Intervista esclusiva a Enzo Iacchetti: “Solo Dio potrebbe aiutarci ora. Red Ronnie ha ragione: oggi Dalla e Guccini non emergerebbero”

Torna Enzo Iacchetti a teatro con il suo One Man Show comico ma anche decisamente profondo, Libera Nos Domine, (Clicca qui per leggere la nostra recensione) con cui affronta temi delicati come amore, amicizia, religione e progresso intervallando con canzoni di Gaber, Jannacci, Faletti e Guccini. Dal 16 al 20 gennaio sarà al Teatro Delfino di Milano, in uno spettacolo dove lo vedremo in una veste completamente differente da quella a cui siamo abituati televisivamente con Striscia la notizia: questo è il bello del teatro, che fa scoprire la vera essenza della vita e delle persone in un rapporto diretto col pubblico che non è comandato da nessuno ad applaudire. E per Iacchetti, in Libera nos domine, di applausi ne sentirete parecchi. Lo abbiamo voluto intervistare pochi giorni prima del debutto, e con infinita disponibilità abbiamo fatto una chiacchierata su tanti argomenti, a cominciare dal suo personaggio televisivo (“Sono molto amato a Striscia dove mi diverto tantissimo con Ezio, ma ho fatto altre cose che purtroppo il pubblico non sa”) fino alla nostra richiesta di un premio alla carriera a Dorelli a Sanremo (“Sarebbe un premio molto significativo, perché lui rappresenta una generazione che ha costruito il Festival di Sanremo”). Leggete allora questa lunga intervista, in cui ci svela anche alcune sorprese, come la sua mancata partecipazione sul palco dell’Ariston, qualche piccola polemica, senza in realtà alcun rancore, e tanta umanità che è bello incontrare in un artista a 360 gradi, che ora finalmente a teatro può raccontarsi come non aveva mai fatto prima.

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Enzo, in questo spettacolo ho potuto vedere un Iacchetti molto più profondo e intimistico che onestamente non conoscevo.

Non lo conosce nessuno purtroppo anche se in realtà in passato di cose non puramente comiche ne ho fatte.

Libera nos domine cosa rappresenta? Qui emerge tutto quello che non si è mai saputo di te o é l’inizio di un nuovo percorso in cui scopriremo mano a mano il vero Iacchetti?

Credo che questo sia per me un passo in avanti nella mia carriera teatrale: io vivo sull’icona di Striscia la notizia da molti anni, ma in pochi sanno che ho 40 anni di teatro alle spalle, e ho fatto cose importantissime. Ho recitato ne Il vizietto, The Producer, ho prodotto commedie di Woody Allen, come Provaci ancora Sam, ho fatto 20000 tournée. Adesso ho pensato di dire quello che penso, perché capisco che il mondo sta andando un po’ a rotoli e se non cambiamo un po’ le cose i figli dei nostri figli non avranno molte chances. Questo spettacolo è una richiesta di aiuto: si fa ridere ma si fa anche pensare. Non do consigli, chiedo a Dio di venir giù e farsi vedere per aiutarci.

C’é quindi molto di un vissuto personale, che lascia spazio anche a un po’ di nostalgia.

Sí, ma senza alcuna retorica, perché il fatto che mi manchi la cabina telefonica, e i tempi in cui si avevano solo dieci gettoni per comunicare con la persona che si ama è vero, e credo mancherebbe anche ai ragazzi di oggi se non ci fosse stato questo progresso che è volato così veloce. Il telefonino è diventato il problema principale della nostra sopravvivenza: io potrei stare anche un giorno intero senza cellulare. A meno che non debba ricevere una chiamata importante ne faccio volentieri a meno.

Scrivi ancora lettere a mano?

Io scrivo solo a mano, anche i copioni, poi sono obbligato dai tempi a usare il computer, ma questo accade così come prima c’era la macchina da scrivere, insomma non è cambiato nulla sotto quel punto di vista. Penso però che l’avvento dei social e delle fake news, ovvero del progresso che non ha regole, perché ormai il web non ne ha più, possa rovinare la vita delle persone. È assurdo che un ragazzo si uccida perché hanno scritto su internet che era gay… Sono cose che non mi aspettavo potessero succedere e invece…Steve Jobs e Bill Gates potevano mettere un limite. Adesso invece si possono comprare anche gli assassini sul web e questa cosa non si può più fermare.

Nello spettacolo non dai alcun consiglio, ma dentro di te hai pensato quale possa essere la ricetta per risolvere il problema delle fake news e di questo progresso che diventa in realtà regresso?

La ricetta è l’uomo: l’uomo dovrebbe essere comprensivo e responsabile e limitare la violenza che non è nella sua natura, perché sono convinto che tutti siano buoni dentro, ma se l’uomo non tira fuori il buono che ha, nonché la comprensione e la solidarietà verso le persone più in difficoltà, non riusciremo mai a uscire da questa situazione, e io dico che noi da soli non ce la possiamo fare.

