bisogna evitare la scelta di scuole in quel modo: di scuole serie ce ne sono, e tutte possono essere interessanti, purché la base sia il teatro. Se si vuole fare questo lavoro bisogna anzitutto che si parta dal teatro, anche il doppiaggio arriva dopo il teatro: niente può arrivare prima della base. Non bisogna scegliere le scuole che rubano soldi. Bisogna avere molta pazienza ovviamente.

Quanto è importante calarsi e identificarsi nel ruolo che si interpreta?

Ci sono due scuole di pensiero: la scuola diderottiana  sostiene che non si entri nel personaggio, ma lo si deve mantenere sempre esterno e sotto controllo. La tradizione americana e russa invece vuole che ci sia quasi un identità. Ormai le due scuole si sono un po’ mischiate tra loro e sono quasi omologhe. Anche io quando faccio un personaggio divento in qualche modo quel personaggio, ma rimango sempre un po’ più diderottiano.

Ne Le troiane di Seneca interpreti Ulisse. È un Ulisse diverso a quello a cui siamo abituati.

Ulisse ha un’origine omerica, i Romani lo consideravano un fetente, è con Dante che Ulisse diventa l’eroe positivo del viaggio. Qua ne Le troiane di Seneca è un personaggio cattivo.

Salemme nel presentare la sua commedia qualche settimana fa ci diceva che l’uomo nasce incline alla bontà e siamo noi a scegliere di essere cattivi, dalla tragedia di Seneca sembra invece che l’uomo sia per sua natura cattivo e a un certo punto della vita emerga questa peculiarità…

La natura umana è un po’ come quella del lupo probabilmente: l’uomo ha degli istinti animali di sopraffare il più debole. Attraverso secoli e secoli di bellezza e arte, donati non si sa perché all’uomo, si sono create situazioni per cui abbiamo forse troppa cultura intorno a noi. Probabilmente siamo tutti nati cattivi, poi ci sono tutte le sovrastrutture che ci aiutano a mantenerci saldi, la cultura deve aiutare a migliorarci.

Massimiliano Beneggi 

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