Ricordate gli anni in cui i coach di The Voice erano la signora Carrà, il signor Cocciante, Noemi, e il grande J-Ax? Beh certo, poi emergevano anche personaggi travestiti da talenti come suor Cristina, ma la qualità non mancava di certo.
Siamo certi che l’obiettivo non è certo differente quest’anno, ma l’imposizione musicale nel mondo dello spettacolo di Charlie Charles sta ormai diventando qualcosa di preoccupante. I prossimi giudici di The Voice saranno infatti proprio loro.
Elettra Lamborghini, SferaEbbasta, Morgan, Gue Pequeno. Personaggi prima che cantanti, con Morgan-lui sì, artista vero- che sembra quello che può tenere a bada gli altri. E abbiamo detto tutto.
Impossibile dare torto ad Albano: il rap sta uccidendo la melodia. Quel che più spaventa è il fatto che ora vengano decisi i generi musicali che devono piacere, dimenticando quindi i capisaldi dell’arte e della capacità di farsi emozionare da ciò che ci suscita sensazioni personali. No, la musica ora viene imposta: così anche Soldi, la canzone vincente più brutta della storia del Festival di Sanremo, deve piacere. Anche perché chi, oltre a noi, oserebbe criticare la scuderia di Charlie Charles, quello che sta creando un impero inverosimile mai visto prima nello spettacolo? Una volta avevamo Cecchetto, che almeno produceva artisti di diverso calibro, con musiche differenti che davano la possibilità di scelta. Oggi la musica sta diventando tutta uguale: tre note, due parole, un verso e un rutto ed è subito platino. Tutto si basa solo sui tormentoni.
Lo abbiamo vissuto, però, già con Zelig: nello spettacolo il tormentone paga per qualche anno, poi stanca e bisogna rifare tutto da capo. Forse sarebbe meglio accorgercene subito.
Massimiliano Beneggi