Nemmeno le istituzioni possono mettere un freno?

Nessun governo mondiale riuscirà a calmare questo tempo che corre troppo velocemente. Quando avevo 30 anni i sogni erano tanti e c’erano tante speranze. Poi non è successo molto, però siamo diventati grandi con delle responsabilità davanti, con delle idee ben chiare e obiettivi belli da raggiungere, parlo di arte e cultura. Ora sto diventando vecchio con dei governi che tagliano finanziamenti alla cultura e alla sanità che invece avrebbero bisogno di essere alimentati. I teatri chiudono, la gente si rincoglionisce  davanti alla tv e questa è la mia richiesta di aiuto: “Padre eterno, non mandare più giù questo ragazzo che poi viene inchiodato a 33 anni, e ci tocca fare un altro Natale e tutto quello che ne consegue, ma vieni giù tu così vediamo se hai la barba, se fai luce, se ci sei oppure no. E così vediamo se una volta che ci hai creati hai pensato che ce la facessimo da soli”. Chiedo aiuto perché sono convinto che noi da soli non ce la facciamo.

Credi in Dio o comunque nell’esistenza di un Assoluto che guidi l’Universo?

Io parto dal presupposto che le religioni abbiano tutte molte responsabilità sulle guerre, sulle centinaia di morti del mondo, fin da quando esistono. Hanno responsabilità da quando ci furono le crociate, le invasioni, tutte fatte in nome di un Dio. Io fossi stato Dio sarei sceso e avrei detto: “Oh ma siete scemi o cosa? Voi nel mio nome non uccidete nessuno, perché è la prima cosa che vi ho detto”. Non vado in chiesa, ma la storia la conosco, credo ci sia stato Gesù Cristo, che sia stata una bella persona, una vittima della società a cui voleva dire delle cose importanti, anche se non è riuscito a migliorare nulla perché l’hanno ucciso prima dei 35 anni. È quello che succede anche oggi con le persone che possono fare del bene: uno risolve il problema del cancro, trova la medicina, ma le industrie farmaceutiche non gliela fanno pubblicizzare perché ci perderebbero loro. Se uno guarisce qualcuno è nel mirino della società. I premi Nobel inventano cose incredibili, ma poi spariscono e non si sa dove siano sparite queste invenzioni. È tutto molto strano, come se fosse comandato da un potere che non siamo in grado di conoscere.

Mi è piaciuta molto la parte in cui parli del cuore, affermando che noi tutti abbiamo deciso che l’amore, non si sa bene perché, sia comandato dal cuore, e invece tu sostieni arrivi dall’anima del cervello, che è immortale. Riprendendo allora la canzone di Gaber che canti, Enzo Iacchetti è diventato capace di amare o è una qualità che non si imparerà mai abbastanza nella vita?

Questa è una bella domanda da 100mila euro. Sicuramente a trent’anni viene più istintivo lavorare con il cuore, adesso potrebbe esserci anche una bellissima donna nuda accanto a me, ma prima di interessarmi dovrebbe darmi una sensazione di importanza nella mente con i suoi pensieri e i discorsi. Sono diventato sempre più esigente con i sentimenti: ho una specie di allarme che suona quando vedo un cretino che passa. Per questo sto sempre chiuso in casa sennò suonerei in continuazione.

Intravedo una visione molto kierkegaardiana, dove l’amore è la causa di ogni cosa che ci sia nella vita. Kierkegaard però sfociava quasi sempre in una visione di angoscia, secondo te l’amore può aiutare a uscire dall’angoscia o al contrario la alimenta?

Assolutamente aiuta, se si seguono le direttive di vecchie generazioni…Io perdonerei anche un tradimento, potrei capirlo, perché sarebbe troppo sciocco pensare di odiare una persona solo perché una sera ha avuto una defaiance…Certo, se alla persona che ti ha tradito non frega niente e quando sta con te ha la testa da un’altra parte, vuol dire che non c’è l’anima nel rapporto, le corna non c’entrano più. In quel caso vuol dire che non c’è più intensità e lei non è più tua e tu non sei più suo. La proprietà dell’amore ce l’ha la mente, non un muscolo, che quando smette di battere cessa di essere.

Settimana scorsa si è accesa una polemica tra Mara Maionchi e Red Ronnie, che sosteneva che oggi per come sono organizzati i talent, grandi cantanti e cantautori come Celentano e Lucio Dalla non sarebbero mai emersi. Secondo te Gaber, Jannacci, Faletti e Guccini sarebbero mai venuti fuori oggi?

Il problema vero è che loro non sono mai stati nemmeno avvicinati dai nuovi talenti. Le canzoni di Guccini, che purtroppo per scelta sua scrive solo libri ora e non canta più, come quelle di Lucio Dalla, sono la più grande poesia che ci sia.  Red Ronnie ha ragione al mille per mille: i ragazzi oggi non hanno la spinta verso un mondo più bello. Sto sentendo le canzoni dei Rockes, cantate da Shapiro e Vandelli: se penso che le cantavano cinquanta anni fa..ma canzoni come Ma che colpa abbiamo noi o 29 settembre sono ancora oggi poesie. Oggi se ascolto una canzone di Mengoni, con tutto il rispetto che ho per lui, non me la ricordo, anche se è uno dei più bravi, forse l’unico che sia riuscito a rimanere a galla e ad avere un vero successo tra quelli usciti dai talent. I vecchi che vendono sono sempre quelli, gli altri spariscono dopo pochi mesi.

E purtroppo vecchi grandi cantanti vengono sempre più spesso riesumati solo con dei duetti insieme a certi giovani..

Esatto, del resto ormai la discografia è stata schiacciata dal web, come è successo in tutti i campi, e forse è giusto che sia così col progresso. Ma per me questo volo del progresso è stato vertiginoso. E in questo spettacolo c’è la sofferenza di questa vertigine. Ho scelto apposta canzoni quasi sconosciute, tranne Libera Nos Domine di Francesco che però  era più conosciuta negli anni ‘80.

Particolarmente commovente è sicuramente Lettera da lontano di Jannacci

Enzo la faceva solo al pianoforte. Jannacci la scrisse ben prima dei messaggini e dei whatsappini di oggi, decine di anni fa: io parlo dei genitori di Giulio Regeni, e lui parlava della Baraldini, un’altra giornalista catturata in Africa perché indagava sul commercio e il traffico di armi, oggi molti non la ricordano e alcun non saprebbero nemmeno chi sia, per questo parlo di Regeni. Entrambi morti perché probabilmente sapevano qualcosa, ma quello che resta è solo il dolore di due genitori che hanno perso il loro figlio e non avranno mai alcuna spiegazione.

Per chiudere, tu sei un grande esperto musicale, che ha avuto anche un grande successo con le famose canzoni Bonsai, e canti benissimo Gaber, Jannacci e Guccini. Guarderai Sanremo?

Sanremo lo guardo sempre, sono anni che faccio richiesta di andarci. L’anno scorso la canzone sui migranti scritta apposta da Guccini per me fu scartata. (Clicca qui per ascoltare il brano)Quest’anno ho provato con una canzone scritta da Giorgio Conte ma non ho saputo nulla, perché non ti dicono mai nulla. Credo non sia intenzione del direttore artistico chiamare chi non è ufficialmente un cantante, perché forse non sa che canto meglio di lui.

Non è mai venuto a sentirti a teatro…

In realtà lo sa benissimo, perché mi ha sentito cantare a Lampedusa, quando siamo andati per i migranti, ma sai forse Guccini cantava L‘avvelenata…mentre lui cantava Questo piccolo grande amore…cose completamente diverse…Comunque Sanremo lo guardo, mi piace ed è sempre stato il sogno della mia vita. Mi piacerebbe andarci una volta, almeno da ospite, ma se non ci sono mai andato nemmeno con Carlo Conti che mi stima oltre ad essere un mio amico…lui almeno fu l’unico a darmi davvero una risposta e a dirmi “Non decido proprio tutto io”. Ci riproverò comunque l’anno prossimo.

E, chissá, forse il fatto che Baglioni non ci sarà l’anno prossimo, per motivi piuttosto scomodi per la verità dovuti a un editto della nuova direttrice di Raiuno, potrebbe stavolta fare felice il nostro amato Enzino

Massimiliano Beneggi

Ecco qui di seguito tutte le date della tournée:
16-20 gennaio Milano​​​​Teatro Delfino
21 gennaio Faenza​​​​Teatro Masini
30 gennaio Vittuone (Mi)​​​Teatro Tresartes
31 gennaio Bolzano​​​​Teatro Cristallo
1 febbraio Modena​​​​Cinema Teatro Michelangelo
2 marzo Vasto​​​​​Politeama Ruzzi
3 marzo Tarquinia​​​​Teatro Comunale
5-17 marzo Roma​​​​Sala Umberto
27 marzo Firenze​​​​​Teatro Puccini
29 marzo Valmadrera (LC)​​​Cine Teatro Artesfera
31 marzo Fontanetto Po (VC)​​​Teatro Auditorium Viotti
3 aprile Cordenons​​​​Auditorium Aldo Moro
4 aprile Cividale del Friuli​​​Teatro Adelaide ​​​
5 aprile Pontebba (UD)​​​​Teatro “Italia” di Pontebba
6 aprile Grado​​​​​Hotel Fonzari
9 aprile Brugherio​​​​Cinema Teatro San Giuseppe
12-14 aprile Bologna ​​​​Teatro Dehon

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